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In questi anni abbiamo corso così velocemente che dobbiamo ora fermarci perché la nostra anima possa raggiungerci. (Michael Ende) ---- A chi può procedere malgrado gli enigmi, si apre una via. Sottomettiti agli enigmi e a ciò che è assolutamente incomprensibile. Ci sono ponti da capogiro. Sospesi su abissi di perenne profondità. Ma tu segui gli enigmi. (Carl Gustav Jung)

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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO

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236. “ENSLAVED” Soulfly (dal Brasile e non solo) - 2012 di Sky Robertace Latini



"ENSLAVED”    Soulfly  (dal Brasile e non solo) -  2012

Le sonorità di questa band, all’ottavo album, non sono certo leggere come il loro moniker farebbe ritenere. Riff, groove e linea melodica sono cattivissimi. Tutto il lavoro gronda di sanguigna ferocia.  “INTERVENTION” rotola veloce come una valanga di sassi e pietre taglienti. Poi il suono si incupisce in un ritmo più lento ma dall’atmosfera calda rovente. La parte finale diventa un macigno doom che àlita la sua greve nube polverosa. “GLADIATOR” è un bel pezzo ruvido ma ben dinamico nella sua immediatezza. Alterna ritmi differenti ad altrettante linee vocali diverse.   “TREACHERY” parte ossessivamente a razzo e poi il 4/4 diventa cadenzato ma la ferocia rimane inalterata. I momenti veloci tornano ma è la costruzione globale che vive di variazioni. La parte dell’assolo è più di atmosfera che giocato sul groove o sul solismo ipertecnico; in esso si respira un certo alleggerimento e raffinatezza. Forse il pezzo più bello del disco proprio per non essere monolitico. “PLATA O POMO” è cantato in portoghese e parla del traffico di droga e del narcotrafficante Pablo Escobar. Si infila in mezzo ai riff la chitarra acustica spagnoleggiante alla sudamericana, ma essa ha anche un suo momento da sola nel finale, che stranamente non stona affatto. Una composizione che vira verso il metal-core. E’ dura ma anche divertente (per un metallaro). “CHAINS” cola giù lenta. Non sceglie la velocità come elemento principale, ma l’afa pesante. La verve è asfittica ma niente affatto noiosa. Un cambio di ritmo leggermente più accelerato contiene un assolo e una diversa linea vocale, poi arriva l’azione veloce col suo bel blasting, prima di tornare al ruvido lento avanzare. Nel finale il suono di catene. “REVENGEANCE” è forse la traccia più originale. Una cadenza ossessiva con incroci vocali e chitarre ribassate a dare un ridondante senso del pieno. E’ suonata con i figli. Qui il sound è thrash anche se Max Cavalera riferisce di ispirarsi anche al Death, ma si opta spesso per caratteristiche metal-core piuttosto spinte. Mi rendo conto che le singole tracce sono costruite tutte sullo stesso modello. Le situazioni veloci lasciano spazio spesso a momenti di grassa e corposa lentezza, ma non come pause, è invece un modello compositivo che vuole separare nettamente la prima parte di una canzone dalla seconda, e tale modello viene ripetuto più o meno in ogni song.  Altra caratteristica di questa opera è la distorsione della chitarra, che è piuttosto ripulita e liquida; concentrando la distorsione e vari effetti tecnici sulle voci. Infatti la cattiveria non viene data tanto dalle chitarre quanto dall’uso carico della vocalità, molto furentemente espressiva. L’album è un concept incentrato sulla schiavitù. E’ l’arte del grande Max Cavalera, uno dei fratelli che fondò i mitici Sepultura. Sarebbe quindi una band brasiliana, solo che invece vede all’interno membri di altre band non brasiliane (tipo il batterista ex-Borknagar, quindi un Norvegese). Solo che il leader è appunto Max Cavalera che è brasiliano. Ma se egli è il leader, non è il solo conosciuto: anche gli altri componenti vengono da esperienze note, per cui parliamo di un supergruppo. Tiri-tere a parte, il disco è bello, forse meno personale e particolare del secondo album dei Cavalera Conspiracy (scritto da Max col fratello), ma comunque di livello. sky Robertace Latini

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IN QUESTI ANNI ABBIAMO CORSO COSÌ VELOCEMENTE CHE DOBBIAMO ORA FERMARCI PERCHÈ LA NOSTRA ANIMA POSSA RAGGIUNGERCI

(Michael Ende)

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A chi può procedere malgrado gli enigmi, si apre una via. Sottomettiti agli enigmi e a ciò che è assolutamente incomprensibile. Ci sono ponti da capogiro, sospesi su abissi di perenne profondità. Ma tu segui gli enigmi.

(Carl Gustav Jung)