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In questi anni abbiamo corso così velocemente che dobbiamo ora fermarci perché la nostra anima possa raggiungerci. (Michael Ende) ---- A chi può procedere malgrado gli enigmi, si apre una via. Sottomettiti agli enigmi e a ciò che è assolutamente incomprensibile. Ci sono ponti da capogiro. Sospesi su abissi di perenne profondità. Ma tu segui gli enigmi. (Carl Gustav Jung)

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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO

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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO:QUANDO LA BANDA PASSAVA...
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400. SCAPPANDO DENTRO UN VICOLO CIECO un'Americana a Venezia



Mentre scrivo questo post, il mondo dello show business da New York a Hollywood è in grave lutto per la morte di Philip Seymour Hoffman, premiato attore già chiamato "maestro dell'arte" a 46 anni.  E' morto a Manhattan nel bagno della casa-ufficio dove alloggiava.  Pare che fosse separato dalla moglie e dai giovani figli.  La signora, anche lei impegnata nel mondo del teatro a New York, era esasperata dal vizio di suo marito.  Hoffman aveva smesso di drogarsi più di venti anni fa e poi ancora nel maggio di 2013.  Ma negli ultimi tempi era ricaduto.  Non è facile rinunciare all'eroina, dicono, nè fisicamente nè psicologicamente.  Qualche esperto dice che fra i tossicodipendenti che fanno uso dei derivativi dell'oppio, circa l'80% ricade nella trappola dopo esserne uscito una prima volta.  Hoffman aveva l'ago ancora conficcato nel braccio, quando è stato trovato per terra dal socio--forse più di un socio.  (Ormai la sua vita privata non è più privata.)  Hoffman lascia non solo i propri cari, ma anche tanti progetti sospesi.  Le reazioni alla notizia della morte sono state quasi unanime: un'enorme perdita.  Era considerato il più grande attore americano della sua generazione.  Pochi colleghi hanno parlato apertamente della causa della morte.  E' stata molto candida invece la moglie di un metallaro famoso, il quale per fare impressione mentre ubriaco fradicio ha staccato con i denti le teste di due colombe vive davanti a testimoni; questa moglie ha saputo incolpare "i demoni," parola sua, che tormentavano Hoffman.  Come ha detto la Osbourne, l'attore sembrava forte, ma chissà quale guerra interiore combatteva.  Durante un'intervista a gennaio, una giornalista gli ha chiesto se si identificasse con il suo ultimo personaggio, la spia anziana Gunther Bachmann, protagonista del nuovo film basato su un romanzo di John Le Carrè.  Hoffman, spettinato, non rasato, e con i polsi del giaccone consumati, ha detto di sì, che lui capiva bene il personaggio, specialmente "la sua solitudine."  Ho visto il velo di lacrime negli occhi.  Forse Hoffman voleva tornare dalla famiglia, ma sapeva di non avere più la forza di smettere di bucarsi.  Può darsi che si vergognasse, sapendo di non essere tutto di un pezzo come credevano tutti, anche i vicini di casa.  I demoni non l'hanno mollato.  Invece, l'hanno trascinato via.  Ha vinto la droga, e con essa, la sconfitta totale di una persona con ancora molto da dare.  Perché ci si droga?  Ho fatto questa domanda a diversi adolescenti prima della morte di Hoffman.  Le risposte non venivano subito.  Uno finalmente ha suggerito "per stare bene."  Una ragazza già maggiorenne ha ammesso che lei desidera provare tutte le droghe, cominciando con la cocaina.  Qualcuno ha detto che la droga aumenta la creatività, che gli hacker usano l'LSD per trovare nuove soluzioni.  Boh.  A me non risulta che la droga ci metta sulla strada del benessere.  Se fosse così, vivremmo in un mondo pieno di persone sane e felici.  Il problema di base, credo, sia che tante persone vorrebbero andare in giro anestetizzate.  La vita per loro è quasi insopportabile così com'è.  C'è chi prova la droga per vuoto, per disagio, per angoscia, per motivi sociali.  C'è chi per divertimento, finisce ad assumere le stesse droghe create per gli ammalati che devono combattere atroci dolori.  A mio avviso, ci si droga per scappare da qualcosa.  Non importa se col fumo, con la pasticca, col bicchiere o con la siringa.  L'importante per il drogato è fuggire.  Dal punto di vista spirituale, drogarsi è un atto debole.  Ci vuole coraggio per affrontare la solitudine, la noia o i problemi personali.  Poco importa se così fan tutti.  Buddha cercava una soluzione non-tossica al problema della sofferenza.  Dopo anni di prove,  elaborò quattro verità.  La prima afferma che "Tutto è sofferenza."  Finché non ci liberiamo in modo spirituale, siamo sulla montagna russa delle emozioni, la malattia, la vecchiaia, la morte.  La seconda verità è ancora più semplice:  "La causa della sofferenza è l'attaccamento."  Siamo dipendenti dall'erba-voglio che non cresce neanche nel giardino del re.  La terza verità ci assicura che è possibile far cessare la sofferenza, oppure di imparare a conviverci senza soffrire.  Poi la quarta verità è un metodo, il Nobile Ottuplice Sentiero, una combinazione di principi che aprono la strada al vero sollievo.  Con uno sforzo e un bel pò di filosofia, si può star bene senza farsi male e senza assumere sostanze tossiche.  Penso alla famiglia e agli intimi di Hoffman, al loro grande dolore.  Penso anche ai colleghi ed ai suoi ammiratori.  Quanto male ha cagionato loro a causa del suo attaccamento alla droga, a quell'abitudine di scappare in un vicolo cieco?  E quanto male ha fatto a se stesso?  Preghiamo per l'anima sua, e per l'anima di tutte le persone che in modo simile sono morte invano pur di non soffrire.    UN’AMERICANA A VENEZIA







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IN QUESTI ANNI ABBIAMO CORSO COSÌ VELOCEMENTE CHE DOBBIAMO ORA FERMARCI PERCHÈ LA NOSTRA ANIMA POSSA RAGGIUNGERCI

(Michael Ende)

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A chi può procedere malgrado gli enigmi, si apre una via. Sottomettiti agli enigmi e a ciò che è assolutamente incomprensibile. Ci sono ponti da capogiro, sospesi su abissi di perenne profondità. Ma tu segui gli enigmi.

(Carl Gustav Jung)