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In questi anni abbiamo corso così velocemente che dobbiamo ora fermarci perché la nostra anima possa raggiungerci. (Michael Ende) ---- A chi può procedere malgrado gli enigmi, si apre una via. Sottomettiti agli enigmi e a ciò che è assolutamente incomprensibile. Ci sono ponti da capogiro. Sospesi su abissi di perenne profondità. Ma tu segui gli enigmi. (Carl Gustav Jung)

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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO

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270. RECENSIONI 2012 di Sky Robertace Latini



“AWAKENED”   As I Lay Dying   (dagi U.S.A.) – 2012



Band di Metalcore che nonostante ciò opta spesso per soluzioni tra il classico Heavy metal e il Thrash riuscendo a non ridurre mai nè pathos nè efficacia espressiva. E’ una realtà ormai al suo sesto album, e rimanendo fedele a sé stessa produce un lavoro di alto livello che non subisce mai cadute di tono. “A GREATER FOUNDATION” è un micidiale schiacciasassi. Un brano che si nutre di groove potente e di ritmo forsennato. Un brano dal chitarrismo Thrash e vocalmente Metalcore, con un ammorbidimento solo sul ritornello. “RESILIENCE” usa termini sonori più tradizionali, ma comunque compressi e duri. La chitarra crea inserti sofisticati e la voce sceglie l’impatto urlato. “WASTED WORDS” è una rutilante esperienza di forza e scatenamento globale, anche epico. Veloce e meno veloce, in un alternarsi di sensazioni tra il violento e il raffinato, costruisce una struttura variegata. “OVERCOME” inizia con un assolo di chitarra fluido sorretto acusticamente, introducendo il pezzo con un intro rarefatto. Ma subito arriva lo screaming e la furia, con un pizzico di malinconia sottolineato anche dal ritornello. Al centro un riffing corposo e ossessivo con cori intensi; poi assolo di chitarra breve ma bello. La batteria non è un orpello ma uno strumento determinante per la carica emotiva. “MY ONLY HOME” sembra l’ennesimo colpo infuocato, infatti le strofe sono cantate con corrosiva ruvidezza. Il ritornello è melodico e accattivante e crea una ottima contrapposizione niente affatto fuori luogo, anzi è il migliore dell’album. Puro thrash (a parte il ritornello), assolo compreso.  Posso senza dubbio dire che non ci sono filler, anche se due brani ricordano qualcos’altro. Però tutto l’album si sviluppa in energia con grande ispirazione artistica. Viene usato il cantato sia screaming che growl, e devo dire che il cantante Lambesis è una delle migliori voci mai sentite in questo campo, davvero ottima performance. I ritornelli invece scelgono una vocalità più pulita. I componenti della band sono cristiani ma i testi non si fondano su citazioni evangeliche o trame bibliche che spesso sono le forme liriche dei gruppi metal cristiani. Gli As I Lay Dying prediligono invece temi personali ed esperienziali, con una analisi, in questo disco, soprattutto dei propri momenti difficili.  Sky Robertace Latini

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“BLOOD”    In This Moment (U.S.A.) - 2012



Considerata inizialmente una band Metalcore, attualmente se ne evince una virata piuttosto gotica nonostante alcuni elementi caratteristici del loro passato più rude siano conservati. E’ incrementato il lato più sperimentale verso un AlternativeMetal introspettivo ed evocativo ed anche cupo. “RISE WITH ME”  inizia l’album scegliendo, con un traccia molto breve, una atmosfera non d’impatto ma suadente e onirica, molto rarefatta che proprio esprime un algido umore gotico.  “BLOOD” è un pezzo che deve molto all’HipHop, ma vive di forte violenza metal da crossover alternativo. Anche se non amo molto il crossover qui il sapore è altamente gustoso, con una suggestione ben poco commerciale. Se ci fosse un acido assolo di chitarra sarebbe stato il massimo. “ADRENALIZE” parte con un  ritmo feroce e poi rallenta in un ritmo ossessivo. La voce usa in parte una vocalizzazione strascicata e suadente, e in parte dura. Una canzone che usa del  goticismo, ma che nella parte centrale fa sentire le origini Metalcore, abrasive e deflagranti. “YOU’RE GONNA LISTEN” rappresenta il meglio dell’album. Un velo soffuso che si trasforma in grido lacerante. Ritmo cadenzato, anche ballabile, ma la song non si lascia andare alla commercialità, essendo intriso di drammaticità. Assolo di chitarra davvero intenso. Atmosferica durezza. “BURN” usa un pianoforte minimalista su cui la voce malinconica di Maria costruisce un pathos di sofferenza, leggermente orecchiabile ma estremamente di valore. Pura raffinatezza compositiva. “FROM THE ASHES” lascia per un po’ l’aria oscura e offre un po’ più di Metal americaneggiante dal ritornello accattivante.  “COMANCHE” ricorda certo rock alternativo anni ’80. Brano particolare e con un gioco di riff e batteria che diventa ritmicamente una base portante centrale e di sicuro effetto. La voce non esce dallo schema ritmico, anzi lo sottolinea. Cattiveria sonora e cori epici in una atmosfera ossessiva. In molti pezzi si percepisce un senso di disperata oppressione che cerca di essere squarciata da una voce agguerrita. Maria Brink canta qui in maniera meno lineare rispetto al disco del 2010 (“A star-crossed wastedland”) e possiede una interpretazione più ricercata. Una voce femminile molto aggressiva che risulta assolutamente di alto livello, e che non si banalizza nemmeno nelle sue espressioni di sofferenza, evitando di cadere nel piagnucolio, grazie proprio alle note di ruvidezza. Anche il songwriter appare maggiormente variegato e il carattere delle song meno immediato; si è cercata e trovata una ispirazione che non ha nulla di scontato nonostante non sia scomparsa una certa orecchiabilità commerciale.  Sky Robertace Latini


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IN QUESTI ANNI ABBIAMO CORSO COSÌ VELOCEMENTE CHE DOBBIAMO ORA FERMARCI PERCHÈ LA NOSTRA ANIMA POSSA RAGGIUNGERCI

(Michael Ende)

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A chi può procedere malgrado gli enigmi, si apre una via. Sottomettiti agli enigmi e a ciò che è assolutamente incomprensibile. Ci sono ponti da capogiro, sospesi su abissi di perenne profondità. Ma tu segui gli enigmi.

(Carl Gustav Jung)