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In questi anni abbiamo corso così velocemente che dobbiamo ora fermarci perché la nostra anima possa raggiungerci. (Michael Ende) ---- A chi può procedere malgrado gli enigmi, si apre una via. Sottomettiti agli enigmi e a ciò che è assolutamente incomprensibile. Ci sono ponti da capogiro. Sospesi su abissi di perenne profondità. Ma tu segui gli enigmi. (Carl Gustav Jung)

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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO

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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO:QUANDO LA BANDA PASSAVA...
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421. RECENSIONI 2014 di Sky Robertace Latini



“HYDRA” – 2014     Whitin Temptation-Olanda

Se si fa l’operazione di realizzare un album commerciale, questo è il modello da utilizzare. Non il migliore in questo senso, ma comunque ottimamente riuscito. Ogni pezzo appare come adatto a realizzare un singolo, ma la forza non è assente. Quello che manca è lo spessore compositivo del passato, un passato molto più di sostanza. Ma è ormai due album che è così, dall’”Unforgivin’” del 2011, pur essendo qui migliorati. Per chi ama anche il rock più fruibile ( e io sono fra quelli) questa opera non deluderà. La voce di Sharon non è mai stata all’altezza di Simone Simones degli Epica o della finlandese Tarja Turunen, e nemmeno di Charlotte Wessels dei Delain o della norvegese Liv Kristine. Però possiede la sua acuta bellezza, che qui però usa meno, accontentandosi di essere catchy, adattissima per lo stile attuale, che è piuttosto lineare. E’ una band semplificata, che non vuole sorprendere, quanto afferrare l’ascoltatore in un abbraccio immediato. A volte si sfiora il pop-rock altalenando la performance sonora tra Pat Benatar e le russe Tatu e addirittura la pseudo disco-pop di Kylie Minogue in “Covered by the roses”. Ma l’effetto è positivo vivendo con frizzantezza e dinamicità senza cadute di tono. Se si cercano song del livello di alcune perle del passato (“See who I am?” o “Morther earth”), non si trovano. Non che l’orecchiabilità sia una novità, essa è sempre stata presente nella predisposizione della band, ma qui ha deciso di essere preponderante, quasi totalizzante.“DANGEROUS” è un bel pezzo rampante anche se c’è il sintetizzatore da Techno-disco, e una presenza  vocale dell’ospite Howard Jones (ex-Killswitch, gruppo Metalcore) ben messa nella linea melodica. “PARADISE”, già uscita con l’ep precedentemente all’album (contenente anche demo di pezzi qui presenti), presenta invece come ospite Tarja,  che aumenta il valore di una pur bella song. “SILVER MOONLIGHT” Brano fresco la cui particolarità è ricordare ritmicamente “Over the hills and far away” di Gary Moore. “TELL ME WHY” è forse la più vicina al metallo che c’è. Inonda subito con la distorsione montante e cori pieni. Poi un groove potente sostiene una voce emozionale e tesa. Le pause soft  non diminuiscono il tono forte della canzone più seriosa di tutto l’album. Brano un po’ sottotono è la non originale “Whole world watching” (su cui è stato girato un video poco intrigante), mentre minore è “And we run” dove appare, senza utilità pur non rovinando il brano, il cantato rap di Xzbit (solo una scelta dio mercato). Non si può fare a meno della critica negativa poiché il confronto col loro passato non può che elicitarla; vedendola in altro modo è proprio l’abilità acquisita negli anni che fa di questo disco un buon lavoro, su una orecchiabilità ben progettata, e quindi incisiva, che non snatura l’essenza dei within. Non c’è appiattimento, per cui si vive una piacevole emozionalità. Pur lontana dalla verve dei grandi artisti, esiste un’attrazione che porta ad apprezzarne l’nsieme. Leggerezza positiva e brillante che invoglia a proseguire e ricominciare l’ascolto.

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“THE HUMAN CONTRADICTION”   Delain (2014-Olanda)

Se i Within Temptation, che sono la band madre dei Delain (in quanto uno dei componenti, il tastierista Westerholt, lasciò quelli e fondò questa), sono diminuiti come profondità artistica, i Delain sono invece cresciuti. Ora il Gothic Metal è meglio rappresentato dai Delain che dai Within, e non solo rispetto all’altra band, ma proprio rispetto a se stessi, raggiungendo un livello che prima non avevano. C’è vero pathos e un rinforzo sonoro in grado di fornire quella tempra che mancava negli album passati.  “HERE COME THE VOLTURE” ispira una atmosfera fortemente drammatica. Con una iniziale soft voice si esprime una teatralità che prosegue anche con l’entrata del riff compatto. “YOUR BODY IS A BATTLEGROUND” altrettanto emotivamente forte, rispetto alla precedente si evolve più dura e rock. La voce maschile è maggiormente  tesa rispetto alla femminile che invece descrive una essenza interlocutoria fino a quando diventa aperta e orecchiabilmente diretta. “ARMY OF DOLLS” rimane uno dei momenti migliori dell’album anche se meno potente. Sta a metà tra l’orecchiabilità commerciale e l’afflato ammaliante, quest’ultimo si pone come ponte centrale mutando la song verso un tratto più rarefatto. “THE TRAGEDY OF THE COMMONS” risulta affascinante. Tocca dolcezza e solennità inframmezzata da attimi ruvidi. Contiene un feeling lirico e una coralità di ampio respiro pur utilizzando riff secchi e netti.  “SCARLET”, che è una bonus-track, è una ballata classicamente gotica impregnata di respiro poetico. Strano che non abbia trovato posto nell’edizione base dell’album in quanto assolutamente all’altezza del resto.  Le song minori posseggono comunque un certo spessore, dato che il livello di base è alto. Vi sono episodi orecchiabili che caratteristiche energiche, e non usano la commercialità dei Within Temptation, rimanendo su una intensità maggiore. Parliamo delle cadenzate “Stardust”; “My masque rade” e “Lullaby”. Si infilano parziali sinfonismi sul goticismo di base, e c’è anche una canzone davvero sinfonica che è “Sing to me”, ma che è troppo alla Nightwish (soprattutto nel riffing, oltre che nel duetto tra cantante uomo e donna). Pure il groove è attivamente capace di mantenere l’eleganza (“Tell me, mechanist”). L’uso del growl non è accademico ma realmente fonte di feeling.  Dal romanzo di Octavia Butlers nascono i testi.  Gli scontri umani vivono sulle differenze, e le azioni distruttrici che ne derivano esprimono la contraddittorietà dell’essere vivente che parla di pace ma agisce per il suo contrario. Le liriche serie rendono i Delain simili ai conterranei Epica che scrivono ugualmente testi impegnati.  “We are the others” del 2012 era un buon disco, anche frizzante, che però non regalava nulla di nuovo al panorama Metal. Oggi la crescita ha portato invece la band ai livelli che differenziano la mediocrità dall’eccellenza. Un disco da non lasciar scappare, ma anche l’unico dei Delain che vale la pena di ascoltare.

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“THE QUANTUM ENIGMA”-2014     Epica (Olanda)

Ancora una volta gli Epica abbattono ogni concorrenza, rimanendo in vetta alla qualità, irrangiungibili, ed eguagliando se stessi come valore di musicale. “Requiem for the indifferent” del 2012 era riuscito così bene che ci si aspettava una certa difficoltà a starvi a pari (del resto la title-track rimane ancor oggi la migliore tra le composizioni della band). Pompati al massimo epicità e sinfonismo, anche la durezza fa il suo bell’effetto. L’ipertrofia presentata non appare di plastica, ma anzi molto efficace e piena di pathos. L’album precedente invece era più diretto, infatti questo va riascoltato più volte, ma una volta entratovi, le emozioni sono tante. Ridondanza ed intrecci  non ne fanno comunque un songwriting difficile, ma nemmeno siamo di fronte a canzoncine da canticchiare con immediatezza. La riuscita è anche interpretativa di una cantante che dà come al solito il meglio di sé, nella sua impostazione lirica. Anche il cantato maschio in growl s’infila là dove serve, adoperandosi a dare quel qualcosa in più senza voler essere cattivi ad ogni passaggio, ma rinforzando invece i momenti che devono essere tonici. Tutto il cantato, in realtà, anche quello femminile di Simon Simones, non eccede mai, servo della struttura portante. Se l’arrangiamento è potente, l’equilibrio compositivo è perfetto, assolutamente nessuna parte sovrasta le altre, e si che un arrangiamento tanto ricco poteva farlo accadere. Però è la stessa veste sonora a farsi centrale a sostegno delle melodie. Se inizialmente l’opera getta sull’ascoltatore il lato più violento e pesante, successivamente si hanno brani più lineari e aperti, mentre nel finale del disco si torna su picchi elevati.  “THE SECOND STONE”è dura ma possiede ritornello suadente ed invitante. Un agguerrito attacco che contiene anche afflato tenero. L’assolo di chitarra è chiaramente metal e ricorda a tutti che anche questo genere di musica è legato all’Heavy del passato. “THE ESSENCE OF SILENCE”” è altrettanto dura ma esplicità maggiore oscurità, ed infatti presenta anche un growl intransigente. La linea melodica femminile è però ancora una volta altamente fascinosa e ammaliatrice. Possente epicità. “OMEN-THE GHOULISH MALADY”  registra una verve più morbida ma il carattere è tonico.  Atmosfera ariosa con una naturale predisposizione alle aperture, soprattutto vocali. “CANVANS OF LIFE”  si alza ben in alto con soavità e dolcezza. Il pianoforte delicato e la chitarra acustica introducono l’ascoltatore ad una voce bella e soffusa. E poi c’è un crescendo di intensità di passione e classicismo. “NATURAL CORRUPTION” è penetrante, anche per la sua facile assimilazione data la struttura più semplice, ma non manca di calore grazie a riff decisi e netti, oltre ad un cantato senza debolezze. Termina con una progressione densa che pare essere la fine dell’album stesso, ma non è così. “THE QUANTUM ENIGMA-KINGDOM OF HEAVEN PART II” è invece la song più inquieta e rarefatta. Vive di un sentimento malinconico nonostante la cavalcata sostanziosa. Contiene un po’ di progressive sound, ma sul finale si fa maestosamente epico. Un album da brivido.  E’ un continuo correre verso una elettrica fiamma. L’enfasi non cala mai. L’elemento compositivo principale è il sinfonismo che determina l’assoluta appartenenza al genere di riferimento, di cui paiono ora le guide, superando persino i primi della classe di Nightwish e Rhapsody Of Fire. Sarà sicuramente il miglior album metal del 2014. Non dare voto 10 a questo capitolo discografico significa disconoscere proprio tutto il genere  Symphonic Metal. Non è possibile criticare gli attuali Epica; essi ora siedono su questo trono di dei.

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 Sky Robertace Latini














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IN QUESTI ANNI ABBIAMO CORSO COSÌ VELOCEMENTE CHE DOBBIAMO ORA FERMARCI PERCHÈ LA NOSTRA ANIMA POSSA RAGGIUNGERCI

(Michael Ende)

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A chi può procedere malgrado gli enigmi, si apre una via. Sottomettiti agli enigmi e a ciò che è assolutamente incomprensibile. Ci sono ponti da capogiro, sospesi su abissi di perenne profondità. Ma tu segui gli enigmi.

(Carl Gustav Jung)