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In questi anni abbiamo corso così velocemente che dobbiamo ora fermarci perché la nostra anima possa raggiungerci. (Michael Ende) ---- A chi può procedere malgrado gli enigmi, si apre una via. Sottomettiti agli enigmi e a ciò che è assolutamente incomprensibile. Ci sono ponti da capogiro. Sospesi su abissi di perenne profondità. Ma tu segui gli enigmi. (Carl Gustav Jung)

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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO

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490. RECENSIONE - “CODE 301” (2015) - L.O.V. (Loudness Of Violence) di Sky Robertace Latini




Ci troviamo di fronte ad una nuova band italiana in quel di Terni, città in cui la crisi industriale trova sfogo in gruppi che suonano il metal più estremo, come una fucina di metallo da acciaieria. In tal senso è andata la direzione metallica della città negli ultimi anni. Si tratta già di musicisti con esperienza, e la nuova formazione ne mischia membri provenienti da altri combo. Il lavoro è stato presentato solo in rete, senza quindi formato fisico (cioè non esiste il cd). L’album è infatti disponibile in download gratuito presso il loro sito  www.lovband.com L.O.V.LOUDNESS OF VIOLENCE. L’inizio dell’album trae in inganno, sembra di stare di fronte ad una band non così personale, fornendo due primi brani ( “Lonely Shooting” e “No Regrets”; entrambi dopo l’intro) che, sì, cercano l’affondo impattante, ma rimanendo, per quanto costruttivamente, nella media di ciò che il mercato offre già da tempo. Invece il prosieguo dell’ascolto porta a chicche di più alto livello, e alla fine l’opera è qualitativamente apprezzabile. “NIHIL APPROCHE” è il primo momento di valore, con un’anima pesante ma comunque variabile sia per ritmo che nelle atmosfere che nel cantato, trovando soluzioni interessanti intrecciate nel songwriting, compreso un formato sludge tra basso grevemente ossessivo e chitarra melmosa che appare due volte, una delle quali prima e durante l’assolo finale. “WISH” appare come l’episodio migliore per l’atmosfera profonda che crea. Un ritmo cadenzato da headbanging continuato e una forza Black, ancora una volta pressato da un basso oscuro. Una song dannata in cui la maledizione sonora si scaglia cupa e poi si scatena con un aumento di velocità quasi ballabile che però non vede mai la luce della speranza. Un cenno di sonorità orientaleggiante inietta una lacrima raffinata. “HIDDEN HEART”, che appare nella terna delle migliori appena descritta, è quella che meglio si rifà al Metalcore della band da cui provengono alcuni membri, cioè dai concittadini “Light Silent Death”. Tra la melodia e la cattiveria si denota una anima prog che non stona nella filosofia dell’album. I tre brani suddetti hanno meno istintività, ma ne guadagnano in capacità espressiva.  Vi sono in realtà altri begli scoppi al calor furente in questo full-lenght, il quale risulta molto attuale pur avendo un suono talvolta vintage Black Metal, dentro la corrosione Death.  Nelle ispirazioni si sentono gli aggressivi Necrodeath italiani e gli atmosferici In Flame, e poi altre influenze naturalmente, ma non mancano i riffing del classico Heavy e del tradizionale Thrash. Una cioè ricca sequenza di sfumature forgiata con una abilità che rifugge la piattezza. Parlare di binomio Death/metalcore, così come la band stessa si descrive, è da ritenersi non sufficiente a descrivere i L.O.V. Le capacità interpretative sono ampie e si sviluppano su un’ottima tenuta tecnica. La validità è strumentale e canora al tempo stesso. Le modalità di canto sono tre: uno è perfettamente growl, altre due sono meno evidentemente divisibili, ma si tratta di uno screaming che sta tra la rabbia e il lamento disperato (quest’ultimo può, alla lontana,cioè per attitudine, far pensare a King Diamond), a seconda dei passaggi sonori diventa l’uno o l’altro. Nell’insieme la melodicità appare mediata da una prevaricazione di violenza, così come dettato dal moniker (“Loudness Of Violence”). La cosa permette alla linea orecchiabile di non divenire mai melensa, anzi di mantenere la tensione emotiva e dura. Si sente una maturità che ha saputo svilupparsi dal fatto sicuramente di essere persone con una esperienza pregressa non banale nella musica. Non c’è un modello unico a cui ispirarsi, da qui la loro fruttuosa personalità compositiva che ha evitato la monotonia, anzi il lavoro riesce a conservare intatta, fino alla fine, l’attenzione dell’ascoltatore. Sky RobertAce Latini
1.     Code 301
2.     Lonely Shooting
3.     No Regrets
4.     Nihil Approche
5.     Hinra Tensei
6.     Wish
7.     Hidden Hearts
8.     Perversion
9.     Absolute Terror
10.                       Starless Sky
11.                       Good Man’s Death
12.                       Lunar Rainbow
Aster - vocals
Francesco Bronzini - guitars
Marco "Panduk" Delle Fate – guitars/bass
Giacomini Francesco - drums





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IN QUESTI ANNI ABBIAMO CORSO COSÌ VELOCEMENTE CHE DOBBIAMO ORA FERMARCI PERCHÈ LA NOSTRA ANIMA POSSA RAGGIUNGERCI

(Michael Ende)

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A chi può procedere malgrado gli enigmi, si apre una via. Sottomettiti agli enigmi e a ciò che è assolutamente incomprensibile. Ci sono ponti da capogiro, sospesi su abissi di perenne profondità. Ma tu segui gli enigmi.

(Carl Gustav Jung)