424. UN GATTO DAL VOLTO UMANO di Cristina Giacometti

Qualche giorno fa, mi sono imbattuta in una vecchia edizione Adelphiana del poema seicentesco di Lope de Vega “Gattomachia” e non ho potuto fare a meno di acquistarla a causa del mio grande amore per i gatti. Questo poema ha per protagonista il gatto Marramachiz, infelicemente innamorato di Zapachilda, gatta affascinante ed irraggiungibile. Ecco il ritratto che ne fa l’autore: “Sopra l’alto comignolo di un tetto/la bella Zapachilda al fresco vento/se ne stava seduta/e si leccava tutta con gravità e sussiego/come se fosse gatta di convento”. Leggendo questo poema ho scoperto che l’autore possiede la straordinaria facoltà di entrare nella pelle dei gatti rendendoli umani, per poi uscirne improvvisamente e trattarli ancora da gatti in tutte le loro manifestazioni di natura gattesca o come dice Lope “micia”. Chi si nasconde in Marramachiz? Ogni lettore, con un po’ di fantasia , può immedesimarsi in quello eroe picaresco ed infelice di Marramachiz che frulla insieme sentimenti umani e non. L’artificio letterario di Lope, in fin dei conti, è quello che tutti noi facciamo quando vogliamo comprendere il comportamento di un nostro simile: ci mettiamo nei suoi panni e molte volte lo facciamo anche se l’altro è un gatto. CRISTINA GIACOMETTI