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In questi anni abbiamo corso così velocemente che dobbiamo ora fermarci perché la nostra anima possa raggiungerci. (Michael Ende) ---- A chi può procedere malgrado gli enigmi, si apre una via. Sottomettiti agli enigmi e a ciò che è assolutamente incomprensibile. Ci sono ponti da capogiro. Sospesi su abissi di perenne profondità. Ma tu segui gli enigmi. (Carl Gustav Jung)

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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO

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472. “STEELCRUSHER” (2014) - Hammercult (Israele) Sonik Attack Records/SPV di Sky Robertace Latini



Da Israele arriva il terzo lavoro da studio dei “martellatori” (il primo è un minicd del 2011). La tipologia estetica è violenta ma non innovativa, eppure in grado di colpire efficacemente. Catalogato fra il Thrash ed il Death, si rende fruibile proprio per le sue slinguate Thrasheggianti, nonostante rimanga ostico a chi non è abituato al genere. Il modo di scrivere non risulta complesso, preferendo dare pugni diretti e rimanere nella semplicità, in questo avvicinandosi all’atteggiamento punkcore, che anche i cori latrati sottolineano. Il suono orientaleggiante di altri gruppi israeliani qui non c’è, ci prova solo l’intro “Hymn to the Steel” e ancor meno si trova nella title-track che ne immette solo un accenno. Per il resto è tipico e folle “american/european style”. “STEELCRUSHER” ha urgente voglia di esplodere e la sua compattezza è il classico attacco frontale senza tentennamenti. C’è epicità guerriera e tutto il brano suona feroce. La chitarra solista impazza furibonda e velocissima. Pur essendo un episodio estremo, non appare semplicistico, anzi è uno dei momenti migliori, il cui songwriting è ben curato. “INTO HELL” è atmosferico rimanendo nella pesante espressività. La cosa più bella è il suo assolo, fluido e meno compresso del brano.  “WE ARE THE PEOPLE” è forse la song migliore del lotto. Il cantato è orecchiabile per quanto lo permette il loro stile, dentro infatti vi è un ammorbidimento relativo rispetto a tutto il lavoro. Il pezzo comunque rimane aggressivo, e sia per ritmica che per attitudine rimane una pazza battaglia. “METAL RULES THE NIGHT” rappresenta dell’album l’ambito più lineare e primitivo. C’è compattezza e brevità, nessun fronzolo e nessuna idea intellettualistica. Del resto il testo ricalca la musica: divertente icona metallara con le tradizionali frasi di rito sul fregarsene nello stile di “Sesso, birra e Rock’n’Roll”. E’ accompagnato da un video a cartone animato che spinge sull’ironia. Maggiore attitudine punk si denota in “Satanic Lust” che di satanico atmosfericamente ha ben poco, ma dal punto di vista formale ricorda appunto la scorribanda punkeggiante. Poi nel finale si mescola il Thrash con il  commerciale Metalcore di “In the Name of the Fallen”, uscendo dall’input stilistico fin qui utilizzato andandoci a perdere in grinta, del resto si tratta di una traccia minore, ma non andava posta proprio al termine dell’opera, in quanto l’ascoltatore viene salutato  con un suono che lascia “l’amaro nelle orecchie”. Una certa maturità c’è, ma si alternano buone prove con altre meno avvincenti. Escursioni come “Liar” e “Damnation arise” abbassano il livello globale. Ciò che salta agli occhi come talvolta critica, è l’esibizione di linee vocali spesso povere. Troviamo tre modalità tecniche di cantato: lo Screaming utilizzato più ampiamente; il growl non così scuro e la deflagrazione dei cori abbaiati che si comporta da ritornello o da sottolineatura di passaggi sonori. Quest’ultima sopperisce all’assenza di musicalità, dirigendo con migliore impatto la linea cantata. Non c’è rozzezza pur sviscerandosi una brutalità istintiva.  Il Martello è il loro simbolo (la parola è nel moniker) e lo manovrano bestialmente, conservando però un minimo di evocativa sostanza. Alcuni brani paiono promettere più di ciò che è stato suonato, lasciando intravedere spazi che potevano essere migliorati e arricchiti, come anche abbiamo visto per la voce. Forse però i membri del gruppo non sono capaci di vederli. Quello che vince è il divertimento che non fa del disco una opera imprescindibile, e che però soddisfa il lato più focoso. Si sente lo spirito del vero metallaro, legato alla buona tecnica, e alla fine è ciò che conta per le fiamme di una notte.
1.     Hymn to the Steel
2.     Steelcrusher
3.     Metal rules the Night
4.     Into Hell
5.     We are the People
6.     Burning the Road
7.     Ironbound
8.     Unholy Art
9.     Satanic Lust
10.   Liar
11.   Damnation arise
12.   Heading for War
13.   In the name of the fallen
Yakir Shocat – voce
Arie Aranovich – chitarra
Guy Ben David – chitarra
Elad Manor – basso
Maayan Henik – batteria
                    
Sky Robertace Latini



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IN QUESTI ANNI ABBIAMO CORSO COSÌ VELOCEMENTE CHE DOBBIAMO ORA FERMARCI PERCHÈ LA NOSTRA ANIMA POSSA RAGGIUNGERCI

(Michael Ende)

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A chi può procedere malgrado gli enigmi, si apre una via. Sottomettiti agli enigmi e a ciò che è assolutamente incomprensibile. Ci sono ponti da capogiro, sospesi su abissi di perenne profondità. Ma tu segui gli enigmi.

(Carl Gustav Jung)