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In questi anni abbiamo corso così velocemente che dobbiamo ora fermarci perché la nostra anima possa raggiungerci. (Michael Ende) ---- A chi può procedere malgrado gli enigmi, si apre una via. Sottomettiti agli enigmi e a ciò che è assolutamente incomprensibile. Ci sono ponti da capogiro. Sospesi su abissi di perenne profondità. Ma tu segui gli enigmi. (Carl Gustav Jung)

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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO

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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO:QUANDO LA BANDA PASSAVA...
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302. IL FILM PARADISE NOW di Roberto Rapaccini




Il film Paradise Now (2005) è la narrazione delle vicende e la descrizione del dramma umano di un terrorista palestinese di Nablus che sceglie di compiere una missione suicida a Tel Aviv. L’opera cinematografica descrive senza retorica attraverso tutte le fasi che portano alla realizzazione di questa scelta il punto di vista di uno shaid, uno di quei martiri suicidi impropriamente definiti in Occidente kamikaze. Questa scelta non solo lo costringe a rinunciare ad un nascente e dolce amore, ma lo sottrae anche all’affetto della sua famiglia; il suo atto ha anche il senso di un  riscatto per la condotta del padre, accusato di collaborazionismo con gli israeliani. Il regista palestinese Hany Abu-Assad rievoca le ultime drammatiche 48 ore del kamikaze Said e dell’amico Khaled, che condividerà con lui la medesima sorte, ovvero i riti di preparazione fisica e spirituale per il passaggio ad un’altra vita, la predisposizione della foto da guerriero che verrà poi affissa in città, il video per i fedeli e i familiari. Uno dei pregi del film è l’assenza di retorica e la rinuncia  a giudizi morali. La narrazione, per la sua asetticità, acquista una maggiore tensione drammatica. Il film ha ricevuto critiche soprattutto in Israele, perché tenderebbe ad umanizzare il criminale fenomeno del terrorismo suicida. In proposito, il regista ha affermato che lo scopo del film è suscitare una discussione, stimolare la riflessione, precisando che in nessun modo nella proiezione  viene giustificato il sacrificio umano. L’opera ha un grande valore anche dal punto di vista artistico ed ha avuto un grande successo internazionale, ricevendo anche una nomination per l’Oscar come miglior film straniero. Il film inizia mostrando che Said e Khaled appartengono ad una cellula terroristica. La loro esistenza mediocremente normale viene ‘nobilitata’ dall’essere scelti per la realizzazione di un’azione suicida. Amici fin dall’infanzia, nel loro immaginario si era consolidato il sogno di morire insieme come martiri. Con uno struggente senso di malinconia condividiamo il distacco dagli affetti e le fasi preparatorie dell’attentato, fino al loro trasporto sul posto, seguiti da alcuni eventi che ne complicano l’esecuzione. Il film è stato girato interamente a Nablus, Nazareth e Tel Aviv nel 2004, e la troupe e gli attori si sono trovati spesso proprio nel mezzo della violenza dell'Intifada.  Il film, girato in condizioni di grave rischio, smentisce la nozione occidentale che gli attentatori suicidi siano privi di emozioni, e rimpianti, e programmati per uccidere freddamente. Al contrario Khaled e Said sono combattuti da opposti sentimenti, l’estremismo religioso, il nazionalismo, la voglia di vivere. Indipendentemente dal proprio giudizio sulla questione palestinese, il film è un assoluto must-see..ROBERTO RAPACCINI

1 commento:

Anonimo ha detto...

Mi viene in mente una bella canzone di Roberto Vecchioni: Marika
Non ho visto il film ma penso che ogni narrazione scevra da pregiudizi sia una buona narrazione. Lascia a ciascuno di noi la libertà di riflessione senza condizionamenti.
Vedrò il film
Chiara P.

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IN QUESTI ANNI ABBIAMO CORSO COSÌ VELOCEMENTE CHE DOBBIAMO ORA FERMARCI PERCHÈ LA NOSTRA ANIMA POSSA RAGGIUNGERCI

(Michael Ende)

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A chi può procedere malgrado gli enigmi, si apre una via. Sottomettiti agli enigmi e a ciò che è assolutamente incomprensibile. Ci sono ponti da capogiro, sospesi su abissi di perenne profondità. Ma tu segui gli enigmi.

(Carl Gustav Jung)