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In questi anni abbiamo corso così velocemente che dobbiamo ora fermarci perché la nostra anima possa raggiungerci. (Michael Ende) ---- A chi può procedere malgrado gli enigmi, si apre una via. Sottomettiti agli enigmi e a ciò che è assolutamente incomprensibile. Ci sono ponti da capogiro. Sospesi su abissi di perenne profondità. Ma tu segui gli enigmi. (Carl Gustav Jung)

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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO

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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO:QUANDO LA BANDA PASSAVA...
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594. CHARLES BAUDELAIRE - IL SERPENTE CHE DANZA di Chiara Passarella

Il serpente che danza
Quanto mi piace, adorata indolente,
del tuo corpo così bello
vedere come tessuto cangiante
luccicare la pelle!
Sulla tua capigliatura profonda
dagli acri profumi,
mare odorante e vagabondo,
dai flutti azzurri e bruni,
simile a un battello che si sveglia
al vento del mattino,
l`anima sognatrice alza le vele
verso un cielo lontano.
I tuoi occhi in cui nulla si rivela
di dolce né d`amaro,
sono gioielli freddi in cui si lega
il ferro all`oro.
Quando cammini con quella cadenza,
bella d`abbandono,
fai pensare a un serpente che danza
in cima ad un bastone.
Sotto il fardello della tua pigrizia
la tua testa d`infante
dondola mollemente con la grazia
d`un giovane elefante,
e il tuo corpo si inclina allungandosi
come un vascello sottile
che fila ripiegato spenzolando
i suoi alberi in mare.
Come rivo ingrossato dalla fonte
dei ghiacciai rombanti,
quando l`acqua della tua bocca rimonta
fino all`orlo dei denti,
mi par di bere un vino di Boemia
amaro e vincitore,
un firmamento liquido che semina
di stelle il mio cuore!

Charles Baudelaire - Lesfleursdu mal, XXVIII Editions Garnier Frères, Paris,. 1961, pag.33) –Traduzione. di Giulio Cesare Viva


Il linguaggio poetico di Baudelaire, come quello degli altri simbolisti francesi , in questa lirica, facente parte della collana “Spleen et ideal- XXVIII” è intriso di “corrispondenze”, cioè di immagini o cose che simbolicamente si riferiscono alla realtà con l’intenzione di chiarirla ed ai sentimenti con lo scopo di esprimerli con maggiore forza. La pelle, i capelli, gli occhi di una danzatrice, i suoi movimenti ed gli aromi del mare,sono spiegati con molta efficacia o attraverso le trasparenze di una lucida stoffa (la pelle)o dal fluttuare dei capelli che spargono tutt’intorno, insieme alle onde, profumi inebrianti della vita e desiderio umano di “salpare per un cielo lontano” La danza, poi, sembra sciogliere la naturale indolenza della danzatrice che si snoda, con deliziose giravolte, comeun serpente, con naturali spira si avvolge intorno ad un bastone. Il bacio della danzatrice è come un vino di Boemia che dissemina “di stelle il cuore del poeta”. Baudelaire nacque nel 1821, a Parigi, dal secondo matrimonio dell'ormai sessantaduenne Joseph-Francois, funzionario al Senato, con la ventisettenne Caroline Archimbaut-Dufays. A sei anni era già orfano di padre. Nel 1833 entrò al CollègeRoyal per volontà del patrigno, il maggiore Jacques Aupick. Ma poi la vita sregolata e gli ambienti frequentati convinsero il patrigno a farlo imbarcare sul PaquebotdesMersdu Sud, diretto in India. Da questo viaggio sorse il suo amore per l'esotismo, che riapparirà quindici anni dopo nell'opera Fleursdu mal. Nel 1842 ritornò a Parigi, dove aveva conosciuto Gerard de Nervale e si avvicinò soprattutto a Gautier, che amò come un discepolo. Cominciò poi un lungo e appassionato amore con la mulatta Jeanne Duval, ispiratrice di erotici sentimenti, ma anche di purificato senso di pietà nei momenti tormentosi della paralisi. I debiti, da cui Baudelaire fu afflitto per tutta la vita, indussero il patrigno a riunire nel 1844 un consiglio di famiglia per interdire il giovane e affidare il suo patrimonio all'amministrazione di Ancelle, notaio a Neuille. L'anno dopo Baudelaire tentò il suicidio, poi uscirono le sue prime critiche d'arte e le sue prime poesie. Nel 1848 partecipò ai moti rivoluzionari di Parigi. Nel 1857 pubblicò presso l'editore Poulet-Malassis, «I fiori del male», raccolta che comprendeva 100 poesie. Dopo qualche mese l'opera fu sequestrata e l'editore e l'autore accusati di pubblicazione oscena. Il processo si concluse con pene pecuniarie e con la censura di sei poesie. Tentò nuovamente il suicidio nel 1861. Nel 1864, dopo un fallito tentativo di farsi ammettere all'Acadèmie francaise, lasciò Parigi e si recò a Bruxelles, ma il soggiorno nella città belga non modificò la sua difficoltà di rapporti con la società borghese. Malato, egli cercò nell'hashish, nell'oppio, nell'alcol, nell'etere il sollievo alla malattia che nel 1867, dopo la lunga agonia della paralisi, lo uccise. A quelle esperienze, e alla volontà di fuggire dalla realtà, sono ispirati i «Paradisartificiels» del 1861. Il senso di disagio provocato dalla violenta trasformazione socio-economica dell’800 si è manifestato in due diverse poetiche nell'opera di Baudelaire. La prima, quella del simbolismo, è generata da un forte desiderio di ritrovare quel forte legame tra le società pre-industriali e la natura. Sono poste in risalto le analogie tra uomo e natura e accostati i diversi messaggi sensoriali provenienti dal mondo naturale, espressi attraverso la figura retorica della sinestesia. La seconda, l'allegorismo, deriva dal tentativo di sottolineare il profondo distacco della vita rispetto alla nuova realtà "industriale", proponendo al lettore spunti di riflessione che richiedono un'attività razionale per essere compresi. Possiamo considerare l'opera «I fiori del male» come la base della poesia moderna grazie al contributo che Baudelaire fornì col suo gusto parnassiano: d'estrema purezza formale e emotivamente impassibile. Forma e contenuti sono figli di un tardo Romanticismo: la morte, l'amore e lo slancio religioso sono estremizzati col gusto dell'orrore, il senso del peccato e il satanismo. Tra i componimenti più riusciti dell'opera sono da citare «Spleen78», «L'albatro» e «Corrispon-denze» (che anticipa i temi del decadentismo). L'ultimo appiglio per lo spirito disperato del poeta è la morte, intesa come distruzione e disfacimento a cui il poeta si affida nel disperato tentativo di trovare nell'ignoto qualcosa di nuovo, diverso dall'onnipresente angoscia. I fiori del male sono paradisi artificiali, amori proibiti e peccaminosi che danno l'illusoria speranza di un conforto. "Non ho scelto il male né il bene, ma attraverso e al di sopra del male, ho scelto la poesia", precisa Baudelaire, contro chi lo accusa ingiustamente d' immoralità per i suoi fiori. Inoltre, in una lettera indirizzata a Vigny (Celebre scrittore e membro dell'AccadémieFrançaise) chiede che non si pensi ai "fiori del male" come a una mera raccolta di poesie, ma ad un libro in cui ogni composizione è autonoma, ma l'insieme crea una continuità di  temi e significati. Sulla struttura va ricordato un altro dato importante, ovvero, in poesia non esistono libri come I fiori del male prima di Baudelaire, ma solo raccolte poetiche, che presentano magari affinità tematiche, ma che non possono definirsi "libro". Sempre a Vigny, Baudelaire chiede che almeno gli si riconosca questa cosa, e cioè che il suo è un libro e non una raccolta. Perché libro? Per sottolineare la struttura. Ovvero, ogni poesia è del tutto autonoma rispetto al resto, per questo, fra la prime e la seconda edizione, il numero di poesie nei fiori  aumenta in modo importante. Si aggiunge addirittura una sezione: "Tableauxparisiens".  Nonostante ciò, fra le poesie, a causa di una insistenza tematica, e di un lavoro "lucido" da parte del poeta che, come Nerval, il sogno lo dirige e non lo subisce, nasce una fitta rete di interconnessioni, che fanno dei fiori un libro a tutti gli effetti, contenente, come dice l'autore stesso, una terribile moralità. Insistere sulla struttura è anche un modo per prendere le distanze dal romanticismo enfatico che reclama ad oltranza l'ispirazione caduta dal cielo per giustificare i versi che produce. Baudelaire usa spesso il verbo  "volere" (in Paysage per esempio) al fine di sottolineare il suo procedimento creativo, che è frutto di intenzione. La struttura dei fiori, è uno dei motivi per cui il poeta si guadagna l'etichetta di "moderno", una modernità che egli stesso riconosce, già dal 1859, ma se ne scusa. Moderno perché vuole superare il romanticismo enfatico e frutto di ispirazione, moderno anche perché racconta della città in poesia, come nessuno aveva mai fatto prima di lui, e in questo senso, la sezione più a tema è chiaramente la seconda "Tableauxparisiens" che dal titolo lascia presupporre paesaggi di tipo romantico, vegetali, e che invece tratta di un paesaggio urbano a partire dalla prima poesia "Paysage".  Occorre conciliare in poesia il moderno e l'antico, ed occorre trovare un lato poetico  persino nei calcinacci dei lavori in corso vicino al Louvre. CHIARA PASSARELLA

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IN QUESTI ANNI ABBIAMO CORSO COSÌ VELOCEMENTE CHE DOBBIAMO ORA FERMARCI PERCHÈ LA NOSTRA ANIMA POSSA RAGGIUNGERCI

(Michael Ende)

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A chi può procedere malgrado gli enigmi, si apre una via. Sottomettiti agli enigmi e a ciò che è assolutamente incomprensibile. Ci sono ponti da capogiro, sospesi su abissi di perenne profondità. Ma tu segui gli enigmi.

(Carl Gustav Jung)