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In questi anni abbiamo corso così velocemente che dobbiamo ora fermarci perché la nostra anima possa raggiungerci. (Michael Ende) ---- A chi può procedere malgrado gli enigmi, si apre una via. Sottomettiti agli enigmi e a ciò che è assolutamente incomprensibile. Ci sono ponti da capogiro. Sospesi su abissi di perenne profondità. Ma tu segui gli enigmi. (Carl Gustav Jung)

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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO

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632. HOSPICE, MORIRE BENE da un'Americana a Venezia


Mettiamo molta enfasì sul nascere bene.  Facciamo lezioni per le partorienti e i loro compagni.  Ci prepariamo per il lieto, sia pur rischioso, avvenimento in ogni piccolo dettaglio.  Ma non ci prepariamo allo stesso modo per il fine vita, vuoi causata da malattia vuoi dall'età avanzata.  Ci illudiamo nel pensare che quando dovremo finalmente affrontare i nostri ultimi giorni, la scienza avrà già pensato per noi.  Come risultato, troppo spesso moriamo male, fra sconosciuti in ospedale, spesso impauriti, oppure finiamo stupefatti, attaccati ad una decina di dispositivi inutili.  Spesso neanche i medici e le infermiere sono pronti ad affrontare il tema della morte, condizionati come sono dall'obbligo legale in certe società di operare per la sopravvivenza fisica ad ogni costo.  Peggio, qualche volta il dolore che spesso accompagna la fine, dolore fisico ed emotivo, non viene alleviato in modo adeguato.  E' un peccato, perché il passaggio verso l'aldilà non deve per forza essere brutto.  La morte rappresenta un momento sacro, non meno sacro della nascita.  Esiste un'alternativa alla sofferenza totale: si chiama hospice, conosciuta anche come cura palliativa o cura di sopporto.  In altri tempi, l'hospice era un alloggio per viandanti, spesso gestito da religiosi.  Grazie alla visione di alcune donne moderne, la parola hospice oggi fa riferimento ad una struttura per malati terminali.  Può anche essere un servizio offerto a coloro che scelgono di rimanere a casa quando la medicina curativa diventa per loro inutile.  Hospice mira a sollevare non solo la pena del corpo ma anche quella della psiche.  L'approccio è compassionevole, quello dell'accettazione incondizionata dell'individuo e della sua famiglia, con tutti i problemi che possano manifestarsi nel tempo.  Una squadra di professionisti accompagna il paziente fino alla fine del percorso naturale, sempre con lo scopo di assicurargli "comfort".  Soffrire inutilmente non è contemplato.  Solitamente l'hospice è gestita da infermiere e assistenti.  Spesso ci sono anche volontari se richiesti.  Le infermiere seguono il paziente sotto la direzione del medico dell'hospice che prescrive i farmaci palliativi del caso.  Hanno un ruolo anche gli psicologi e i religiosi, preparati a dare ascolto e consiglo a pazienti e famigliari.  Dopo il decesso, l'intervento terapeutico di queste persone è garantito alla famiglia.  Il primo centro moderno per pazienti terminali è stato istituito in Inghilterra grazie a Dame Cecily Saunders (1918-2005), medico che diceva, "Tu sei importante perché tu sei tu, e rimani importante fino all'ultimo momento della tua vita."  Saint Christopher's Hospice ha aperto i battenti a Londra nel 1967.  Il modello di Saint Christopher's è stato adottato in tutto il mondo.  Negli USA, invece, il concetto di hospice è stato largamente impostato sull'assistenza a domicilio, servizio pagato in gran parte dal sistema sanitario Medicare per coloro che ne hanno accesso.  Se il sistema continua a funzionare bene negli USA, possiamo ringraziare Florence Wald (1916-2008) che assieme a due pediatri e un cappellano ha creato Connecticut Hospice nel 1974, basato sul modello di Saint Christopher's.  Il discorso della "morte dignitosa" è stato portato alla luce da Elisabeth Kubler-Ross (1926-2004) nel suo libro La morte e il morire nel 1967.  Per scriverlo, Kubler-Ross aveva intervistato più di 500 pazienti terminali.  Era convinta che le famiglie dei pazienti elaboravano meglio il lutto se i pazienti avevano passato gli ultimi tempi a casa, dove la loro dignità poteva essere rispettata.  L'idea di morire nell'intimità della propria casa è un pilastro del movimento hospice negli USA.  Molte famiglie che conosco hanno avuto questa benedizione.  Ho già avuto due occasioni diverse di conoscere personalmente squadre di hospice.  Tutto il personale è sempre stato impegnato ad assicurare un periodo sereno a chi deve dirsi addio.  Ho appena letto che solo una persona su quattro sfrutta i servizi di hospice negli USA, dato che indica che la maggior parte delle persone afflitte da malattie terminali muore fuori casa, forse poco confortata.  E' ora di accettare la Sorella Morte, come la ha chiamata San Francesco d'Assisi.  Lasciare questo mondo è un rito di passaggio, non un fallimento.  E' una transizione, un viaggio oltre l'orizzonte, e per i nostri cari, forse solo un arrivederci.  UN’AMERICANA A VENEZIA

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IN QUESTI ANNI ABBIAMO CORSO COSÌ VELOCEMENTE CHE DOBBIAMO ORA FERMARCI PERCHÈ LA NOSTRA ANIMA POSSA RAGGIUNGERCI

(Michael Ende)

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A chi può procedere malgrado gli enigmi, si apre una via. Sottomettiti agli enigmi e a ciò che è assolutamente incomprensibile. Ci sono ponti da capogiro, sospesi su abissi di perenne profondità. Ma tu segui gli enigmi.

(Carl Gustav Jung)