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In questi anni abbiamo corso così velocemente che dobbiamo ora fermarci perché la nostra anima possa raggiungerci. (Michael Ende) ---- A chi può procedere malgrado gli enigmi, si apre una via. Sottomettiti agli enigmi e a ciò che è assolutamente incomprensibile. Ci sono ponti da capogiro. Sospesi su abissi di perenne profondità. Ma tu segui gli enigmi. (Carl Gustav Jung)

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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO

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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO:QUANDO LA BANDA PASSAVA...
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360. RECENSIONI 2013 di Sky Robertace Latini




“MOMENTUM”    DGM (Italia) – 2013

Un disco frenetico che predilige l’arrangiamento iperveloce e linee vocali complesse che alla fine rischiano di risultare alquanto dispersive. In realtà si percepisce positivamente l’intento di realizzare un lavoro che si allontani da un songwriting scontato. La cosa riesce bene da questo punto di vista, ma solo per metà è capace di realizzare canzoni memorabili, in quanto la troppa variazione sui temi, rende le song un po’ troppo uguali tra loro, si perde la caratterizzazione dei singoli momenti. “REASON” è la traccia che apre l’album, e lo fa colpendo subito con dinamicità e potenza tramite il pezzo più bello. Ospite la gran bella voce del cantante statunitense Allen Russel. Cambi di tempo, ricchezza di pathos e pienezza strumentale. Assoli liquidi e atmosfera ariosa. “NUMB” è il brano più scuro del lotto. Un riff corposo che accompagna una linea vocale meno eccentrica, ma che sa donare appropriatezza e giusta dose di linearità. Tende meno allo spezzettamento rispetto alle altre song e così diventa riconoscibile e conseguentemente anche accessibile. Anche il ritornello diventa meglio fruibile. “PAGES”, con la violenza e la velocità iniziali, s’impone subito, e, in maniera molto intrigante, prosegue con forza e carattere anche nella linea cantata, stemperandosi un po’ nel ritornello. Nel complesso mantiene abbastanza bene l’aggressività. L’assolo chitarra-tastiere, molto bello, mette l’accento invece su un’atmosfera meno pressante, abbandonando la ritmica veloce. “REPAY” è una ballata che inizia col pianoforte. La voce limpida del cantante riesce a dare il giusto feeling all’emozionalità. Il passaggio dal momento più soft a quello leggermente più ritmato viene su, in un crescendo ben strutturato. Si vede che la band ha imparato bene come si costruiscono i buoni pezzi, anche se altrove non sempre sfruttano al meglio questa capacità. “CHAOS” inizia, come sembra loro abitudine, con un suono Power veloce che poi rallenta nelle parti cantate. Bello l’assolo che scende a cascata. “BLAME” si affaccia col pianoforte ma poi dà il via ad un riffing corposo. Le tastiere ricordano i vecchi film del terrore. Si tratta di un brano introspettivo e non dall’effetto immediato, sebbene si collochi adeguatamente nelle caratteristiche dinamiche dell’album. Un tempo medio che fa di questo uno dei pezzi meglio fruibili. Concludendo, le composizioni sono difficili da ricordare. Le linee melodiche del cantato sono tutte piuttosto morbide, ma l’apparente orecchiabilità poi dei ritornelli non è commerciale, essendo molto ricercata e tirandosela un pochetto. L’essenza del song-writing è un po’ schizoide, un po’ nervosa, e diventa un tratto distintivo sebbene non sempre utile allo scopo. Il genere appare essere un Progressive-Power metal abbastanza sui-generis, dato che se di prog si tratta non è quello classico alla Dream Theater e nemmeno alla Protest the Hero, anche se con essi c’è in comunione l’iperattività sonora. Buon lavoro, ma perché tante analogie con la band connazionale Empyrios, compresa la titolazione dei singoli brani con un solo termine? Per il semplice motivo che uno dei membri e compositore principali è il chitarrista Simone Mularoni, lo stesso dell’altra band.Bella la copertina e non per la grafica , ma per il concetto: tasti di pianoforte come un domino che cade e l’ultimo tasto è un essere umano. Nonostante le pecche il voto è piuttosto alto: 8. Un lavoro migliore del precedente “FRAME” del 2008, che fu piuttosto ordinario nel songwriting, tolte alcune frizzanti sonorità d’arrangiamento. Sky Robertace Latini

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“ZION”   Empyrios (Italy) – 2013

Questi italiani funambolici si ripresentano ai fan con un nuovo lavoro che appare migliore del precedente.  “NESCIENCE” introduce l’album con un’atmosfera cupa che schizza grumi di violenza qua e là, ma ricomponendosi nel ritornello orecchiabile. La voce pulita è invece sostituita da una aggressiva che tiene bene la tensione. Assolo di chitarra sinuoso e breve, lineare rispetto al contesto ipertrofico. “REVERIE” risulta tra i brani maggiormente melodici, è infatti la
linea cantata quella che assolutamente caratterizza la traccia. La potenza è perfettamente legata alla morbidezza, creando per contrasto un alto livello di eleganza. L’assolo progressive si divide in veloce prima e in soffice dopo, ma sempre molto fluido. “SQUARE ONE” inizia con una chitarra alla AC/DC, che viene soffocata da un arrangiamento che non lo è. Si tratta di un pezzo quadrato, meno elaborato, ma dal forte carattere. Uno dei pezzi più lineari del disco e forse per questo efficace. Atmosfera chiusa con un insistente senso di ossessione. Come al solito si apre alla luce con  il ritornello senza eccedere in solarità. La voce insinua un pò di ottimo growl. L’assolo prog come al solito si divide in due parti veloce-morbido. “ZION” si affaccia propotentemente con un groove pesantissimo, quasi thrash, poi viene infilata una certa sofficità che prosegue infatti con un cantato che di pesante ha ben poco. Ma l’effetto è suggestivo, e si prosegue nella buona orecchiabilità che ne fa seguire il percorso più facilmente, growl permettendo, a differenza degli altri pezzi precedenti. “BLACKMAIL” inizia con un middletime pieno di carica, su cui le tastiere algide creano freschezza, però il brano poi si velocizza E’ forse l’episodio più assimilabile dell’album, ben più di “Reverie”; nonostante non sia una ballata la linea vocale rimane bene in mente. Un bellissimo pezzo quasi Power. Interessanti i brani minori “Domino” per l’aria rarefatta ed atmosferica, e “Masters” per la cattiveria espressa mista ad un più ampio respiro. Forse avrebbero avuto bisogno di uno sviluppo ulteriore.  Che dire del disco? La musica è piena di campionature computerizzate. La batteria non accetta mai di fare un 4/4 lineare. Gli assoli sono tradizionali in contrapposizione alla struttura iperdinamica, nonostante colino sempre in modo liquido. Orecchiabilità in questa band non significa facile assimilazione, il cantato cerca sempre una linea melodica spezzettata e cangiante, partendo da modalità serie finendo sempre per cercare volontariamente la pseudo-commercialità del ritornello che commerciale alla fine non è affatto. Eppure i pezzi migliori sembrano quelli meno mattoidi, cioè più fruibili poiché ben afferrabili. Il fatto è che a volte i repentini cambiamenti non permettono soluzioni vocali d’impatto, troppo presi i musicisti a fare gli eccentrici piuttosto che a sottolineare i passaggi sonori. Bravi comunque perché non esiste in questo lavoro alcun momento piatto, e anche le cose più immediate non hanno mai il sapore della facile commercialità. Bene! Ma perchè tanti punti in comune coi compatrioti DGM? Forse perché uno dei membri e maggior compositore, tal Simone Mularoni alle chitarre, è in comune con loro?  Sky Robertace Latini

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IN QUESTI ANNI ABBIAMO CORSO COSÌ VELOCEMENTE CHE DOBBIAMO ORA FERMARCI PERCHÈ LA NOSTRA ANIMA POSSA RAGGIUNGERCI

(Michael Ende)

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A chi può procedere malgrado gli enigmi, si apre una via. Sottomettiti agli enigmi e a ciò che è assolutamente incomprensibile. Ci sono ponti da capogiro, sospesi su abissi di perenne profondità. Ma tu segui gli enigmi.

(Carl Gustav Jung)