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In questi anni abbiamo corso così velocemente che dobbiamo ora fermarci perché la nostra anima possa raggiungerci. (Michael Ende) ---- A chi può procedere malgrado gli enigmi, si apre una via. Sottomettiti agli enigmi e a ciò che è assolutamente incomprensibile. Ci sono ponti da capogiro. Sospesi su abissi di perenne profondità. Ma tu segui gli enigmi. (Carl Gustav Jung)

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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO

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165. UN NUOVO MODO DI VEDERE I FIORI da un'Americana a Venezia


Un vaso di fiori, freschi e profumati, ha ispirato questo post.  Emerson, poeta e freethinker americano, proclamò nell'Ottocento che i fiori sono la risata della Terra.  Se avesse ragione, anche la più umile margherita ci dovrebbe rincuorare.  Comunque sia, oggi fissavo estasiata gli iris, fiore primaverile dalla forma stilizzata del fleur de lis.  Meditavo lo scopo delle loro piccole barbe, e ammiravo i delicati petali di seta purpurea, morbidi come il velluto, ognuno orlato solo nella parte superiore con finissime strisce bianche dell'effetto tigrato.  Ciascun fiore in quel vaso era sicuramente più splendido di Re Salomone in tutta la sua gloria, la metafora che usò Gesù parlando dei gigli del campo.  E allora ho ricordato una persona che non aveva paura di dipingere ciò che vedeva.  Disse, "Nessuno vede un fiore veramente:è così piccolo e ci vuole tempo e non abbiamo tempo, e per vedere un fiore ci vuole tempo, come per avere un amico, ci vuole tempo."  Parole di Giorgia O'Keeffe (1887-1986), pittrice che ha potuto lavorare grazie soprattutto all'appoggio di un noto fotografo e impresario di arte moderna, Alfred Stieglitz, che ha parlato del lavoro di O'Keeffe nel lontano 1918, avendo esaminato una serie dei suoi disegni astratti in bianco e nero che qualcuno gli aveva mandato, "Sono le più pure, le più fini, le più sincere cose che arrivano alla galleria da molto tempo."  Senza consultarla, lui mostrò i disegni nel suo spazio avant garde, la 291-gallery, nella Fifth Avenue a New York.  All'epoca, O'Keeffe, originaria del Wisconsin, insegnante d'arte che aveva studiato formalmente a Chicago ed anche presso la Columbia University, lavorava nel Texas.  I due si incontrarono e una lunga storia cominciò.  Entrambi si erano interessati a lavorare in modo nuovo.  Basta con la tradizione mimetica!  O'Keeffe, pioniera dell'arte astratta in America, si trasferì a New York City per essere vicina al futuro marito.  La sua carriera si avviò allora.  I soggetti che lei trattava nei suoi quadri includevano le forme astratte, l'architettura, i paesaggi, e la natura:  l'acqua, il cielo, le cose non animate, e le piante.  Mostrò il suo primo fiore, "Petunia, Num. 2" nel 1924, quadro in cui l'attenzione finisce al centro del fiore, nei dettagli della sua anatomia riproduttiva.  I critici hanno proposto l'analisi freudiana invece di accettare l'opera come arte moderna.  Non scoraggiata, O'Keeffe continuava a dipingere i fiori in modo suo.  C'è chi dice che l'artista trattava i fiori in modo voluttuoso pur di evitare l'idea che, come soggetto, i fiori appartengono quasi esclusivamente al mondo femminile.  O'Keeffe invece vedeva che in tutta la natura, incluso il mondo vegetale, esistono forze profondamente sensuali.  Negli Anni '70, le femministe volevano averla come loro rappresentante ma lei rifiutò qualsiasi appellativo.  In quanto alla sua visione dei fiori, aveva già risposto ai suoi critici nel 1943 dicendo, "Beh, vi ho costretto a prendere il tempo per guardare quello che vedevo io, e quando avete notato veramente i miei fiori, avete appeso tutte le vostre associazioni sul mio fiore; e ora scrivete dei miei fiori come se dovessi essere io a vedere e a pensare ai fiori nello stesso modo vostro, e io non lo faccio." Nel Nuovo Messico, dove si trasferì, non potendo trovare i fiori in natura, cominciò a dipingere i teschi e gli ossi di animali che lei raccoglieva nel deserto, a volte abbinandoli a squarci del cielo nei suoi quadri, a volte ornandoli con i fiori finti che lei trovava in paese.  Non associava quei teschi alla morte.  Diceva invece, "Mi piacevano le loro forme."  Nel deserto del New Mexico O'Keeffe aveva due case, luoghi ideali dove lavorare in quello che oggi si chiama "O'Keeffe Country."  A lei piaceva anche la zona che chiamata i badlands dagli indiani Navajo; apprezzava i colori e la bellezza di quella terra brulla che pochi sapevano amare.  Nel lontano 1922, O'Keeffe spiegò tutto così, "E' solamente attraverso la selezione e l'eliminazione, e poi, coll'enfasi, che arriviamo al vero significato delle cose."  O'Keeffe lavorò fino a pochi anni prima di morire all'età di 98.  La degenerazione maculare fermò la sua produzione.  Ma anche se aveva perso la vista, non manca dubbio che ha sempre preservato la sua visione.  Ci vuole tempo.  Ci vuole tempo per vedere i fiori, e spesso, anche tutto il resto.         UN’AMERICANA A VENEZIA                   

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IN QUESTI ANNI ABBIAMO CORSO COSÌ VELOCEMENTE CHE DOBBIAMO ORA FERMARCI PERCHÈ LA NOSTRA ANIMA POSSA RAGGIUNGERCI

(Michael Ende)

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A chi può procedere malgrado gli enigmi, si apre una via. Sottomettiti agli enigmi e a ciò che è assolutamente incomprensibile. Ci sono ponti da capogiro, sospesi su abissi di perenne profondità. Ma tu segui gli enigmi.

(Carl Gustav Jung)