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In questi anni abbiamo corso così velocemente che dobbiamo ora fermarci perché la nostra anima possa raggiungerci. (Michael Ende) ---- A chi può procedere malgrado gli enigmi, si apre una via. Sottomettiti agli enigmi e a ciò che è assolutamente incomprensibile. Ci sono ponti da capogiro. Sospesi su abissi di perenne profondità. Ma tu segui gli enigmi. (Carl Gustav Jung)

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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO

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530. “BLACKSTAR” (2016-RCA) album di David Bowie di Sky RobertAce Latini


Cosa ha voluto lasciarci David? E’ riuscito ad essere serio per una volta? Serio nel senso di rispettoso del mistero? O ancora si è voluto prendere gioco di noi? Le song dell’album continuano a descriverci un Bowie che si nasconde, che rimane chiuso nella sua essenza. Rimane alieno, e lo fa ancora in modo studiato. Non appare istintivo, e se la musica è alchemica, neanche le parole dei testi aiutano a svelarne l’uomo. Bowie va considerato un originale e geniale musicista. Ha creato nuove idee e nuove correnti rock. La sua vita è finita quest’anno, e due giorni prima di morire è uscito il suo ultimo album. Un album-testamento dicono, ma se i testi sono spesso criptici, la musica è davvero di spessore. Il disco non è da considerare commerciale, è invece un vero momento artistico. Siamo al disco da studio n. 27; il primo full-lenght era del 1967. “BLACKSTAR” contiene molte pennellate jazz dentro una forma prog-rock. Il jazz è lasciato colare dentro da frizzanti punteggiature di sax, nervose e melanconiche. Sono due le sezioni strutturali del pezzo: una è soffice ma scura, con un certo goticismo di fondo, dove la batteria è nevrotica; l’altro si normalizza verso lidi più rassicuranti, e si fluidifica anche nel ritmo. Si sente l’artista degli anni ‘70. "‘Tis a Pity She Was a Whore” conserva in sè la stessa anima del sassofono, che rende disturbante una atmosfera altrimenti pop. Il ritmo è infatti ballabile ma la melodia è solo parzialmente gentile e l’arrangiamento dà un leggero senso di follia. “LAZARUS” (https://www.youtube.com/watch?v=y-JqH1M4Ya8) è forse il pezzo più bello insieme a “Blackstar”. Più digeribile degli altri, senza stranezze da presentare, è fascinoso e triste. Qui insistono i fiati, ma sottolineano corposamente il cantato che è personaggio assoluto della canzone. “Sue (Or In a Season of Crime)”, già pubblicato nel 2014, è stato riarrangiato e appare più spigoloso. Il drumming è interessante, esso gioca col basso a dinamizzare il tutto, ad un certo punto i due strumenti diventano quasi assolo, ma è un attimo sfuggente. Essi sono la vera essenza del pezzo, e donano il lato jazz, mentre meno centrale diventa il cantato. L’aria è scura e si vive una sensazione algida, in una ossessività opprimente. “Girl Loves Me” è l’episodio meno riuscito in quanto rimane statico e poco sorprendente. “DOLLAR DAYS”, acustica, fa tornare di nuovo l’album agli anni ’70. Melodica e dolce, qui David usa la sua particolare voce chiara. Il sax è morbido e suadente. Veramente una canzone commovente; di qualità. “I Can't Give Everything Away” termina l’album col senso stavolta tutto pop di un Bowie più commerciale. Linea vocale in realtà assolutamente non originale (quasi plagia se stesso), ma l’assolo di sax è magnifico, stavolta brillante e non cupo. I due video con i brani “Blackstar” e “Lazarus”, entrambi di certo fascino morboso, non chiariscono il significato dei testi.Di base abbiamo un album rock, anche se il jazz è un elemento importante per tutto l’ascolto. E’ un disco per l’ascoltatore attento; un bel disco nonostante alcuni cali. Nessuna innovazione, si tratta di cose già codificate, ma la bravura di Bowie ha fatto sì che ancora una volta si parli di arte e non di semplici canzoni. In verità in passato alcune realizzazioni furono di bassissimo livello, ma la grande personalità dell’artista qui c’è, e ha dato i frutti sperati. La musica che questo disco contiene non è fatta per blandire, ma per esprimere davvero qualcosa di sé, sebbene un sé che continua a celare la propria verità. Non cerca di compiacere ma cerca di raccontare. Per il momento la Stella Nera non sappiamo se deve essere intesa come il Buco Nero che attrae tutto e che fa scomparire la materia, e se quindi simboleggia la morte che l’attendeva; forse qualche testimone ce lo dirà più avanti. Di certo questa perla preziosa è rimasta a noi; è riuscito ad inviarcela. Non si può fare a meno di ricordare un altro cantante geniale che morì aspettandoselo: Freddy Mercury dei Queen. Il caso vuole che cantarono insieme il famoso brano “UNDER PRESSURE”. Anche Freddy scrisse musica con quella consapevolezza, e sapendo ciò, ascoltare questo e quel disco, mi dà una strana sensazione; un brivido. Gli uomini posseggono in sé il mistero. Il mondo dell’umano è un abisso pieno di cose che sfuggono alla parte conscia. E se si tratta di artisti è come voler afferrare la chimera. Bowie è rimasto un extraterrestre, estremamente sfuggente. SKY ROBERTACE LATINI

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IN QUESTI ANNI ABBIAMO CORSO COSÌ VELOCEMENTE CHE DOBBIAMO ORA FERMARCI PERCHÈ LA NOSTRA ANIMA POSSA RAGGIUNGERCI

(Michael Ende)

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A chi può procedere malgrado gli enigmi, si apre una via. Sottomettiti agli enigmi e a ciò che è assolutamente incomprensibile. Ci sono ponti da capogiro, sospesi su abissi di perenne profondità. Ma tu segui gli enigmi.

(Carl Gustav Jung)