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In questi anni abbiamo corso così velocemente che dobbiamo ora fermarci perché la nostra anima possa raggiungerci. (Michael Ende) ---- A chi può procedere malgrado gli enigmi, si apre una via. Sottomettiti agli enigmi e a ciò che è assolutamente incomprensibile. Ci sono ponti da capogiro. Sospesi su abissi di perenne profondità. Ma tu segui gli enigmi. (Carl Gustav Jung)

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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO

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372. “SECOND ACT” Giulio Rossi (Italia-Umbria) - 2013 - Recensione di Sky Robertace Latini



Il chitarrista dei ternani Synthesis ha pubblicato il suo secondo lavoro solista, riuscendo a realizzare un lavoro maggiormente curato e completo rispetto al 2009. Cinque cantanti si alternano su altrettanti brani senza però rovinare la compattezza stilistica del disco. L’album inizia con un intro sinfonico che ci fa capire quanto il classicismo sarà presente in tutto l’album. Un atteggiamento derivante da quell’Hard Rock che si è contaminato stilisticamente con la musica classica e che vide Blackmore e Malmsteen  esponenti di spicco. Dopo l’intro c’è un blocco di quattro brani che si sviluppano uno di seguito all’altro, e che rappresenta un eccellente livello compositivo: “COMES A TIME” è una mina PowerMetal come le era sul primo album solista del 2009 la traccia “Wasting all”; e infatti, per questo episodio veloce e tirato è stato scelto lo stesso cantante Stefano Firmani. Forte senso melodico nelle strofe della linea cantata. Assoli travolgenti tra tastiere e chitarra che marciano spediti e che vivono di vita propria. “ANYTHING MAKES ME BLIND”  è un pezzo hardmetal cadenzato da una ritmica intrigante. Canta Aldo Caprini, con una bella interpretazione calda (forse non sempre fluida). Si tratta della migliore linea vocale dell’album, davvero originale e personalizzata. Questo momento dà il senso della capacità compositiva di Giulio che non si perde in divagazioni ad effetto ma sa accentrare la sua sensibilità sul formato del songwriting. Ma poi l’assolo non manca di impreziosire con gusto un brano che è stilisticamente perfetto. La sovraincisione arricchente del coro è perfettamente incastonata nella struttura. Non è una canzone immediatamente accessibile, ma afferra l’ascoltatore dopo vari ascolti. “DREAM TO OPEN EYES” è uno strumentale elettrico la cui vivacità si basa sui riff più che sulla verve solista. Scorre fluido e senza mai far calare l’attenzione. L’assolo  si dipana liquidissimo donando l’enfasi giusta. Anche il basso di Giovanni Chirchirillo si vuole far presente con un caldo inserto assolutamente coerente col resto. Un pezzo grintoso. “STAZZEMA (VICTIMS OF HORROR)” è una composizione piena di Pathos che usa la morbidezza senza mielosità, e così facendo esprime al meglio il significato di ciò che racconta. Infatti la song è dedicata alle vittime dell’eccidio di Sant’Anna di Stazzema (Lucca) perpetrata dai nazisti nel ‘44. La voce densa e pastosa di Alessandro Zephyr sa dare il giusto peso alla drammaticità di questo evento. Come al solito si inserisce un assolo di ottima fattura che sa enfatizzare ancora di più una atmosfera di solenne commozione. Il lavoro prosegue con classe; “CLASSIC FIRE”, dal ritmo cadenzato e serrato, usa tutti i canoni di Rainbow e Malmsteen per esprimere una carica classicheggiante. L’indole è scoppiettante, eppure leggermente scura; e in questa atmosfera più heavy si conclude. “BEFORE THE LIGHT” presenta il singer Max evangelisti dei Synthesis che si esprime su un brano più orecchiabile e immediato. “ELECTRIC CAPRICE ORCHESTRA” gioca diversamente dagli altri brani strumentali presenti in questo lavoro. Il livello dell’arrangiamento è una base tastieristica suonata talvolta come riff metal, su cui si innesta un livello chitarristico solista che conduce il sentiero melodico. La ritmica sostenuta dalle tastiere riesce a sopperire all’assenza della batteria con interessante efficace. La cosa produce un effetto di stampo sinfonico, particolare. “PASSION AT SUNSET” è uno strumentale che mostra come Giulio sia un estimatore della tipologia Blackmoriana. La chitarra acustica morbida illumina ulteriormente una sensibilità compositiva e tecnica di un chitarrista che ama le raffinate scorrevolezze e che non inciampa mai in se stesso. Anche qui, come in passato, Giulio usa una cover: allora i Rainbow, stavolta il brano di Malmsteeen “RISING FORCE”. Impresa del tutto riuscita. La voce (dell’eccezionale Frank Marino) e tutti gli strumenti non lasciano adito a critiche, per una versione PowerMetal eseguita arditamente. In realtà vi è stata qualche perplessità sulla sezione della batteria considerata da alcuni troppo plastificata e ipertroficamente veloce, ma io non la percepisco negativamente, considerandola un ulteriore elemento di vivacità. L’album è concepito concettualmente con la mentalità degli anni ’80 ma realizzato con una produzione moderna e attuale, allontanandosi dal rischio di sembrare vintage. Rispetto ai Synthesis, le evoluzioni della chitarra dei suoi progetti solisti risultano maggiori per numero e riescono ad essere quell’elemento arricchente che non farebbe male nemmeno ai Synthesis.  Al di là degli assoli, Giulio Rossi sa inserire la sua chitarra dove serve e gli inserti non appaiono mai fini a se stessi come decorazioni in eccedenza, ma come elementi che promuovono passaggi specifici. Io amo particolarmente la sua capacità di usare compositivamente lo strumento, è infatti sempre messo al servizio della struttura anche quando realizza più strati; ciò riesce sia negli inserti solisti che nel modo di focalizzare i riff ritmici. Il song-writing è spesso velocemente accessibile, ma anche quando non è così, riesce sempre ad essere orecchiabile costruendo linee melodiche mai banali, che però dopo pochi ascolti si stampano in testa. Prodotto da Giulio Rossi, Co-prodotto da  Luigi Mazzesi LM Records e Roberto Sky latini.

Sky Robertace Latini

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(Michael Ende)

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A chi può procedere malgrado gli enigmi, si apre una via. Sottomettiti agli enigmi e a ciò che è assolutamente incomprensibile. Ci sono ponti da capogiro, sospesi su abissi di perenne profondità. Ma tu segui gli enigmi.

(Carl Gustav Jung)