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In questi anni abbiamo corso così velocemente che dobbiamo ora fermarci perché la nostra anima possa raggiungerci. (Michael Ende) ---- A chi può procedere malgrado gli enigmi, si apre una via. Sottomettiti agli enigmi e a ciò che è assolutamente incomprensibile. Ci sono ponti da capogiro. Sospesi su abissi di perenne profondità. Ma tu segui gli enigmi. (Carl Gustav Jung)

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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO

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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO:QUANDO LA BANDA PASSAVA...
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409. RECENSIONI 2014 di Sky Robertace Latini

“DAWN OF THE BRAVE” – 2014               Van Canto (Germania)



Il Metal non ha bisogno necessariamente di chitarra distorta, lo dimostra ancora una volta questa band che con le voci arrangia i pezzi a cappella in maniera assolutamente interna al tipo di musica. Stavolta però è tutto meno esplicito. Più che una performance incentrata sulla prestazione canora si è molto puntato al valore strutturale della forma canzone. E’ un disco di puro metal, e metal epico. La voce maschile e femminile si alternano al canto solista tra un brano e l’altro. Non abbiamo elicitazioni virtuosistiche tipo gli acuti di Halford (Judas Priest) o le enfasi liriche di R.J.Dio, però le ugole sono di tutto rispetto dal punto di vista tecnico/espressivo. Non poteva essere diversamente visto che tutto si basa sul gioco vocale. Tra gli strumenti abbiamo solo la batteria che diventa importante. Gli altri cinque membri sono cantanti (una di loro è donna) che realizzano ognuno sempre lo stesso strumento, cioè chi fa la parte del basso fa sempre quella ed è così per tutti. Basso ed altri suoni quindi sono tutti vocalizzati come al solito. Nello specifico la realizzazione vocale degli assoli sembra fatta con la chitarra fornita di sordina, ed è l’unica cosa limitata nel suo potenziale. Album numero cinque dal 2006, una conferma di pregio nel panorama metal. Brani molto tipici del genere epico sono la energetica “Fight for your life” e “Badaboom”(di questa realizzato un video ironico) con la loro dinamica PowerMetal. Ma c’è anche il posto per un momento Street con l’agguerrita “Steel Breaker”. Le voci si intrecciano  e si sovrappongono con grande corposità dando forza corale ed evitando cali di tensione.  Ma tra le cose migliori troviamo parti meno scontate con alto feeling emozionale delle melodie: “TO THE MOUNTAINS” sfrutta al meglio l’interpretazione al femminile, sapendo dare ampio respiro al brano, e pathos. “THE AWAKENING” è anch’essa tosta e veloce. Canto principale femminile. Insieme a “TO the mountain” la migliore del lotto. “UNHOLY” risulta meno veloce e un po’ più greve, sebbene anch’essa sia orecchiabile, con accattivante coralità. “MY UTOPIA” è un’altro potente flash, con un ponte folk, che sprizza divertimento e tiro saltellante. La vicinanza stilistica più prossima è quella dei Gamma Ray. Otto sono i brani originali. Quattro le cover, di cui solo due sono riuscite davvero. Infatti “The final countdown” degli Europe e “Paranoid” dei BlackSabbath non possiedono valore aggiunto. In particolare va fatta menzione di “Holding out for a Hero” di BonnieTyler, che stava sull’album “Footloose”, davvero entusiasmante. Carina anche la versione della dolce “Into the west” dalla colonna sonora del “Signore degli Anelli”. Essere al quinto album fa si che questo gruppo non sia più visto come “la novità” o con “curiosità”; ormai è un normale combo del quale vogliamo valutare l’estro creativo come succede per qualsiasi altra band. Significa che non lo si guarda più per la sua specificità a cappella, ma ha acquistato una propria dignità musicale. Si godono i pezzi al di là della loro forma di arrangiamento. Non essendoci più l’effetto sorpresa, se ne studia l’effettivo valore compositivo. Il risultato merita la più ampia promozione, i Van Canto sono tra i migliori metaller della scena.



***



“SHINE” - 2014        Indica (Finlandia)



Non so come salvare queste ragazze finlandesi. Vorrei, davvero, ma non posso. Pare di sentire una bambina recitare una filastrocca: la vocetta della cantante è troppo puerile e le linee melodiche adatte allo Zecchino D’Oro. Talvolta sembrano i parenti infantili dei Cranberries, senza riuscire a replicarne il fascino (“A definite maybe”). Talvolta pare ascoltare Nelly Furtado che incontra i Cranberries (Uncovered) anche in questo caso senza avere l’esuberanza ne dell’una degli altri. Dà piacere ascoltarle perché gli spunti che sono buoni attirano, però le soluzioni alla fine risultano troppo deboli come in “Run run” o addirittura inutilmente banali come in “Hush now baby” dove manca anche lo spunto a cui aggrapparsi. Neanche fare il verso alla New wave degli anni ’80 le salva (“A kid  in the playground”).  Sei album, e questo è il secondo che sento dal 2010; non rappresentano nulla di importante nel panorama musicale. Perché provarne di nuovo l’ascolto? E infatti non era mia intenzione, ma mio figlio ha voluto sentirle e poi me la ha appioppiate, e siccome le recensioni affermavano che c’era una crescita artistica, sono caduto nella trappola. La crescita in realtà non c’è stata; pop rock meno stucchevole che negli album passati per alcuni episodi, in quanto in possesso di una maggiore seriosità, ma peggiore e ancor più stucchevole in altri episodi. Senza contare le canzoni pallose come “Humming bird”. Poi manca il brano che si evidenzi per impatto e qualità, cosa presente nei lavori precedenti. Se anche fosse considerabile come migliore, è come se fossero salite appena due gradini su una scalinata altissima. La sufficienza non è possibile. Alla fine il genere risulta più pop che rock, e di metal nemmeno l’ombra. In patria vinsero tempo fa due dischi d’oro, ma quanta musica leggera e pop di dubbio valore li vince? “MOUNTAIN MADE OF STONE” fa iniziare l’album con un minimo di incisività, per un brano di una certa atmosferica magia, soprattutto considerando il finale in crescendo. Non possiede alcun tipo di complessità come è per le tracce successive, però un buon arrangiamento riesce ad alzare il senso di autorevolezza, per quel che è possibile. “GOODBYE TO BERLIN” è forse l’unico episodio davvero riuscito. Un rock leggerissimo, un po’ più tenace dei Roxette, ma di poco; disimpegnato eppure gustoso. Alla fine si ha tra le mani un insieme molto soft, poco dinamico se non per dei guizzi rari. Soprattutto una manciata di canzoni di cui fare tranquillamente a meno. Se questa è la strada per l’età adulta, non si arriverà nemmeno all’adolescenza. Tornando alle recensioni degli addetti ai lavori, in realtà ne esistono varie che distruggono la band, e a quelle mi associo.



Sky Robertace Latini



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IN QUESTI ANNI ABBIAMO CORSO COSÌ VELOCEMENTE CHE DOBBIAMO ORA FERMARCI PERCHÈ LA NOSTRA ANIMA POSSA RAGGIUNGERCI

(Michael Ende)

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A chi può procedere malgrado gli enigmi, si apre una via. Sottomettiti agli enigmi e a ciò che è assolutamente incomprensibile. Ci sono ponti da capogiro, sospesi su abissi di perenne profondità. Ma tu segui gli enigmi.

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