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In questi anni abbiamo corso così velocemente che dobbiamo ora fermarci perché la nostra anima possa raggiungerci. (Michael Ende) ---- A chi può procedere malgrado gli enigmi, si apre una via. Sottomettiti agli enigmi e a ciò che è assolutamente incomprensibile. Ci sono ponti da capogiro. Sospesi su abissi di perenne profondità. Ma tu segui gli enigmi. (Carl Gustav Jung)

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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO

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225. HALFWAY TO HEARTACHE - Halestorm (dagli USA, 2012) di Sky Robertace Latini


Alcune recensioni hanno esagerato nell’incensare questo secondo album del gruppo, però possiamo dire che si tratta di un lavoro gustoso. L’ascolto mi ha suggerito molti personaggi: prima fra tutte Alannah Miles, ma anche i Saraya o Alice Cooper per la verve intrigante ed ironica, e persino Joan Jett (“Freak like me”) o Pat Benatar (“Rock show”). Ma ci sono altre impressioni ancora, non sempre nel senso del rock duro: più di una volta ho pensato che la traccia che ascoltavo suonasse come se Pink o Avril Lavigne fossero metal. La colpa è soprattutto di alcune linee vocali anche venate di poprock: per esempio “I miss the misery” non sfigurerebbe in un disco di Pink e “Beautiful with you” invece in uno di Avril. E’ così, anche se con una abilità interpretativa che supera entrambe. Però la cosa, secondo me, abbassa il livello compositivo dell’opera. Peggio ancora con una canzone soft come “Break in” che potrebbe essere cantata da Adele, ma stavolta senza essere all’altezza di Adele, nonostante sia una buona ballata. E purtroppo abbiamo anche una song banale come “In your room”. “LOVE BITES (SO DO I)” è l’unico brano davvero Metal, veloce e pesante. Un bel pezzo duro e puro pur in presenza di un ritornello catchy. Il migliore episodio in assoluto.    “MZ. HYDE” è uno dei momenti che mi ricorda la teatralità di Alice Cooper. Traccia variegata nella sua eccentricità. Un colpo scenico ad effetto.    “DAUGHTERS OF DARKNESS” è una bella canzone dove far cantare “Nah nah nah” al pubblico. Frizzante e corale, vive di elettrica esuberanza.   “YOU CALL ME A BITCH LIKE IT’S A BAD THING” possiede un senso provocatorio e di incedere ribelle, con suoni corposi e voce poco educata. Buona intensità.  “AMERICAN BOYS” per qualcuno sarà un brano minore, per me no, poiché qui finalmente c’è tutta l’americanità dello Street Metal, scavata nel solco della polverosa terra a stelle e strisce.  “DON’T KNOW HOW TO STOP” è una ottima Bonus Track, corposamente energetica e la chitarra la riempie di scosse elettriche. Da cancellare le altre due Bonus senza carattere.  La musica di questo disco si basa tutta sulla voce. Pochi assoli, e la struttura esiste solo per sostenere la cantante Lizzy Hale sebbene lei sia anche chitarrista ritmica. Del resto è Lizzy che guida le danze, essendo il suo nome anche nel moniker. Dal canto suo lei ci mette tutta l’energia e il carattere possibile, e il suo possibile va piuttosto oltre, è davvero una cantante coi fiocchi: quando cattiva e quando dolce con una forza espressiva che sa utilizzare bene nelle varie occasioni, modulandola alla grande.  Il titolo dell’opera si ispira alla storia del Dr. Jekyll (“Lo strano caso del dr. Jekyll e mr. Hyde”), storia di luce  e di oscurità. A parte qualche caduta di tono, a me piace anche quando suona meno metal perché non si è mai nel compitino poco ispirato. Purtroppo tutto è costruito sempre sui tempi medi, eccetto il brano d’apertura che è un attacco formidabile, facendo notare che la band sa produrre vero Heavy Metal…solo che ha deciso di non produrlo. In effetti la prima traccia trae in inganno, tanto è slegata dal resto dell’album. Non si potevano avere altre due bordate come “Love bites”?  Sky Robertace Latini


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IN QUESTI ANNI ABBIAMO CORSO COSÌ VELOCEMENTE CHE DOBBIAMO ORA FERMARCI PERCHÈ LA NOSTRA ANIMA POSSA RAGGIUNGERCI

(Michael Ende)

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A chi può procedere malgrado gli enigmi, si apre una via. Sottomettiti agli enigmi e a ciò che è assolutamente incomprensibile. Ci sono ponti da capogiro, sospesi su abissi di perenne profondità. Ma tu segui gli enigmi.

(Carl Gustav Jung)