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In questi anni abbiamo corso così velocemente che dobbiamo ora fermarci perché la nostra anima possa raggiungerci. (Michael Ende) ---- A chi può procedere malgrado gli enigmi, si apre una via. Sottomettiti agli enigmi e a ciò che è assolutamente incomprensibile. Ci sono ponti da capogiro. Sospesi su abissi di perenne profondità. Ma tu segui gli enigmi. (Carl Gustav Jung)

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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO

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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO:QUANDO LA BANDA PASSAVA...
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209. I TATTOO di un'Americana a Venezia


Non invidio i genitori i cui figli chiedono il permesso di farsi tatuare.  I tattoo sono per sempre, anche se esiste un processo, non garantito, per rimuoverli.  Quando io ero adolescente, solo i veterani di WWII nel Pacifico e Popeye (Bracciodiferro) si facevano tatuare.  Chiamati "distinguishing marks" dalla polizia, i tattoo sono marchi che una volta le persone serie disdegnavano.  C'era uno stigma associato con quei graffiti sulla pelle.  Oggi invece i tattoo vanno di moda; non sono più associati con i marinai ed i maschi  trasgressivi.  Il tattoo diventa normale.  Lo è sempre stato fra gli isolani di Polinesia, Samoa, Borneo, Hawaii, e Nuova Zelanda.  Con orgoglio, i Maori portano i loro "moko," i tatuaggi che rivelano il profilo personale e la storia della stirpe.  La parola "tattoo" viene dalla polinesiana "tattau" che significa colpire e battere, in questo caso con conchiglie affilate o altri strumenti appuntiti.  La moda del tattoo fra i marinai occidentali iniziò quando James Cook fece un viaggio in Polinesia nel 1769.  L'equipaggio non resisteva ai "tatatau".  Si pensa al viso tatuato di Harvey Keitel nel film "Il piano" di Jane Campion.  Nel 1891, la prima macchina elettrica per fare tatuaggi fu introdotta da uno statunitense.  Quaranta anni più tardi, l'industria circense americana impiegava più di 300 individui col corpo interamente tatuato.  Da molto tempo nel Giappone si tatuano il kimono virtuale; i giapponesi hanno i tatuaggi più elaborati del mondo.  C'è buon motivo per credere che il tattoo non è sempre stato solo decorativo.  Il corpo di Otzi, la mummia congelata per più di 5,000 anni che è stata trovata per caso sul confine fra l'Italia e l'Austria nel 1991, porta diversi tatuaggi.  L'esame delle ossa in prossimità ai tattoo mostra che Otzi soffriva di artrite.  Con ogni probabilità, nell Età del Rame i piccoli punti e croci tatuati sopra le giunture avevano scopo terapeutico.  Lo stesso scopo ricorre nel caso delle mummie femminili dell'antico Egitto e Nubia:  portano i segni sull'addome, presumibilmente per proteggerle durante il parto.  Sulle cosce le mummie egiziane hanno persino l'immagine del dio nano Bes, protettore delle partorienti.  I lìder dell'antica Libia invece portarono i tattoo geometrici.  Le mummie di Scythia Pazyryk (Siberia) hanno sul torso e sugli arti immagini di animali mitici.  Erodoto scrisse che fra i Traci e gli antichi persiani, i tatuaggi furono il segno di nobiltà; non averli era chiaro indizio di basso rango.  I Picti, la "gente dipinta" del nord dell'antica Bretagna, erano chiamati così dai romani per i loro vistosi tatuaggi.  In quell'epoca, i greci ed i romani chiamarono i tattoo "stigmata."  Il tatuaggio servì a loro per segnare gli schiavi, oppure per identificare gli appartenenti di sette religiose, persino per individuare i criminali.  Nelle prigioni cubane, a proposito, Fidel Castro faceva tatuare i detenuti con simboli diversi a seconda dei tipi di crimini commessi.  All'epoca in cui i Greci Macedoni controllavano l'Egitto, il Faraone Ptolemy IV fu tatuato con il disegno di un foglio d'edera perchè devoto a Dioniso, dio patrono della casa reale.  Eventualmente, la moda dei tattoo diventò accettabile a Roma, riportata da ogni angolo dell'Impero.  Ma con la conversione al cristianesimo, Costantino abolì il tatuaggio perché sfigurava ciò che è stato creato a immagine di Dio.  Molto più tardi, durante le Crociere, molti guerrieri portarono il tattoo della Croce di Gerusalemme in modo di garantirsi la sepoltura cristiana se dovessero morire in battaglia.  I Copti dell'Egitto portano il tatuaggio di una piccola croce all'interno dell'avambraccio.  Dall'altra parte del globo, nelle Americhe, i nativi del Perù e Cile usano tuttora i tatuaggi.  Nelle loro mummie si trova persino lo stesso disegno protettivo sull'addome delle femmine uguale a quello delle mummie dell'Egitto.  Diverse tribù del Nord America, specialmente i Cree e gli Inuit, usarono i tattoo.  Oggi le donne native del Great Northwest tornano a farsi tatuare il mento come una volta.  Ci sono altri gruppi etnici che sono amanti del tattoo, come le donne Berber e gli uomini Wodabe di Niger.  Si capisce che il tattoo è sempre stato usato nei secoli come terapia, come protezione, e come segno d'appartenenza e di status.  E noi moderni dell'Occidente?  Che motivo abbiamo per perforare la pelle al suon' d'aghi?  Lo facciamo per motivi estetici?  Per soddisfare l'ego individuale o per far piacere ai partner?  O forse vogliamo semplicemente appartenere al movimento sociale del momento, quello dai contorni edonistici e/o selvaggi?  Ad ogni modo, in un futuro non molto lontano, entrerà negli ospedali e le case di riposo una generazione di persone coperte di strani segni, ancora visibili fra le rughe e le cicatrici tipiche della vita.  Credo che gli infermieri ed i medici del futuro sapranno far uso di quei "distinguishing marks."  Basta che non si confondano fra di loro tutti quei mostri, farfalle, e caratteri cinesi.   UN’AMERICANA A VENEZIA.

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IN QUESTI ANNI ABBIAMO CORSO COSÌ VELOCEMENTE CHE DOBBIAMO ORA FERMARCI PERCHÈ LA NOSTRA ANIMA POSSA RAGGIUNGERCI

(Michael Ende)

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A chi può procedere malgrado gli enigmi, si apre una via. Sottomettiti agli enigmi e a ciò che è assolutamente incomprensibile. Ci sono ponti da capogiro, sospesi su abissi di perenne profondità. Ma tu segui gli enigmi.

(Carl Gustav Jung)