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In questi anni abbiamo corso così velocemente che dobbiamo ora fermarci perché la nostra anima possa raggiungerci. (Michael Ende) ---- A chi può procedere malgrado gli enigmi, si apre una via. Sottomettiti agli enigmi e a ciò che è assolutamente incomprensibile. Ci sono ponti da capogiro. Sospesi su abissi di perenne profondità. Ma tu segui gli enigmi. (Carl Gustav Jung)

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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO

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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO:QUANDO LA BANDA PASSAVA...
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210. RECENSIONI 2012 di Sky Robertace Latini

“EMERGE”  Bejelit   (dall’Italia) – 2012


 Questo loro quarto album si apre con buone song, anche strutturalmente ricercate, il cui condimento (assoli ed inserti sonori) è migliore della sostanza. Stranamente sono migliori i brani più semplici, fatta eccezione per la eravigliosa e complessa “Deep Water”.  “DON’T KNOW WHAT YOU NEED” è una lineare ma efficacissima power-song che è assolutamente fresca ed energica, con  una poetica linea vocale senza sbavature.  “EMERGE” è una title-track di tutto rispetto; dura e rotolante. Si tratta di una canzone disegnata mettendo dentro tutto ciò che di lucente una chitarra heavy può pensare, tra riff e una

parte solista che non annoiano mai. Grande pezzo se persino il brevissimo momento acustico cantato fa la sua bella figura. Finale corale. “TRISKELION” è originale per via della sua tarantelliana e tutta sud-italiana verve. Ma in realtà è un vero brano heavy metal che non scade nel folk. Una interpretazione appassionata che rivela le ottime capacità artistiche della band. “FAIRY GATE” è un pezzo più melodico e fluidamente accattivante senza diventare banalmente commerciale. “THE DEFENDING DREAMS BATTLE” torna al power più classico, ma non si tratta solo di prova scolastica. C’è feeling, appeal e pathos. Chitarra solista ineccepibile. “DEEP WATER” riesce stupenda. Può essere considerata una mini suite di quasi undici minuti, davvero riuscita. Spezzata in molti momenti diversi tra loro non perde però il filo logico. Mezza power e mezza epica, utilizza anche situazioni soft e melodiche che ammaliano per raffinatezza e intuizione emozionale. Si sentono il violino, cori alla Blind Guardian, batteria veloce, chitarre elettriche e acustiche, pianoforte in un insieme di soluzioni armoniose che ne fanno una memorabile esperienza. “BOOGEYMAN” è un acustico fiotto di malinconia (rinforzato dal pianoforte finale). Non si tratta di dolcezza ma di un soffio vibrante che sfocia in un respiro corale di voci femminili che vuole esprimersi in modo struggente. La voce spesso ha frangenti alla Tony Kakko dei “Sonata Arctica”, un po’ meno pulita. Purtroppo si sente che possiede meno estensione, ma fortunatamente il cantante pare saperlo e la sfrutta al meglio delle sue possibilità evitando di strafare. E’ in grado di modularla adeguatamente così da valorizzare i brani senza rovinarli, come sarebbe successo se avesse tentato di accennare a dei virtuosismi. Insomma sa usarla per rimanere nel solco della struttura musicale apparendo in questo un bravo cantante.  Nonostante la linearità di molte delle canzoni, l’album risulta meno immediato di quanto ci si possa aspettare, così che il lavoro viene rivalutato ad ogni successivo ascolto. Se non fosse per le varie incertezze della voce che si sono qua e là presentate, sarebbe anche un album migliore di quello dei Sonata, perché stavolta un brano come “Deep Water” al disco dei finlandesi di quest’anno manca (c’era su “The days of greys” di tre anni fa).  Sky Robertace Latini

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“STONES GROW HER NAME”    Sonata Arctica (dalla Finlandia) - 2012

Un disco di Metal luminoso, senza quelle trame oscure che tanto ancora scandalizzano il mondo non metal. E’ il loro settimo full-leght, curato e intriso di suoni puliti. “SHITLOAD OF MONEY” è un 4/4 di gran tiro, cadenzato e incalzante con venature melodiche ma energico, potente. Si sente che i Nightwish sono conterranei contemporanei. “LOSING MY INSANE” inizia con un pianoforte dal senso estetico classicheggiante, però poi interviene la chitarra ritmica distorta e parte un brano power metal di fattura strettamente Sonata Arctica. “ALONE IN HEAVEN” appare come una pseudo ballata soft. Non è dura, questo si, ma il ritmo c’è ed anche l’energia mista a certa maestosità. Molto personale anche nell’interpretazione vocale oltre che nell’arrangiamento, e nel suo essere piuttosto articolata. “CINDERBLOX” è intrigante e stupisce con la sua anima countryggiante. Ritmo allegro e  scorrevolezza fluida, che risulta accattivante e assolutamente divertente. Originalità pura. “WILDFIRE PART III: WILDFIRE TOWM, POPULATION: 0” fa parte di una canzone più ampia, la parte precedente non è male, ma questa è di livello superiore. Usa durezza e raffinatezza in una commistione eccellente, utilizzando un sacco di variazioni sul tema. Per un gruppo famoso e importante come questo la critica non può essere mai superficiale. Non possiamo dire che il lavoro sia all’altezza di quello del 2009 (“The day of greys”), eppure la classe come al solito non manca. Questo è leggermente più diretto, mentre quello possedeva una ariosità maggiore e una certa malinconia dal fascino magico. Ogni disco dei Sonata è un viaggio da intraprendere tutto intero; anche questo va intrapreso senza soffermarsi a paragonarlo coi lavori passati, e in tal modo anche i brani minori riescono a trovare una loro collocazione e un loro valore. Si percepisce un animo compositivo elegiaco. Certo che un brano come il finale “Tonight I dance” va a cadere nel soft-pop tipo le song delle boy-bands, banale e smielato…stucchevole, se ne poteva fare a meno. Dice Tony Kakko: “La buona musica troverà sempre qualcuno disposto ad ascoltarla. Fermo restando che  il concetto di buono non è una questione di gusti”. Sono d’accordo. Il titolo dell’album vuole intendere le pietre come lapidi da cimitero. Distruggendo il pianeta, l’uomo farà di esso il cimitero di madre natura. Tra i brani composti c’è “The day” che parla dello tsunami in Giappone.  Sky Robertace Latini

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“THE POWER WITHIN”   Dragonforce  (dal Regno Unito)   -   2012

E’ la band Power Metal che spinge al massimo la propria velocità. Equilibra il ritmo forsennato con una melodia eccessivamente orecchiabile. “FALLEN WORLD” supervelocità con inserti meno veloci e istanti ancora più parossistici. Assolo assolutamente iperspeed. “GIVE ME THE NIGHT” possiede atmosfere algide, ma la linea vocale è piuttosto rock anche se il ritornello si può definire AoR. Ma il riffing si scurisce e rallenta nella parte che poi da il via alla parte solista, prima dell’assolo chitarristico vero e proprio che riprende la grande velocità.  “WINGS OF LIBERTY” inizia fortemente sdolcinata con pianoforte e voce ma poi mette la sesta e corre via leggiadramente sostenuta fino alla parte cantata con 4/4 a ritmo meno veloce. Il brano più complesso  che fornisce vari cambi di ritmo. Al centro un assolo immerso in un ritmo più umano  amplia il feeling.  “DIE BY THE SWORD” è, tra le tracce del disco, la maggiormente intrigante nonostante perda la virulenza della velocità (pur mantenedo una buona ritmicità). Infatti non è la velocità a dare l’imprinting ma una linea vocale che cerca meno l’afflato commerciale e più quello epico, risultando quindi più rock, e lo si sente anche da alcuni inserti di buon groove. Il livello è buono ma non aggiunge nulla a quanto il gruppo ha espresso in passato. E pure il cantante Marc Hudson, per quanto nuova presenza, non muta il quadro stilistico nemmeno per ciò che concerne la modalità di interpretazione vocale, lasciando che vengano ricalcate le caratteristiche da tempo sfruttate. Bello certo e anche scorrevole e squillante, ma abbastanza prevedibile, che usa non solo clichè propri ma anche quelli di altre band.  Sky Robertace Latini

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IN QUESTI ANNI ABBIAMO CORSO COSÌ VELOCEMENTE CHE DOBBIAMO ORA FERMARCI PERCHÈ LA NOSTRA ANIMA POSSA RAGGIUNGERCI

(Michael Ende)

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A chi può procedere malgrado gli enigmi, si apre una via. Sottomettiti agli enigmi e a ciò che è assolutamente incomprensibile. Ci sono ponti da capogiro, sospesi su abissi di perenne profondità. Ma tu segui gli enigmi.

(Carl Gustav Jung)