scorr

In questi anni abbiamo corso così velocemente che dobbiamo ora fermarci perché la nostra anima possa raggiungerci. (Michael Ende) ---- A chi può procedere malgrado gli enigmi, si apre una via. Sottomettiti agli enigmi e a ciò che è assolutamente incomprensibile. Ci sono ponti da capogiro. Sospesi su abissi di perenne profondità. Ma tu segui gli enigmi. (Carl Gustav Jung)

...in altre lingue...

...in inglese....

...in altre lingue...

LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO

LA FOTO DELLA SETTIMANA  a cura di NICOLA D'ALESSIO
LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO:QUANDO LA BANDA PASSAVA...
Questo blog non ha finalità commerciali. I video, le immagini e i contenuti sono in alcuni casi tratti dalla Rete e pertanto sono presuntivamente ritenuti pubblici, pur restando di proprietà del rispettivo autore. In ogni caso, se qualcuno ritenesse violato un proprio diritto, è pregato di segnalarlo a questo indirizzo : rapacro@virgilio.it Si provvederà all’immediata rimozione del contenuto in questione. RR
BENVENUTO! - Il Blog si occupa di Arte, Spiritualità, Creatività e Religione

300. MANIFESTO DELL'ARTE CELESTE di Roberto Rapaccini



...fingere che l’Arte non sia l’umile creazione dell’uomo, ma l’esatto linguaggio dell’Universo, e che possa svelare il segreto delle cose….

                                        (Roberto Rapaccini, Arte celeste)





Anni '60

L’Arte è sempre stata una compagna. Ho scoperto qualche anno fa un’analogia fra Santità e Arte. Credo che l’artista non sia il vero autore della sua opera, che è invece un frammento di  un flusso che si materializza attraverso la sua aspirazione ad essere faber.  La creatività può reificarsi in opere sensibilmente diverse da come furono concepite; fin dalla sua nascita l’illusorio prodotto della creatività della mente e dello spirito vive di una vita autonoma. L’artista è solo un medium quasi sempre ignaro, un canale attraverso il quale si concretizzano in maniera non convenzionale entità che dimorano in una memoria collettiva. Per questo l’opera d’Arte è familiare a chi ha la sensibilità per interpretarne il linguaggio a prescindere dalle sue conoscenze culturali specifiche.  Attinge da quello che Carl  Gustav Jung chiamava l’inconscio collettivo, un sedimento comune a tutti gli uomini, un patrimonio che proviene dai nostri avi. L’analogia fra Arte e Santità si concreta anche in questo: come il santo è un mistero a sé stesso, così l’artista è ignaro del pieno significato dei suoi gesti. Entrambi sono accomunati dal parallelo destino di manipolare una materia che non padroneggiano: il Trascendente per il santo, l'Arte per l'artista.
Criss
L’Arte attraverso un linguaggio universalmente conoscibile è sempre stato un catechismo  che educa, una palestra per la sensibilità, un esercizio per scandagliare le potenzialità intellettive. I valori superiori che traduce e rende comprensibili contribuiscono a formare nell’uomo la spiritualità, che, data la sua genesi, diviene, come in un circolo vizioso, uno strumento di decodifica  di forme e di  vibrazioni.  Tutto questo sembra in contraddizione con la frase iniziale sull’Arte celeste. Se l’Arte ha una sua oggettiva valenza, come può essere il risultato di una finzione, quella  di ritenerla l’esatto linguaggio dell’Universo anziché l’umile creazione dell’uomo?  Con un atto di volontà l’uomo esorcizza l’indigenza  della sua afasia mentale. Di fronte all’ineffabile natura dell’Arte, egli simula che essa sia un proprio prodotto, cioè una materia che conosce e che sia in grado di dominare. Non sono stato solo un fruitore dell’Arte. Fin da ragazzo ho avuto interesse per il cinema e per le arti figurative, ed ho cominciato a sentire il bisogno di comunicare attraverso forme non convenzionali. Nella maturità ho cominciato ad esporre le mie opere. I materiali che avevo scelto, ovvero gesso, vernici, cemento, legno, erano funzionali ad un’espressività che faceva riferimento all’universo metropolitano, e che cercava di assimilarne i colori, le forme ed i suoni.  Così le superfici finivano per contenere un complesso campionario di segni e forme  che richiamavano lo scenario che fa da sfondo all’esistenza dell’uomo. Erano frammenti di un immaginario, che colti nella loro lirica essenzialità, perdevano ogni significato oggettivo per animarsi in assonanza ai ricordi, diventando così il correlato oggettivo delle mie emozioni. Ingannavo il mio desiderio di assoluto e pertanto, fingevo che l’Arte non fosse l’umile creazione dell’uomo ma l’esatto linguaggio dell’Universo, e che potesse svelare il segreto delle cose. Ho tradito uno dei miei principi: l’artista deve parlare di Arte, ma mai delle sue opere: la sua visione è limitata dall’assenza di piena consapevolezza del proprio prodotto. Non è vero che l’Arte sia un linguaggio esclusivo destinato a pochi. Sono le nostre sovrastrutture che ci rendono difficile comprendere un modo di comunicare così universalmente primitivo. L’Arte rende semplice e comprensibile la complessità di un pensiero che richiederebbe una lunga negoziazione linguistica per essere espresso, una mediazione che farebbe sfumare le emozioni di una percezione non mediata. Si stabilisce il valore di un'opera d'arte in relazione alla notorietà dell'autore. È la crisi del concetto di Arte.  Decidere del valore di un'opera in relazione alla provenienza significa sconfessarne la sua realtà autonoma e mistica. Incuriosito e meravigliato ho apprezzato l'acuta provocazione di Piero Manzoni, che ha inscatolato ed esposto le proprie feci[1]: pur trattandosi di escrementi, quella materia era nobilitata in quanto prodotto di un artista.  Sorridevo di me stesso, che ero parte senza accorgermene dell'equivoco che
Amadeus
porta a giudicare il prodotto della creatività umana per la sua genesi e non in base a connotati endogeni e oggettivi. Valutare un'opera per la sua paternità significa dimenticare che fra tutte quelle realizzate in vita dagli artisti più celebrati, solo alcune sono capolavori. Si esce dall'equivoco se si ha chiaro che il mercato è cosa diversa dall'Arte. Stabilire il valore di un quadro o di una scultura, considerando la valenza intrinseca solo uno dei tanti parametri, come l'autore, il contesto e il periodo storico, equivale a degradare il quadro o la scultura a bene da collezione, come si trattasse di un francobollo. Questo non significa che l'indagine che porta a individuare il contesto storico di un'opera, la scuola, e l'autore, non abbia senso. Significa che l'analisi storico-sistematica è solo uno strumento di interpretazione, non l'automatico giudizio di valore di un bene non monetizzabile. (da Arte Celeste, Dal Profondo dell'Abisso, inedito, depositato nel febbraio 2013) ROBERTO RAPACCINI






[1]Merda d'artista è il titolo di un'opera di Piero Manzoni. Nel   maggio 1961 l'autore sigillò le proprie feci in 90 barattoli di conserva, ai quali applicò un'etichetta con la scritta «merda d'artista», in inglese (Artist's shit), in  francese (Merde d'Artiste), tedesco (Künstlerscheiße) e in  italiano.








Nessun commento:

* * *

IN QUESTI ANNI ABBIAMO CORSO COSÌ VELOCEMENTE CHE DOBBIAMO ORA FERMARCI PERCHÈ LA NOSTRA ANIMA POSSA RAGGIUNGERCI

(Michael Ende)

* * *

A chi può procedere malgrado gli enigmi, si apre una via. Sottomettiti agli enigmi e a ciò che è assolutamente incomprensibile. Ci sono ponti da capogiro, sospesi su abissi di perenne profondità. Ma tu segui gli enigmi.

(Carl Gustav Jung)