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In questi anni abbiamo corso così velocemente che dobbiamo ora fermarci perché la nostra anima possa raggiungerci. (Michael Ende) ---- A chi può procedere malgrado gli enigmi, si apre una via. Sottomettiti agli enigmi e a ciò che è assolutamente incomprensibile. Ci sono ponti da capogiro. Sospesi su abissi di perenne profondità. Ma tu segui gli enigmi. (Carl Gustav Jung)

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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO

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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO:QUANDO LA BANDA PASSAVA...
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553. RECENSIONI 2016 - BURNING RUINS METAL FEST 2016 - di Sky RobertAce Latini



“BURNING RUINS METAL FEST” 2016 a TERNI (Anfiteatro; IV edizione)



I festival metal in Italia sono un bel numero, come in tutta l’Europa del resto. Sono distribuiti un po’ dovunque tra centro (Bologna; Teramo; Campobasso) e nord-Italia (Genova; Savona; Mantova; Milano; Torino; Bergamo). Più rari al sud (Potenza; Puglie). Non so se esistono festival di musica leggera di questo stesso livello organizzativo, sicuramente non ne esistono per il Pop. Il Metal è quindi un circuito autoreferenziale come il Blues e il Jazz, con i loro appassionati e seguaci, fedeli intenditori, sebbene con ancora meno pubblicità mediatica. A Terni oggi siamo giunti alla quarta edizione di una manifestazione metallica in un crescendo organizzativo e qualitativo sempre più attraente, arrivando ad essere internazionale in questo 2016.  Infatti per la prima volta viene al BRMF, dall’estero, una band di prima scelta: si tratta degli svedesi DARK TRANQUILLITY. Un gruppo che suona Gothic Death Metal, richiamato nella Terra di Mezzo italica che è l’Umbria, da Simone Zampetti, organizzatore preparatissimo, che ha messo su uno staff niente male per gestire un evento che negli anni è cresciuto. Zampetti è un metallaro e perciò con le sue passioni e interessi musicali specifici; il Burning rispecchia la sua predilezione per il metal estremo. Quindi stavolta nessun gruppo di Heavy classico, con in cima al bill il suo gruppo preferito: i Dark appunto, realizzazione di un sogno. Sei i gruppi, purtroppo io ho assistito alla performance di solo quatto di esse, avendo fatto nel frattempo una intervista per la rivista “Tempi Duri”, ad un disponibilissimo Carmelo Orlando, cantante siciliano dei romani Novembre. Quindi non ho visto né gli Organic Illusion, né i Bloodtruth. Subito dopo però sono riuscito a scatenarmi con la band ternana SRL, il cui Thrash pesante riesce a esprimere una certa raffinatezza strutturale grazie al susseguirsi di riff, costruiti in modo variabile, riuscendo a dare un ritmo anche ballabile alle voglie del pubblico. Il caldo ancora forte non ha permesso alla gente sotto il palco di partecipare con il corpo, ma l’attenzione è stata viva. Particolare divertente: la figlia piccola del batterista è stata tutto il tempo accanto al padre giocando con una bambola che strisciava anche sulle pelli; una immagine dolce contrastante con il sound durissimo che imperversava. Poi è stata la volta dei SUDDEN DEATH, molto violenti per il Death d’attacco che però viene un po’ affogato dal tappeto della sezione ritmica poco variegata. Il cantante ha aspetto e movenze adatte ad un front-man di tutto rispetto, ma anche qui il pubblico ha partecipato parzialmente, sempre a causa della temperatura davvero alta. Poi ecco arrivare i due gruppi di livello internazionale, vere attrazioni della serata, anche se uno dei due è italiano. Verso il tramonto i NOVEMBRE con un Carmelo Orlando in forma per la voce, e un atteggiamento da personaggio di un certo fascino; non esuberante nei movimenti, ma invece molto dentro la parte con il suo modo introverso e sentito di esporsi, spesso con occhi chiusi e oscillazioni lente, carismatico e immerso nella musica. Comunque sempre rispondendo alle incitazioni del pubblico con il corpo e le braccia, mani a corna comprese. Il suo growl è minaccioso e la sua voce pulita molto descrittiva anche se non virtuosa tecnicamente. Dal vivo il suono dei Novembre ci guadagna in potenza più che da studio, dove invece risulta un po’ ovattato. Curiosità: la band pare finire prima del tempo, ed uno dello staff alza un foglio a lato del palco per farne eseguire altri due, ma Carmelo non se ne accorge, e uscito dal palco, non vi risale. La conclusione è per i DARK TRANQUILLITY, con la loro presenza da possenti vichinghi, barba folta e capelli lunghi biondi (in realtà solo in tre hanno questo look); il cantante invece li ha rossi e davvero alcuni di loro paiono dei guerrieri ( le loro armi sono gli strumenti). Qui l’apporto comunicativo del pubblico verso la band è stato enorme, e i Dark hanno risposto con tanta soddisfazione; il sorriso sul volto del singer Mikael Stanne era palese, e anzi, ha ringraziato più volte verbalmente (in inglese). S’è fatto parecchio headbanging e la musica spesso, grazie al bel ritmo, è sempre riuscita nell’intento di eccitare (molti conoscevano i testi a memoria). Melodie strumentali e cattiveria vocale sono stati un miscuglio vincente, meglio che da studio. Anche qui come per i Novembre infatti, la riuscita live è apparsa migliore che da disco. Nessun ritmo iperveloce ma andamenti belli cadenzati per saltare e  fare headbanging. Purtroppo l’orario imposto dal vescovado, adiacente l’anfiteatro dove si è tenuto il concerto, ha fatto terminare alle 24.00 lo spettacolo mentre la gente urlava il moniker della band per un bis. Il bis non c’è stato e si vedeva che invece i metallari, non allontanandosi,  avrebbero gustato almeno altri 3 o 4 pezzi. Vanno fatte alcune considerazioni concettuali rispetto a questa esperienza artistica ternana. I primi due anni di presenza hanno regalato concerti gratuitamente e la partecipazione di pubblico è stata piuttosto relativa; dall’anno scorso, anno in cui si è iniziato a pagare (nove euro è però come un regalo), la gente è aumentata, arrivando anche da fuori Terni, complice anche la maggiore visibilità essendo il terzo anno di esistenza. Quest’anno si può parlare di svolta, i venti euro di biglietto (da considerare sempre basso costo) hanno comunque visto l’accesso di più di 600 paganti, richiamati sicuramente dalla presenza di una importante band straniera. Sono giunti da Benevento, Bologna, Abruzzo, persino da Foggia e  Milano. Ho parlato con alcuni di loro: hanno preso l’albergo; in mattinata o il giorno precedente hanno visitato la cascata delle Marmore. Hanno invaso la città con le loro metalliche t-shirt nere; hanno cioè portato soldi a Terni. Una manifestazione così dà lustro alla città, non va abbandonata, ma aiutata. E intanto ha divertito. La location ha colpito tutti i pervenuti, affascinando sia i musicisti che i loro fan; l’anfiteatro è sempre di sicura presa, ed è perfetto per il suono metal. Aspetto già con ansia la prossima edizione, targata n. 5; ma ora la cosa si fa più difficile, gli organizzatori sono costretti ad eguagliare l’esperienza di un grande nome. Riusciranno i nostri eroi? Sono fiducioso, intanto grazie. Per le foto si ringraziano Federica Rouge e Eleanor Lilith.

Gruppi presenti in ordine di scaletta:

1.     ORGANIC ILLUSION (genere: Thrash metal; origine: Marche)

2.     BLOODTRUTH (genere: Death metal; origine: Umbria-PG)

3.     SRL (genere Thrash metal; origine Umbria-TR)

4.     SUDDEN DEATH (Death metal; origine: Lazio-Roma)

5.     NOVEMBRE (genere: DeathDoomGothic metal; origine: Lazio-Roma)

6.     DARK TRANQUILLITY (genere: Melodic Death metal; origine; Svezia)



***

RECENSIONE “BURNING RUINS METAL FEST”



Terni, Dom. 14 Luglio 2013 – ingresso gratuito



Location sullo spiazzo davanti all’anfiteatro nei giardini pubblici “la Passeggiata”, dove tutti, anche chi passava senza entrare, si accorgevano, vicinissimi, del casino che le band e il pubblico scatenavano. L’evento è iniziato circa alle 17.30 per concludersi a mezzanotte. L’ordine di presenza:

1.     Bloodtruth

Umbri perugini con all’attivo un solo demo del 2012. Genere: Death Metal, puro e incontaminato.

2.     Steel Crow

Umbri perugini che hanno realizzato un demo nel 2009 e un album ("Devil’s claw”) nel 2012. Genere: Power Heavy Metal.

3.     Firbholg

Umbri folignati che hanno prodotto tre lavori, l’ultimo “Ashes of war” nel 2013. Genere: Black Epic Folk Metal

4.     Zombie Scars

Toscani di Cortona (Arezzo) che hanno registrato un demo (“Spirit”) nel 2011 e un album (“Revenant”) nel 2012.Genere: Thrash Metal.

5.     Light Silent Death

Umbri ternani con tre lavori, il primo un demo del 2008 “20 years…of obscuration” e il secondo un ep live “20 minutes…of obscuration”; il terzo è l’esordio con album vero e proprio “Under the sign of cancer” del 2011. Genere:Death Thrash gothic Metal

6.     Eyeconoclast

Romani presenti con sei lavori dal 2003 (per primo l’EP “Cursos”) e quest’anno con l’album “Drones of the awaking”. Genere: Death metal.

7.     The Modern Age Slavery

Emiliani presenti dal 2007 con il primo demo, oggi con l’album “Requiem for us all”. Genere: Death metal 

Un festival piccolo ma costruito bene, dove la gente è venuta permettendo anche una sufficiente dinamica atmosfera. Una atmosfera dove pogare, fare circle-pit, headbanging e scatenamenti vari è riuscito, perché si è formato almeno un minimo gruppo di gente metallica sotto il palco. Devo dire che non sempre è così, ma stavolta è andata bene (e comunque all’inizio io ho iniziato da solo col secondo gruppo). A parte due gruppi che non ho apprezzato per la proposta musicale, il livello delle band mi è apparso buono dal punto di vista sia tecnico che della tenuta di palco. Non mi hanno eccitato i Bloodtruth che hanno aperto le danze, poiché piuttosto piatti e monocorde, con un cantato che non va bene nemmeno nell’hardcore o nel punkcore. Poco mi sono piaciuti gli Eyeconoclast sebbene ci siano anche istanti interessanti; troppo statici nelle composizioni nonostante l’imperiosa velocità. Gli Steel crow sono quelli dove ho cominciato a muovermi poiché il Power Heavy Metal è in automatico nelle mie corde, anche se mi sono apparsi derivativi nel song-writing, con accordi già sentiti, tipo Saxon. Hanno però sviluppato un buon feeling live che data l’ora non è riuscita purtroppo a scaldare del tutto gli animi dei presenti. I Light Silent Death, band di casa, e organizzatrice del festival, ha espresso una bella performance con il bassista Simone Zampetti serioso ma dalle pose e dall’aspetto ben metallico. Le tastiere sono un loro efficacissimo marchio di fabbrica che si sono ben percepite anche in concerto, e non doveva infatti essere altrimenti. Naturalmente della musica di tutte le band io conoscevo solo la loro e quindi sono quelli che ho potuto seguire e godere di più. Molto potenti i Modern Age Slavery che hanno chiuso la kermesse con forte violenza grazie ad un Death Metal massiccio ma che non disdegna cambi di ritmo e rallentamenti perfetti per fare headbanging. Il cantante sarò stato pure un loro fresco e nuovo acquisto, ma ha saputo imporsi sulla gente ben contenta di farsi incitare. Ho tenuto per ultimi due piacevoli sorprese. Tra quelli che hanno partecipato a questa iniziativa, ci sono tre gruppi meno omologabili e quindi maggiormente personali, con un pizzico di originalità che li alza di valore, uno è quello dei Light Silent Death che reputo particolari rispetto al mercato, però li conoscevo già. E’ stato invece molto gustoso trovarmi davanti a due proposte diverse quali sono i Firbholg e gli Zombie Scars. Rispetto al Black Metal io prediligo il Death, ma stavolta è l’inverso poiché i Firbholg hanno creato una atmosfera davvero intrigante, dove anche chiudendo gli occhi si percepiva una certa magia; in realtà non si tratta di puro Black, considerando una certa epicità e qualche sprazzo folk. Ad ogni modo il suono pulito delle chitarre, per quanto energetico, il martellamento ridondante del bassista “Wolmos” e il cantato scream (che preferisco al growl) hanno realizzato una situazione sonora di ampio respiro. Certo l’ottimo singer “Sir Woluk” pecca di faccia poco Black, proprio una faccia da folignate (battuta che mi è venuta spontanea lì per lì quando ho parlato con mio fratello), e inoltre un po’ più di dinamismo on stage ci vorrebbe, ma certo il tipo di musica non è proprio il più adatto in tal senso. Superlativi gli Zombie Scars, mezzi matti e dal gran cuore live. Una musica Thrash venata di ironia e con musicisti che fanno di tutto per far reagire il pubblico; si vede che si divertono e tra il cantante e il chitarrista barbuto fanno a gara a chi si sprona di più. Il bassista Daniele Petri sembrava una specie di Ozzy Osbourne con un look poco thrash e vagamente glam, che però si è imposto come immagine. Con questa band, musica e immagine live si sono fusi in modo vincente, e se dovessi dare un ipotetico premio della festa, lo darei a loro classificandoli primi. All’inizio di questa recensione ho fatto la lista delle band in ordine di comparizione sul palco; ora scrivo invece la mia classifica di gradimento:

1.     Zombie Scars

2.     Firbholg

3.     Light Silent Death

4.     Modern Age Slavery

5.     Steel Crow

6.     Eyeconoclast

7.     Bloodtruth

Questa edizione, spero la prima di una lunga serie, del “Burning Ruins” è riuscita bene, ma certo è stata gratis. Eppure, anche quando gratuita, non sempre la partecipazione è del pubblico è all’altezza come in questo caso, sia per numero che per reattività. Forse per la prossima volta riuscire a portare anche un gruppo straniero darebbe una maggiore visibilità. Bene invece aver portato un combo con alle spalle una certa voluminosa carriera di vari anni come gli Eyeconoclast. Magari aggiungere maggiore varietà di generi (qui erano tre le band Death) con un gruppo magari Hard Rock vintage, ma su questo argomento va considerata la realtà ternana che, forse per la presenza di una cultura industriale (vedi acciaieria o polo chimico), ha musicisti e fan che spingono con forza verso il Death; il Black; l’Industrial/Techno Thrash e l’Alternative Metal. Sicuramente un plauso all’organizzazione per il punto di ristoro, palco e amplificazione. Piccola ma ben messa la presenza del merchandising, lavori in pelle e magliette comprese.  Chissà se in futuro questo lato possa svilupparsi ulteriormente così da valorizzare le piccole realtà locali? Gli eventi passati del DAYS SHOCKING GROUND METAL FEST nella zona ternana, fatti prima ai Campacci di Marmore e poi in quel di Narni, ma in mezzo alla campagna, non ebbero una riuscita adeguata ad un minimo di aspettative, ma forse anche per la durata dei due giorni. Non credo che il fallimento fosse dovuto all’ingresso a pagamento che comunque era poca cosa. Farla dentro Terni ha un senso maggiore se diventa un evento cittadino fisso ben visibile. In questo caso è stato visibile persino a chi non entrava….buffo notare i vecchietti e le mamme, con il bebè in carrozzina, stupefatti davanti a ciò che si parava loro davanti: metallari neri e borchiati che si dimenavano come indemoniati e urla raccapriccianti accompagnate da mura sonore forsennate. E’venuta anche la mia nipotina metallara quindicenne, fan dei Motorhead più che di Death Metal, perché alla fine si è trattato di una bella festicciola divertente (ma lei va a più concerti di me). Io non sono morto ma prima o poi succederà, penso che la mia passione musicale che in me diventa sempre corporea, mi brucerà; ma sapete? Se devo morire pagando lo farò!



Sky Robertace Latini




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