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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO
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324. GLOBALIZZAZIONE, MA PER QUALE FUTURO? di un'Americana a Venezia
Molti
ragazzi sognano un mondo dove tutti hanno abbastanza da mangiare, dove i
cittadini sono liberi di varcare i propri confini, e dove i popoli non si fanno
più guerra. A sedici anni, idealista,
facevo biglietti di auguri personalizzati.
Avevo un logo: One World. Mondo unito.
Non so da dove mi fosse venuta l'idea.
Di globalizzazione non avevo ancora notizie. Per me, l'idea era positiva, tutta peace & love. Forse la canzoncina "It's a Small
World" al padiglione UNESCO alla Fiera Mondiale del 1964, sentita qualche
anno prima, aveva dato i suoi frutti. (Ora
si può sentire la canzoncina ai parchi Disney.)
Sarebbe interessante rivivere quell'epoca per capire se non fosse già nell'aria
il grande cambiamento che sconvolge i Paesi oggi: l'effetto destabilizzante della "globalizzazione."
La fragilità economica dell'Europa, del
Giappone e degli stessi USA evidenzia i suoi effetti pervasivi. Negli USA e in Italia da qualche anno il
lavoro và all'estero, lasciando la gente sempre meno benestante. Intanto, i poveri del Sud del Mondo continuano
ad immigrare al nord dove il lavoro già scarseggia. Per competere nel mercato mondiale, i produttori
del Nord del Mondo spostano le attività dove il costo del lavoro è sempre più
basso. Nell'attuale clima di avidità e di
scarsità, i video di cospirazioni che abbondano in Internet ci avvisano che "i
padroni del mondo," senza nominare il diavolo, ci chiamano
"pecore." Secondo i film "Matrix,"
personaggi come il protagonista Neo, con cui la platea si identifica, sono solo
"schiavi" ignari. Comunque
sia, i problemi economici dei Paesi aprono la strada ad atti criminali e a gesti
desperati, e forse ad un sempre più veloce disfacimento dei vecchi valori. Nel bel mezzo del disagio economico e della
precarietà morale, si deve anche dibattere del matrimonio dei gay. Se aggiungiamo il disorientamento generalizzato
ai problemi di sopravvivenza nell'epoca della globalizzazione, vediamo che
potremmo arrivare fra non molto al momento in cui le pecore potrebbero essere facilmente
convinte ad accettare nuove misure di super-controllo per il bene di ciascun
Paese. Provando da anni a capire perchè i
messaggi proiettatati dall'Occidente sono sempre più violenti e permissivi, ho
fatto una scoperta inquietante. Pare che
la distruzione dei vecchi valori sia stata lo scopo di qualcuno da anni. Quieti e subdoli, costoro provengono in parte
dal mondo della Behavioral Psychology, cioè, il Comportamentismo. Hanno già introdotto dentro la società
statunitense qualche idea che è cresciuta all'impazzata, cominciando con il
facile accesso da parte di troppe persone, inclusi i bambini
"iperattivi," ai pericolosi psicofarmaci pur di controllare "disordini"
che non sono nemmeno definibili in modo scientifico. I comportamentisti sono quelli che studiano
il cervello, animale o umano che sia. Non
sarà mera coincidenza che nel 1998 un bestseller,
scritto da uno psicologo, sia stato venduto al pubblico statunitense per aiutare
la gente a diventare più "flessibile" quando il lavoro veniva loro tolto. Il volumetto s'intitolava Who Moved My Cheese? Chi mi ha spostato il formaggio? Fatalità, fra i protagonisti c'erano due
topolini. Tutto ebbe inizio, sembra, nel
primo laboratorio sperimentale gestito dal padre della disciplina, Wilhelm
Wundt, tedesco nato nel 1832. Da allora
ci sono stati tanti scienziati che hanno studiato la specie umana come se fosse
soltanto un paio di chili di materia grigia. Capire l'uomo attraverso il cervello è un pò
come provare ad apprezzare il paesaggio fuori il finestrino attraverso il
motore della macchina. Detto questo, vi
lascio, per il momento, con i pensieri di un canadese che, tornato amareggiato dalla
Prima Guerra Mondiale, decise che fosse necessario creare un nuovo mondo. Non era l'unico a pensarci. Parlando ad una platea di colleghi psicologi
nel 1945, G. Brock Chisholm avvisò, "Per realizzare un governo mondiale, è
necessario rimuovere dalle menti delle persone il loro individualismo, la loro
lealtà alla tradizione della famiglia, il patriotismo nazionale, ed i dogma
religiosi." Aggiunse che saranno gli
psicologi a guidare la campagna. Immagino
che la platea fosse ispirata all'idea del loro nuovo potenziale. Intanto, la diseducazione della gioventù
continua frenetica, attraverso la musica, i cartoon, i video game, e peggiora
anche tramite l'emulazione perversa di comportamenti delinquenziali da parte di soggetti sempre più giovani. Se ci troviamo in un mondo licenzioso, dove
non c'è rispetto per quasi niente e nessuno, ahimè, sarà forse perchè qualche
elemento pericoloso vorrebbe sempre rifare il mondo a propria immagine, con i
farmaci, con il linguaggio politically
correct, con i neologismi e con il codice di malattie mentali inesistenti.
Persino con il cappio economico. Il
nuovo mondo a cui aspira qualcuno si chiama Totalitarismo. Non c'è niente di nuovo sotto il sole. Concludo questo post invitando tutti a far
leggere ai giovani i libri Brave New
World (Il mondo nuovo) di Aldous
Huxley ed anche 1984 di George Orwell,
di cui c'è anche una versione cinematografica.
Tutti i ragazzi dell'Occidente dovrebbero leggere queste opere
profetiche subito, mentre sono ancora in grado di capirle. UN’AMERICANA A VENEZIA
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