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In questi anni abbiamo corso così velocemente che dobbiamo ora fermarci perché la nostra anima possa raggiungerci. (Michael Ende) ---- A chi può procedere malgrado gli enigmi, si apre una via. Sottomettiti agli enigmi e a ciò che è assolutamente incomprensibile. Ci sono ponti da capogiro. Sospesi su abissi di perenne profondità. Ma tu segui gli enigmi. (Carl Gustav Jung)

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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO

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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO:QUANDO LA BANDA PASSAVA...
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339. CHI E' LA BESTIA? di Roberto Rapaccini




Qualche sera fa vedendo con Cristina un documentario su RaiTre sui misfatti dei Nazisti, mi è scappato un commento: “Peggio delle bestie!”. Successivamente ho riflettuto su questa affermazione. A parte l’incongruenza della frase in quanto l’uomo da un punto di vista biologico è un animale, vanno fatte alcune precisazioni. Vivendo da alcuni anni fuori città e avendo trascorso molte estati della mia infanzia in campagna, ho sempre avuto dimestichezza con gli animali, il cui comportamento ha sempre destato il mio interesse. Attualmente io e Cristina abbiamo un cavallo e una comunità di cinque gatti che vivono nel nostro giardino. I gatti da noi possono fruire di vitto e alloggio, un attento trattamento sanitario, comprensivo di vaccini, medicine interventi quando necessario, con possibilità di ricovero in clinica dove viene praticata anche la riabilitazione. C’è Gianluca,  nostro amico veterinario di grandi capacità anche chirurgiche, sempre pronto ad offrirci il suo prezioso supporto. I gatti, come contropartita, ci tengono pulito il giardino da piccoli rettili, manifestandoci la loro gratitudine, portandoci di tanto in tanto sullo zerbino di casa alcuni trofei: teste e code di
roditori, ramarri e lucertole malconce, che noi  con loro grande disappunto, cerchiamo di liberare. Un po’ di tempo fa ci hanno portato una trota, che non proveniva dal fiume in quanto era condita e pronta per essere infornata; evidentemente il pesce era stato ‘pescato’ nella cucina di Paolo e Ivana, nostri vicini. Ho avuto modo spesso di ossevare la condotta individuale dei gatti: ho ammirato la loro capacità di ottimizzare il riposo, integrandolo con la costante veglia, la tendenza a nutrirsi, senza eccedere nelle quantità e senza peccati di gola, il loro affetto manifestato in maniera composta, discreta e aristocratica, il loro elegante incedere, le grandi potenzialità di recupero psico-fisico, le attitudini di premonizione, corollario di una straordinaria sensibilità, la possibilità di comunicare con noi, valendosi anche della memorizzazione  di alcune nostre parole, e tanti altri aspetti che mi hanno convinto che il gatto sia un animale perfetto. Ma non è il comportamento individuale che mi interessa evidenziare in questo post, quanto piuttosto la loro condotta sociale. Come dicevo all’inizio, insediarsi nel nostro giardino è una condizione ambita; infatti, ogni tanto qualche micio della zona comincia ad avvicinarsi furtivamente. I nostri felini non sono così disponibili a condividere i loro privilegi con

altri loro simili. Conseguentemente questi tentativi di intrusione sfociano non raramente in accesi e ripetuti scontri fisici. Alla fine possono esserci due esiti: o l’intruso viene cacciato, o , se ha sufficiente pazienza e determinazione, riesce progressivamente ad integrarsi e ad essere accettato. Tuttavia, quando l’estraneo è malconcio o malato, o ha menomazioni fisiche, i gatti depongono immediatamente le loro armi e lo accettano senza riserve, condividendo subito il loro cibo. L’elemento debole poi viene spesso adottato e sottoposto ad amorevoli cure da parte di un membro del consorzio felino. Recentemente abbiamo avuto modo di apprezzare questo duplice modo di procedere. Due gatti stanno tentando di integrarsi nel gruppo. Il primo, che abbiamo chiamato Barbino per un appendice di peli grigi sotto il mento, che è in buone condizioni fisiche, sta combattendo con caparbietà ogni giorno le sue battaglie per un “posto al sole “ nel nostro giardino. Contemporaneamente è capitato anche un piccolo gatto nero, piuttosto malandato, in quanto la metà posteriore del corpo è priva di peli e presenta piaghe e cicatrici. Abbiamo ipotizzato che questa condizione possa essere stata causata dal fuoco, che  nella migliore delle ipotesi, accidentalmente lo ha  gravemente ustionato. Purtroppo qualche amico ci ha segnalato anche la possibilità che il gatto sia in queste condizioni a causa di qualche rito frutto della perversione umana.  Per questi postumi di bruciature, Valentina lo ha chiamato teneramente Piro, dalla parola greca con la quale si indica il fuoco. In questo caso il micetto è stato immediatamente accettato dalla comunità e ora, superate le giustificate diffidenze, si lascia accarezzare. Le sue condizioni migliorano di giorno in giorno. Ho parlato di questo episodio per dimostrare come tra gli animali sia particolarmente forte il senso della solidarietà. Detto questo, ha senso dire “peggio delle bestie”? in alcuni casi tendiamo presuntuosamente a rendere gli animali antropomorfi. Innanzi tutto non credo che la nostra etica possa essere considerata un modello da seguire, anche perché le comunità animali  hanno proprie condotte, proprie abitudini, propri usi che integrano una specifica dignità. In proposito in passato ho apprezzato particolarmente un  romanzo che parlava delle vicende di un cane lupo femmina. Il rapporto molto bello fra il cane e la sue padrona, non era costruito sugli stereotipi umani. Tornando al documentario sui nazisti che mostrava solo la punta dell’iceberg della malvagità umana, in quanto il male radicale nell’uomo si esprime in tante altre forme meno straordinarie e quotidiane, è lecito chiedersi: “ Chi è la bestia?”. ROBERTO RAPACCINI



3 commenti:

Anonimo ha detto...

Sai bene Roberto quanto io abbia sofferto per la perdita della mia cara gatta e più volte ci siamo confrontati su come questi nostri amici siano straordinari. Il tuo post ne evidenzia le qualità e supera, nel suo divenire, la semplicità dell'elencazione delle qualità stesse fino a diventare occasione di riflessione attenta e profonda sulla natura umana.Che dire? grazie per questo spunto intelligente e puntuale sul quale sofermarci a riflettere al di là dei luoghi comuni
Chiara P.

ROBERTO R. ha detto...

Grazie, Chiaretta, siamo sempre in straordinaria sintonia....

Roberto Latini ha detto...

Credo che il punto analizzato da Roberto sia preciso. Noi umani abbiamo tante risorse e capacità, ma le sfruttiamo spesso con una modalità estremamente crudele, che non è bestiale, ma ontologicamente umana, strettamente umana.
Ma è qui che si gioca la valutazione del nostro umanissimo agire: l'animale non ha meriti per le sue "buone" azioni nè demeriti per quelle "cattive", azioni che per loro non sono buone nè cattive ma istintive. Nell'uomo merito o colpa invece hanno un senso pieno e reale.
Sky Robertace

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IN QUESTI ANNI ABBIAMO CORSO COSÌ VELOCEMENTE CHE DOBBIAMO ORA FERMARCI PERCHÈ LA NOSTRA ANIMA POSSA RAGGIUNGERCI

(Michael Ende)

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A chi può procedere malgrado gli enigmi, si apre una via. Sottomettiti agli enigmi e a ciò che è assolutamente incomprensibile. Ci sono ponti da capogiro, sospesi su abissi di perenne profondità. Ma tu segui gli enigmi.

(Carl Gustav Jung)