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In questi anni abbiamo corso così velocemente che dobbiamo ora fermarci perché la nostra anima possa raggiungerci. (Michael Ende) ---- A chi può procedere malgrado gli enigmi, si apre una via. Sottomettiti agli enigmi e a ciò che è assolutamente incomprensibile. Ci sono ponti da capogiro. Sospesi su abissi di perenne profondità. Ma tu segui gli enigmi. (Carl Gustav Jung)

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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO

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398. “AVENTINE” AGNES OBEL (2013) - RECENSIONE di Roberto Rapaccini



Agnes Caroline Thaarup Obel, danese, appartiene a quel filone musicale le cui voci femminili sono veli leggeri su canzoni introspettive.  Una scuola che viene da Kate Bush prima e Tori Amos dopo, quali esempi principe. E’ una scia che passa dal pop al rock, dal country al celtico, dal jazz al blues, mantenendo sempre un cantautorato americaneggiante. E’ un filone che ha generato personaggi come Dido nel panorama commerciale, e come Obel in quella meno meanstream. A differenza di Tori Amos, il pianoforte che lei suona possiede un afflato classico alla Chopin e similari, che le proviene dalla madre, pianista. In verità l’impronta dell’album è musica classica solo nei passaggi ritmici, ma non nell’attitudine che è apertamente riferita a molteplici modelli. Il ritmo, solitamente pianistico o acustico, viene suonato piuttosto nervosamente, con ossessione e ostentazione, toccando spesso il ¾ del valzer , in un procedere che si contrappone energicamente al cantato soffuso. Nonostante tali suoni appaiano a primo ascolto morbidi, in realtà ripetono circolarmente il loro andamento con una ripetitività che perde parzialmente il senso del tenero, sostenendo un’anima invece che appare insofferente.  Il suo primo album è “Philharmonics” del 2010, ed ecco nel 2013 una seconda prova di valore. Il titolo è riferito proprio al monte di Roma: l’ Aventino.  Dopo una prima traccia strumentale, solo pianistica, invero molto semplice per quanto atmosferica, s’infilano  subito tre bei brani , uno meglio dell’altro. In realtà ben cinque sono le perle, ma anche i brani minori posseggono il loro fascino. “FUEL TO FIRE” si dipana su tessuto chitarra-piano in cui calda voce afona, associata ad  acuti e mormorii, canta un sentimento greve la cui dolcezza non appare spensierata. Ma è il violoncello a scurire densamente l’atmosfera. “DORIAN” è song più lineare della precedente, e appare leggermente meno  ombrosa. Ma porta comunque con sè un certo peso dell’anima. Il ritornello accende comunque una certa luminosità. “AVENTINE” è un valzer che con altri suoni pizzicati vuole portare aromi freschi e frizzanti che un violoncello pastoso non riesce a rabbuiare. “THE CURSE” è un altro ritmo ¾ che gioca sofficemente con una cadenza da conta fanciullesca. La voce è ancor più preponderante che negli altri pezzi e quando dalle strofe passa al ritornello si alza aumentando l’enfasi, in un momento che può essere considerato vicino alle cose di Kate Bush. “PASS THEM BY” è fra tutte le tracce il brano più marcatamente U.S.A, avvicinandosi alla verve western-countryrock che si percepisce tra le note. Anche i violini fanno il verso all’ambientazione classica del cantautorato americano.  Il violoncello diluito e fluido, con la sua consistenza,  fa quasi sempre da contraltare ai suoni agitati della ritmica, ma non libera da una sensazione di inquietudine, anzi spinge più in basso, senza mai diventare oppressivo, ma certo alla fine realizzando un carattere interlocutorio della musica, che non si apre mai alla rassicurazione. Attenzione, qui non troviamo malinconia, è che non c’è nemmeno quella triste dolcezza consolatoria di tanta musica soft. In effetti non si tratta di ballate, ed è proprio il ritmo a non lasciare in pace la melodia. Un disco che va ascoltato più volte per assimilarne la sostanza. Forse non l’artista fra le più originali in questo tipo di sound, però un’artista che sa elicitare con sensibilità le emozioni dell’ascoltatore, ponendo gli accenti giusti. Ringrazio Cristina Spera che nel blog ha iniziato questo percorso musicale, segnalando musica alternativa al mio target recensivo. Non conoscevo questa musicista, e ancora non so com’è il suo primo lavoro, che la critica pare abbia preferito a questo. Mi piace molto la corrente di questo tipo di stile, spesso difficilmente commerciale e molto raffinato, pur rimanendo semplice.  Sky Robertace Latini








1 commento:

Latini ha detto...

Cristina, quali sono i tuopi cinque brani preferiti di questo disco? Sono curioso visto che l'avevi segnalata tu.
Sky

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IN QUESTI ANNI ABBIAMO CORSO COSÌ VELOCEMENTE CHE DOBBIAMO ORA FERMARCI PERCHÈ LA NOSTRA ANIMA POSSA RAGGIUNGERCI

(Michael Ende)

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A chi può procedere malgrado gli enigmi, si apre una via. Sottomettiti agli enigmi e a ciò che è assolutamente incomprensibile. Ci sono ponti da capogiro, sospesi su abissi di perenne profondità. Ma tu segui gli enigmi.

(Carl Gustav Jung)