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In questi anni abbiamo corso così velocemente che dobbiamo ora fermarci perché la nostra anima possa raggiungerci. (Michael Ende) ---- A chi può procedere malgrado gli enigmi, si apre una via. Sottomettiti agli enigmi e a ciò che è assolutamente incomprensibile. Ci sono ponti da capogiro. Sospesi su abissi di perenne profondità. Ma tu segui gli enigmi. (Carl Gustav Jung)

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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO

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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO:QUANDO LA BANDA PASSAVA...
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286. IO SONO OZZY, autobiografia di Ozzy Osbourne (2010) - Coautore: Chris Ayres di Sky Robertace Latini



Scorrere le pagine di questo libro è stato molto divertente poiché è scritto in modo estremamente ironico e leggero; ho riso varie volte di gusto. In quanto rocker potrei esaltare l’immagine di Ozzy Osbourne, ma in realtà è lo stesso autore che fa venire fuori la negatività del proprio vivere; in un vortice di inutilità ed autodistruzione. Volete una storia rock raccontata con ironia e nello stesso tempo senza tanti giri di parole? Volete una storia rock che racconti una vita senza senso e intanto di successo? Volete una storia rock che sia canonica per “sesso, droga e rock’n’roll” e contemporaneamente assolutamente non provocatoria?  Ciò che viene raccontato è l’essere continuamente distaccato dalla realtà in un modo non costruttivo, essendo immerso nell’inedia fatta di droghe e alcol. Un perenne stato di ubriachezza, strafatto fino al midollo. Stupefacente la longevità di Ozzy nonostante la poca attenzione alla sua salute: ormai ha 64 anni circa (62 nell’anno in cui il libro è stato stampato), e pare che né cuore né fegato siano stati intaccati.  La storia narrata parte dalla gioventù di Ozzy (vero nome: John. Nato nel 1948) dove si racconta della sua dislessia (che egli stesso porta come probabile ragione del suo proprio senso di inadeguatezza, che poi avrebbe4 contribuito a increnìmentare le dipendenze) e anche quali tipi di lavoro egli abbia svolto (maggiormente di macellaio in un mattatoio) passando per i Black Sabbath, con i quali, in quanto cantante, è stato fondatore del Rock Duro insieme a Deep Purple e Led Zeppelin (primi anni ’70). Arrivando alla carriera solista; ai due matrimoni e ai cinque figli; al reality show in cui tutta la famiglia è stata per anni sotto i riflettori; fino ai giorni nostri dove in qualche modo la dipendenza è diminuita (ma non annullata). Un passaggio da figlio di proletari senza molti soldi a ricco miliardario senza sale in zucca. L’atmosfera che la storia crea è data dal surrealismo di una vita vissuta galleggiando dentro eventi pazzeschi ma mai assaporati coscentemente, come visti appannati dalle sostanze ingerite e fumate. Anche il lato musicale è poco messo a fuoco. E’ come se Ozzy avesse sprecato l’arte da lui stesso creata e così anche la sua vita  familiare, che egli non ha mai penetrato, dove viene usata anche la violenza sulle donne (la moglie) o l’assenza in quanto genitore. Alla fine viene fuori un uomo debole, compulsivo, incapace di gestire la concretezza; e dalle idee sociali poco mature, in una visione del mondo molto superficiale. L’uomo che è stato il simbolo della provocazione è invece l’uomo completamente inserito nel sistema.

Ma qualcosa di positivo traspare: prima di tutto la sua lontananza da risentimenti. Ozzy è una persona che ama tornare a contatto con chi ha conosciuto, anche con chi si era sentito incompreso e con cui si era scontrato. L’altra cosa è la naturalezza con cui fa autocritica e con cui ammette di essere una persona che non è stata forte, e in ciò afferma di avere avuto molta fortuna, poiché con tutto quello che ha combinato non è morto, e inoltre ha una famiglia unita e molti soldi. In quanto fan, dal punto di vista musicale, mi ha colpito il suo grande amore per Paul McCartney. Ozzy Osbourne è stato sempre un grande appassionanto dei Beatles, che sono agli antipodi dello stile dei Black Sabbath (ma un po’ meno alla carriera solista di Ozzy). In merito all’incontro con Paul, ormai alla pari per ciò che concerne l’essere un mito, Ozzy invece si sente inappropriato, davvero come un fan vicino al suo idolo. Nota interessante è quella in cui, prima del successo in quanto BlackSabbath, il chitarrista Tony Iommi lasciò gli altri per andare a suonare coi già famosi Jethro Tull, ma dai quali se ne andò dopo dieci giorni perché non si divertiva…..se fosse rimasto coi Jethro, i B.Sabbath non sarebbero mai nati. Così va la storia. Per ciò che concerne la fama di satanista, ormai da tempo è chiaro che egli non lo è mai stato e lo ribadisce qui; mai adorato Lucifero, né prima coi B.Sabbath né in seguito (semmai i suoi demoni si sono limitati alle dipendenze alcoliche e di stupefacenti). E racconta del fastidio di quando varie sette si presentavano ai concerti o sotto l’albergo, e pure di come li prendeva in giro (scendeva senza essere riconosciuto con cartello in mano mischiandosi alla folla). Alcuni fatti raccontati:

1.     La prigione da ragazzo

2.     La morte del grande Randy Rhoads (suo chitarrista) precipitato con l’aereo

3.     Lo sterminio dei polli a fucilate e l’incendio del pollaio di sua proprietà

4.     Lo stacco a morsi delle teste di piccione e pipistrello

5.     La diatriba con i primi membri della sua band solista con cui ci sono state varie cause giudiziarie

6.     Il tumore della moglie Sharon

Alla fine Ozzy è stato un clown che faceva sempre lo scemo, un personaggio pubblico istrionico il quale si è dedicato più allo starsene imbambolato che alla musica e alla vita. Eppure anche nel 2010 è uscito un suo disco stupendo “Scream”, e continua a fare concerti. Seppure racconti di non essersi mai interessato di magia nera, sembra che davvero abbia fatto un patto col diavolo.

SKY ROBERTADE LATINI

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IN QUESTI ANNI ABBIAMO CORSO COSÌ VELOCEMENTE CHE DOBBIAMO ORA FERMARCI PERCHÈ LA NOSTRA ANIMA POSSA RAGGIUNGERCI

(Michael Ende)

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A chi può procedere malgrado gli enigmi, si apre una via. Sottomettiti agli enigmi e a ciò che è assolutamente incomprensibile. Ci sono ponti da capogiro, sospesi su abissi di perenne profondità. Ma tu segui gli enigmi.

(Carl Gustav Jung)