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In questi anni abbiamo corso così velocemente che dobbiamo ora fermarci perché la nostra anima possa raggiungerci. (Michael Ende) ---- A chi può procedere malgrado gli enigmi, si apre una via. Sottomettiti agli enigmi e a ciò che è assolutamente incomprensibile. Ci sono ponti da capogiro. Sospesi su abissi di perenne profondità. Ma tu segui gli enigmi. (Carl Gustav Jung)

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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO

LA FOTO DELLA SETTIMANA  a cura di NICOLA D'ALESSIO
LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO:QUANDO LA BANDA PASSAVA...
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291. ISTANTI AL FEMMINILE, LA CITTÀ DELLE DONNE E CARLOTTA ORIENTALE di Chiara Passarella




Si è inaugurata la sera dell’8 marzo 2013 la mostra fotografica “Istanti al femminile”  allestita nelle sale di Palazzo di Primavera:  il nucleo è costituito dalle istantanee inedite del Concorso fotografico nazionale organizzato nel 2012 dalla Pinacoteca comunale Orneore Metelli, nelle quali le donne sono protagoniste dietro e davanti l’obiettivo. La seconda sezione della mostra è “La città delle donne”: a disegnarla sono state le ternane che hanno raccolto l’invito della Biblioteca comunale a riscrivere la storia della città in prospettiva di genere. Le loro fotografie, numerosissime e in gran parte inedite, offrono la possibilità di ripercorrere un secolo problematico come il Novecento cogliendole nel loro difficile cammino verso l’emancipazione in casa, al lavoro, nel tempo libero. Il primo tratto di strada, grazie al materiale fornito dall’Archivio di Stato di Terni, si fa con le “centurinare” , quelle che per prime abbandonarono i campi per la fabbrica e lottarono per un lavoro umano e un equo salario.  Poco più avanti, grazie all’Archivio Thyssen Krupp, si incontrano le signorine, quelle alla moda,  per le quali è decoroso lavorare solo finché si è nubili. E se un cospicuo numero di immagini documenta la rivoluzione dei costumi negli anni’ 50 e ’60 e il nuovo protagonismo degli anni ‘70, è difficile parlare di “liberazione” quando la rivoluzione digitale fa emergere la cultura globale che spesso nega alle donne pari opportunità e pari diritti. Con questa mostra, allestita come già detto presso Palazzo di Primavera e visitabile fino al 14 aprile, l'Assessorato alla cultura del Comune di Terni  nell'ambito di Donna sempre, il progetto di ricerca-azione che ha introdotto nelle strategie culturali il valore della differenza, disegna  all'interno dei servizi culturali, spazi di studio e ricerca di genere. Invito i lettori del blog che si trovano ad una distanza non troppo eccesiva da Terni, a fare una gita nella mia città, Terni appunto, e visitare questa bellissima mostra aperta al pubblico tutti i giorni, eccetto il lunedì, dalle ore 10,00 alle ore 13,00 e dalle ore  16,00 alle ore 19,00 – ingresso gratuito. Come amante della poesia, segnalo, accanto alle tante fotografie,  anche la presenza di bellissime poesie, due delle quali qui sotto riporto:
Assenza  di Wislawa Szymborska  http://it.wikipedia.org/wiki/Wis%C5%82awa_Szymborska

C'è mancato poco
che mia madre sposasse
il signor Zbigniew B. di Zdun'ska Wola.
e se mai fosse nata una figlia-non sarei
stata io.
Forse una dotata di più memoria per volti e
nomi,
e melodie udite una volta soltanto.
infallibile nel riconoscere ogni uccello.
Con voti eccellenti in chimica e fisica,
e più scarsi in polacco,
ma che di nascosto avrebbe scritto poesie
subito molto più interessanti delle mie.

C'è mancato poco
che mio padre intanto sposasse Jadwiga R. di zakopane.
E se mai fosse nata una figlia

non sarei stata io.
Forse una più ostinata nell'averla vinta.
Una che salterebbe senza paura nell'acqua
fonda.
Propensa a subire le emozioni della folla.
Vista di continuo in più luoghi
contemporaneamente,
ma di rado su un libro, molto spesso in
cortile
a giocare a pallone insieme ai ragazzini.

Forse si sarebbero perfino incontrate
nella stessa scuola e nella stessa classe.

Ma senza fare coppia,
nessuna parentela,
e nella foto di gruppo ben distanti.

Ragazzine, mettetevi qui
- avrebbe detto il fotografo-
quelle più basse davanti, quelle più alte
dietro.
E al mio segnale fate un bel sorriso.
Ma prima contatevi,
ci siete tutte?

 Sì, signore, tutte.


Poi Alda Merini  http://it.wikipedia.org/wiki/Alda_Merini

Inno alla donna

Stupenda
immacolata fortuna
per te tutte le creature
del regno
si sono aperte
e tu sei diventata la regina
delle nostre ombre
per te gli uomini
hanno preso
innumerevoli voli
creato l’alveare del
pensiero
per te donna è sorto
il mormorio dell’acqua
unica grazia
e tremi per i tuoi
incantesimi
che sono nelle tue mani
e tu hai un sogno
per ogni estate
un figlio per ogni pianto
un sospetto d’amore
per ogni capello
ora sei donna
tutto un perdono
e così come vi abita
il pensiero divino
fiorirà in segreto
attorniato
dalla tua grazia.



Per chiudere il discorso sulla mostra, anche se vicino a grandi  poetesse come la Merini e la Szymborska  mi sento veramente “piccola”, voglio proporvi una poesia da me scritta nel 2002 dedicata alle donne dello Jutificio Centurini. Dopo la poesia troverete cenni storici e bibliografici che aiutano a comprendere il testo poetico e a conoscere una pagina della storia ternana.

CARLOTTA  E  LE  ALTRE di Chiara Passarella

Carlotta, Sara, Lucia, Alessandra
giovani donne
di inizio novecento
fanciulle del popolo
logorate negli stabilimenti industriali,
ingaggiano la loro grande battaglia.

“Tu languisti come un fiore,
cui è mancata l’aria
ed il caldo bacio del sole”
Elvira, anni 18, morta di etisia
Elisa, anni 20, il braccio destro stroncato da un telaio

Corre l’anno 1914

Carlotta, Sara, Lucia, Alessandra
piccole bimbe
di inizio millennio
cybernetiche creature multimediali
osservano le loro mamme
muoversi con leggerezza.

Il computer acceso
lo schermo ammiccante
riflette il volto di una donna impaurita
Safya, anni 30, condannata a morte per lapidazione,
Tatiana, anni 19, sfigurata al volto dal suo protettore

Corre l’anno 2002
                                           


RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI:

 Carlotta Orientale - operaia dello  Jutificio Centurini di Terni *
 Sara Tabarrini - operaia dello Jutificio Centurini di Terni*
 Lucia Pontani Lucchini – operaia dello Jutificio Centurini di Terni*
 Alessandra Moretti –operaia dello Jutificio Centurini di Terni*
 Elisa Alimenti – operaia Jutificio Centurini di Terni*
 Elvira Costa – operaia dello Jutificio Centurini  di Terni morta per tubercolosi*
* i cenni storici riferiti alle donne sopra elencate sono tratti dal libro di G. Giani “Donne e vita di Fabbrica a Terni” Editrice Sigla Tre - ottobre 1985 – edito dal Comune di Terni – Consulta Regionale sui problemi della donna – CESTRES Centro Studi di ricerche economico-sociali _

Safya Hosseini Tungar-Tudu è  una ragazza nigeriana di trent’anni, senza
marito. Ha avuto un bambino e dunque, per la legge fondamentalista
islamica, che nel suo paese ha valore di legge penale, se non interviene
una vasta proposta internazionale, sarà posta in una buca, seppellita sino al seno e poi lapidata a morte dalla gente del suo stesso villaggio. Chiusa nella sua capanna, lei allattail bambino che è diventato la sua condanna a morte. Gli potrà dare il suoseno per qualche settimana, poi la trascineranno nella fossa e la
massacreranno.

Tatiana : giovane prostituta slava di cui si è avuta notizia tramite i telegiornali ed i quotidiani nazionali

Cenni storici sullo Jutificio Centurini e Carlotta Orientale. «Operaie ribelli e chiassose» sono state definite le donne dello Jutificio di Terni, fabbrica per la produzione di sacchi di imballaggio e tessuti di juta sorta nel 1886, con una occupazione iniziale di 315 unità (di cui 280 donne adulte e 16 con età inferiore ai 14 anni). Nel 1927 arriva a 1.522 addetti, precipita a 551 nel 1932 e a 374 nel 1933, per poi risalire a  822 nel 1935 e stabilizzarsi sulle 400 unità. Fino agli anni Cinquanta conta circa 600 addetti, nei primi anni Sessanta l'occupazione diminuisce a 350 unità e su questa cifra si attesta fino al momento della sua chiusura nel 1972. Studiose e ricercatrici si sono soffermate sulla «chiassosità» come tratto tipico delle operaie dello Jutificio Centurini, poi Jutificio di Terni, in riferimento alla storia della fabbrica dalla sua nascita fino all'avvento del fascismo. Alla fabbrica chiassaiuola segue la fabbrica «muta e passiva», come lo Jutificio fu dagli anni Trenta alla prima metà degli anni Sessanta. Poi è di nuovo conflittualità, ma la crisi difficilissima che la fabbrica attraversa, tra gli anni Sessanta e gli anni Settanta, si concluderà, dopo un anno di occupazione, con il licenziamento per tutte. Con la chiusura di quella fabbrica, il 15 luglio 1972, non rimane a Terni nessun nucleo di classe operaia femminile. È una vicenda per certi aspetti rimossa dalla coscienza del movimento operaio ternano, ma che rimane molto viva nella coscienza popolare. Donne e fanciulle di campagna, ragazze madri, attratte dalla  sicurezza che il lavoro alla fabbrica della juta offre, sopportano fatica, insalubrità degli ambienti, il rischio continuo di infilarsi le mani sotto il telaio, uno stipendio da fame. Sopportano con grande dignità, e a dispetto di giudizi non certo lusinghieri che circolano nei loro confronti, fiere e compatte, spesso amiche. Sono combattive e forti, realiste, per niente disposte alla mediazione, sempre in prima fila nei momenti di lotta. E pur tuttavia poco inclini ad accettare incarichi e funzioni di rappresentanza ufficiale ed esterna, politica e sindacale.  È questa assenza da sedi e poteri tradizionalmente maschili, il sindacato, le istituzioni locali, i partiti, che ha favorito la soluzione della crisi dello Jutificio più fedele e funzionale all'indiscutibile primato delle industrie siderurgica e chimica, che hanno forgiato la città e l'intera provincia, e ne hanno condizionato lo sviluppo?  È un condizionamento che ha costituito un limite alla ricerca di nuovi percorsi, più dinamici, diversificati, e soprattutto più rispettosi della natura e qualità dell'offerta di lavoro. Così, con i sacchi di juta diventati prodotto difficilissimo da vendere, le donne materiale umano difficilissimo da utilizzare o da riconvertire, la soluzione più facile non poteva che essere la cancellazione della fabbrica, la mobilità (parola nuova, certo) per gli uomini, la fine dell'esperienza del lavoro per quasi tutte le donne. Il lavoro di una donna è stato giudicato meno importante di quello di un uomo. La mobilità di 52 maschi dallo Jutificio al Tubificio Itres è una vittoria. Il ritorno a casa di 250 donne non è una sconfitta, ma semplicemente l'inevitabile scotto da pagare. Quelle donne tornate a casa, quella miscela strana di ribellione e di accettazione, sono il vero patrimonio andato disperso. Un nucleo femminile di classe operaia ternana da allora non è più esistito. Di questa assenza sono segnate le iniziative, le battaglie, la storia più recente del movimento operaio e delle sue organizzazioni sindacali.



Carlotta Orientale nata a Terni il 26 aprile 1893 – sono assenti riferimenti precisi sulla data della morte – Prima donna Segretario Generale della Camera  di Lavoro di Terni  (1916)



Il contrasto tra le organizzazioni sindacali e le operaie di Centurini si attenua nel momento in cui sindacalisti rivoluzionari assumono il controllo della Camera del lavoro di Terni. L'iniziativa della Camera del lavoro non si fonda più sulla ricerca della mediazione e di conseguenza il livello della conflittualità si alza, assumendo le forme tipiche delle centurinarie. Nel 1914 la Camera del lavoro aderisce all'Unione sindacale italiana, contrapposta alla Confederazione ispirata al socialismo riformistico. Nel 1916 proprio una operaia dello  Jutificio, Carlotta Orientale, ne diventa segretaria. Carlotta Orientale, figlia di padre armaiolo e di madre casalinga, «ragazza alta, slanciata, con gli occhi chiari e i capelli folti, che veste assai modestamente, a 16 anni entra come operaia nello Jutificio, poi ottiene la qualifica di tessitrice». Collaboratrice e poi redattrice del giornale «La Sommossa», organo della Camera del lavoro, svolge un'attivissima propaganda tra  le donne. Come segretaria organizza e sostiene le lotte di tutte le fabbriche ternane, scatenando le ire del presidente della Terni Acciaierie, commendatore Giuseppe Orlando «Chi è questa signorina Orientale? Chi la conosce? Noi conosciamo solo i nostri operai, e voi non vi lasciate trasportare dai dirigenti della Camera del lavoro, essi vi rovinano. Noi, noi soli, che siamo i vostri padroni vi vogliamo bene, e quindi a noi dovete dare retta! ...». «Rispondiamo. La signorina Orientale è la segretaria camerale e rappresenta la persona di fiducia del proletariato ternano, né ha bisogno delle conoscenze di sì altolocati personaggi per essere tale. Essa è un'autentica operaia che da mane a sera suda e fatica e che si sente tanto in alto moralmente, da non temere la discussione ed il fronte avversario. La conoscenza ci sembra fatta...» Carlotta Orientale si impegna tenacemente per stabilire e consolidare un rapporto di solidarietà tra donne ed organizzazione sindacale. Durante gli anni della guerra fa assumere alle donne per la prima e forse unica volta un livello di direzione su buona parte del movimento operaio ternano. La forza che le centurinarie ne traggono le porta a inasprire la conflittualità e le lotte in fabbrica, e a ottenere significative conquiste.  CHIARA PASSARELLA



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IN QUESTI ANNI ABBIAMO CORSO COSÌ VELOCEMENTE CHE DOBBIAMO ORA FERMARCI PERCHÈ LA NOSTRA ANIMA POSSA RAGGIUNGERCI

(Michael Ende)

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A chi può procedere malgrado gli enigmi, si apre una via. Sottomettiti agli enigmi e a ciò che è assolutamente incomprensibile. Ci sono ponti da capogiro, sospesi su abissi di perenne profondità. Ma tu segui gli enigmi.

(Carl Gustav Jung)