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In questi anni abbiamo corso così velocemente che dobbiamo ora fermarci perché la nostra anima possa raggiungerci. (Michael Ende) ---- A chi può procedere malgrado gli enigmi, si apre una via. Sottomettiti agli enigmi e a ciò che è assolutamente incomprensibile. Ci sono ponti da capogiro. Sospesi su abissi di perenne profondità. Ma tu segui gli enigmi. (Carl Gustav Jung)

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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO

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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO:QUANDO LA BANDA PASSAVA...
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187. ELISA E DAVID di Cristina Spera




Elisa avrà cinque o sei anni al massimo. E’ con la nonna. Nella sala d’attesa del Santa Lucia sembra essere a suo agio. Apre lo zainetto, tira fuori i quaderni e un po’ di fogli sparsi; prende l’astuccio zeppo di pennarelli e, sedendosi a terra a gambe incrociate, si mette a disegnare, utilizzando la poltroncina come banco. Dice che ha sete. La nonna prontamente estrae dal borsellino qualche spicciolo e spedisce David, il fratello maggiore (ma di poco) al distributore.  David torna dopo qualche minuto: una Fanta ghiacciata per Elisa, un pacchetto di noccioline per lui. Apre la confezione e comincia a gustarle ad una ad una, leccandosi le dita dal sale, così da non sporcare il game boy. Anche lui sembra essere sereno. Ad un tratto l’armonia viene turbata dall’arrivo della fisioterapista che con accento straniero: “Guardate chi c’è, ragazzi: la mamma! Via la carrozzina! Oggi cammina sulle sue gambe!”. Di li a poco compare una donna con tuta rossa e capelli neri. Arranca a fatica caricando il peso su di un tripode metallico. Per portare avanti la gamba destra è costretta a sollevare l’anca e a ruotare il bacino. Ma lo fa ubbidiente. Gli occhi languidi incollati a quelli della fisioterapista. Il braccio destro, rattrappito e raccorciato, trova collocazione all’interno di un tutore di cuoio: quasi fosse una pistola dentro la fondina. Si ferma; riprende fiato e si gira verso i ragazzi. Niente saluto con le mani: una è completamente fuori uso, l’altra concentrata nel sostenere il peso di tutto il corpo. Niente voce. Il linguaggio se n’è andato quando è arrivato il sangue. Non può chiamarli. Quante volte l’avrà fatto con tono interrogativo, dubbioso, confidenziale. Una voce d’amore che li rincorreva sulle scale, per le strade, in riva al mare. “Avete visto com’è brava la mamma?” I ragazzi però non la pensano allo stesso modo. Il grande spegne il game boy impiegando un tempo un tempo esagerato. Vuota il pacchetto di noccioline sul palmo della mano; se le spinge tutte in bocca e lentamente mastica senza inghiottire.  Non c’è fretta. Elisa è più esplicita: “Vengo dopo! Devo finire il disegno!” “Che bello, è per la mamma, non è vero?”. “Sì, sì, è per lei” ribatte infastidita ed urtata. Ma siamo proprio sicuri che quella è la mia mamma? Quella che mi accompagnava all’asilo dopo aver messo nello zainetto il panciok e la mia bratz preferita? Quella che con mano ferma mi imbacuccava, cappello sciarpa e guanti “Brrr che freddo. Vedi di non ammalarti proprio per il Natale! Forse si va in montagna!”. Quella che mi salutava con gli occhi grandi, un  cenno della mano e quell’immenso sorriso? Mentre finisce il disegno, con la coda dell’occhio scandaglia e cerca un particolare, qualcosa di conosciuto che la renda familiare. Trova il sorriso. A metà. CRISTINA SPERA

2 commenti:

Robertace ha detto...

Un sensazione di freddo, di inquietudine. Una descrizione vicina alla realizzazione di un pessimismo. Di una sofferenza implicita, di una distanza tra le parti. I mondi che non collimano. Poche righe che non scoppiano, tese nonostante la circostanza familiare travestita da normalità, in realtà pulsazione aliena.
Sky

Anonimo ha detto...

devo dire che il racconto mi ha colpito per numerose assonanze con situazione a me molto vicina. Per questo motivo non riesco a essere completamente oggettiva e quindi non mi avventuro in alcuna considerazione di carattere "tecnico" ma semplicemnete lodo l'inconfondibile stile di Cristina che non si smentisce mai.
Un abbraccio moltiplicato all'ennesima.....
Chiara P

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IN QUESTI ANNI ABBIAMO CORSO COSÌ VELOCEMENTE CHE DOBBIAMO ORA FERMARCI PERCHÈ LA NOSTRA ANIMA POSSA RAGGIUNGERCI

(Michael Ende)

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A chi può procedere malgrado gli enigmi, si apre una via. Sottomettiti agli enigmi e a ciò che è assolutamente incomprensibile. Ci sono ponti da capogiro, sospesi su abissi di perenne profondità. Ma tu segui gli enigmi.

(Carl Gustav Jung)