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In questi anni abbiamo corso così velocemente che dobbiamo ora fermarci perché la nostra anima possa raggiungerci. (Michael Ende) ---- A chi può procedere malgrado gli enigmi, si apre una via. Sottomettiti agli enigmi e a ciò che è assolutamente incomprensibile. Ci sono ponti da capogiro. Sospesi su abissi di perenne profondità. Ma tu segui gli enigmi. (Carl Gustav Jung)

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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO

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549. “MORE THAN A FEELING” (1976) – Boston dall’album “Boston” di Sky Robertace Latini



Quarant’anni fa esce il primo album dei Boston. Come racconta anche il nome, si tratta di gruppo americano. La bellezza del suono è legata soprattutto alle chitarre elettriche immediatamente riconoscibili per il suono netto e rotondo, spesso suonate doppie. Pochi album da studio (l’ultimo “Life, Love & Hope” è del 2013), ma le forti caratteristiche sonore l’hanno resa una band che ha lasciato l’impronta forte nella storia del rock. Al limite dell’Hard rock, con influenze AoR, il loro genere è molto melodico anche se non vengono tralasciati suoni ben tonici. Il brano: “More Than a Feeling” (written by Tom Scholz). L’autore è chitarrista e tastierista. Il cantante Brad Delp è deceduto nel 2007 per intossicazione da monossido di carbonio. Inizia con una dolce chitarra acustica e lieve batteria su cui entra un cantato aperto e delicato. Ma subito dopo, nell’alzarsi di tonalità della voce, si inseriscono le note acute di chitarra solista atte a introdurre, con pathos, i riff corposi ma morbidi di chitarra ritmica. Il tutto appare come un inizio piuttosto enfatico così da dare subito un incipit maestoso. Il ritmo di carattere hard, ma comunque non veloce, è accompagnato dal battito di mani che riempie atmosfera in una parvenza di partecipazione di gruppo. Qui non c’è strofa, ma direttamente ritornello accompagnato da controcanto corale, in una rotondità fresca e pulita.  La morbidezza della strofa che ritorna, fa da contraltare al ritornello più tonico e il loro avvicendarsi rende variabile, in modo superbamente fluido, lo scorrimento della traccia. Il ponte canoro prima dell’assolo è altrettanto gustoso. L’assolo, non lungo, ma molto significaticvo, è raffinato come il resto della composizione. Da notare le varie impennate dell’acuto vocale, soprattutto tra il minuto 3.30 e 3.40, che non è un virtuosismo fine a se stesso ma assolutamente incastonato nella struttura, eppure di intensissima espressività. Il brano termina con la ritmica del riff, sfumando, e lasciando una sensazione positiva nell’ascoltatore; il pezzo è infatti luminoso e la chitarra distorta non è cattiva ma dona quella energia necessaria a scuotere percettivamente. Quello che colpisce è la non ripetizione pedissequa delle strofe, per cui l’ultima non è perfettamente uguale alla prima ma presenta delle modificazioni; variano alcuni piccoli punti dell’arrangiamento e alcune note cantate.  La song apre il primo album che rimane il migliore della discografia, e cattura immediatamente il fruitore. Al tempo fu subito chiaro di trovarsi di fronte ad uno stile personalissimo; in particolare il suono della chitarra fu innovativo e di impatto. L’album del 2013 è meno duro dell’esordio, ma la band non fu mai del tutto hard. Comunque sono riconoscibilissimi a testimonianza della loro peculiarità.
di Sky RobertAce Latini








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IN QUESTI ANNI ABBIAMO CORSO COSÌ VELOCEMENTE CHE DOBBIAMO ORA FERMARCI PERCHÈ LA NOSTRA ANIMA POSSA RAGGIUNGERCI

(Michael Ende)

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A chi può procedere malgrado gli enigmi, si apre una via. Sottomettiti agli enigmi e a ciò che è assolutamente incomprensibile. Ci sono ponti da capogiro, sospesi su abissi di perenne profondità. Ma tu segui gli enigmi.

(Carl Gustav Jung)