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In questi anni abbiamo corso così velocemente che dobbiamo ora fermarci perché la nostra anima possa raggiungerci. (Michael Ende) ---- A chi può procedere malgrado gli enigmi, si apre una via. Sottomettiti agli enigmi e a ciò che è assolutamente incomprensibile. Ci sono ponti da capogiro. Sospesi su abissi di perenne profondità. Ma tu segui gli enigmi. (Carl Gustav Jung)

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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO

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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO:QUANDO LA BANDA PASSAVA...
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508. “MEMORIES OF THE ANCIENT TIME” (2015/Scarlet Records) - Hollow Haze (Italia) di Sky RobertAce Latini



L’Italia è una nazione ormai dentro al metal fino al collo; una bellissima scena che apporta tanto al panorama mondiale. Gli Hollow Haze sono pienamente riconosciuti dentro tale fucina qualitativa. Scopriamo cosa ha da dirci questa nuova uscita. E’ interessante il gioco che molte band fanno di rimescolare le carte stilistiche, spesso modificando le presenze dei musicisti; pare divenire sempre più in voga, una moda iniziata essenzialmente dagli Avantasia e spinta più o meno forte da altri (per esempio dal finlandese Timo Tolkki con gli Avalon). In questa band italica due anni fa (“Countdown to Revenge”-2013) alla voce c’era l’ormai superbo Fabio Lione (il quarto singer del gruppo in ordine di tempo), che proprio lì aveva potuto aumentare le proprie potenzialità evolvendo tecnicamente ed espressivamente. Stavolta si è offerta l’occasione a ben 5 cantanti diversi: i due svedesi Mats Leven (ex-Treat/ex-Malmsteen) e Rick Altzi (At Vance); gli italiani Ivan Giannini (Derdain) e Claudia Layline (Serenade); e la famosissima statunitense Amanda Somerville. Non so dire se per effetto di queste ugole o per scelta estetica, questo lavoro, rispetto a quello appare meno progressive e più classicamente Heavy. Se nel vedere questi mutamenti strutturali uno vi vede la storia dei tedeschi Avantasia, che sappiamo essere un progetto e non una band fissa, avrà ancor più ragione sotto il profilo sonoro. Ripeto, forse sarà a causa delle voci, ma anche il sound si è fuso con lo stile degli Avantasia della voce di Tobias Sammet. E così si ascolta un songwriting più lineare e scorrevole, con anche rimandi all’Hard rock di fine anni ’70. Un bel disco comunque, sebbene meno personale del disco passato, sopraccennato. Dopo un intro canonico, che spesso io non lascerei a sé,  ma attaccherei alla prima traccia, senza dargli dignità propria, “Rain of Fire Lights” sferza a dovere l’ascoltatore con una tirata PowerMetal che entra subito in testa. Ma le cose più belle arrivano al centro dell’album, con tre tracce, iniziando dal middle-time di “NIGHT IS CALLING”, e poi con la cadenzata “ANGELI DI FUOCO” dove sia Giannini che Layline mettono l’assolutamente adatta lingua italiana, parzialmente al servizio della song. Anche la Power “SILVERTOWN” splende tra le migliori composizioni, sebbene un pezzetto di frase, al minuto e trenta, ricorda qualcos’altro. La minore “Eyes of the Sphinx” porta verso altri lontani lidi, approdando evocativamente ad un passato country-rock stile anni ’70 (ci ricorda in qualche modo persino la cifra stilistica di “Lady in Black” degli Uriah Heep) con un emotivamente teso assolo chitarristico che rinverdisce antichi fasti. Come sempre la musica che la band offre è dura ma raffinata, e mai grezza. Pur avendo sempre prediletto atmosfere non eccessivamente oscure, qui la sensazione è particolarmente aperta per quanto robusta. Certamente l’essere grintosi non si scontra mai con la rigidità, e quindi, come avviene in “DEMON” (altro episodio da contare tra i migliori) l’arrembaggio si lega alla suadenza. E quando arriva una ballata intensa come “GATE TO THE ETERNITY”, l’album incrementa il suo pathos, usufruendo del metal che sta a metà strada tra certe epicità magiche anni ’70 dei primi Judas Priest, quelli di “Sad Wings of Destiny” per intenderci, e  il fascino del Malmsteen più vibrante. Non ci sono filler né flessioni nella compattezza qualitativa di questo full-lenght. Ma se dobbiamo fare paragoni con la storia musicale recente degli H.H., debbo affermare che l’ultimo prima di questo aveva maggiori punti apicali di valore. Il merito forse dato proprio da un Lione in gran forma, che aveva polarizzato l’impianto sonoro; questi cinque cantanti in qualche modo non posseggono la sua grande personalità, quindi non riescono a imprimere una forza propria, il loro stile infatti è assimilabile a molti altri, nonostante la loro indiscussa bravura. Ad ogni modo qui non si discute la bellezza di una opera di ottimo livello, da gustare fino in fondo.

Sky RobertAce Latini



1.     Out in the Darkness

2.     Rain of Fire Lights

3.     Created to Live

4.     An Ancient Story

5.     A new Era

6.     Night is calling

7.     Angeli di fuoco

8.     Silvertown

9.     Eyes of the Sphinx

10.    Lance of Destiny

11.    Demon

12.    Gate to the Eternity

Nick Savio – guitars

Dave Cestaro – bass

Camillo  Colleluori – drums

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IN QUESTI ANNI ABBIAMO CORSO COSÌ VELOCEMENTE CHE DOBBIAMO ORA FERMARCI PERCHÈ LA NOSTRA ANIMA POSSA RAGGIUNGERCI

(Michael Ende)

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A chi può procedere malgrado gli enigmi, si apre una via. Sottomettiti agli enigmi e a ciò che è assolutamente incomprensibile. Ci sono ponti da capogiro, sospesi su abissi di perenne profondità. Ma tu segui gli enigmi.

(Carl Gustav Jung)