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In questi anni abbiamo corso così velocemente che dobbiamo ora fermarci perché la nostra anima possa raggiungerci. (Michael Ende) ---- A chi può procedere malgrado gli enigmi, si apre una via. Sottomettiti agli enigmi e a ciò che è assolutamente incomprensibile. Ci sono ponti da capogiro. Sospesi su abissi di perenne profondità. Ma tu segui gli enigmi. (Carl Gustav Jung)

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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO

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305. RECENSIONI 2013 - “TARGET EARTH” Voivod (Canada) - di Sky Robertace Latini


Una band considerata ThrashMetal, ma che “thrashende” il genere stesso, in alcuni dischi più che in altri; questo, il tredicesimo, è uno di quelli. Il primo disco della band è del 1984 (“War and pain”), e aveva caratteristiche Black oltre che Punk, e poi col tempo la carriera si è arricchita di elementi sperimentali, andando a immettersi in un filone progressive piuttosto particolare, prediligendo stati d’animo algidi e asettici. Nel lavoro attuale non si ha del puro thrash, essendo così pieno di iniezioni di varia fattura, dallo stoner, al prog, allo psichedelico, al grunge e al punk; però l’effetto finale è un amalgama riuscito in autonomo percorso ben riuscito, nonostante alcune tracce non perfette. “KLUSKAP O’KOM” parte con un canticchiamento un pò disturbante a cui segue un ritmo motorhediano, un pò meno violento dei Motorhead stessi, ma che sa essere disturbante. Il pezzo appare granitico, un po’ metal un po’ punk (punk soprattutto nel ritornello). E’ grezzo con basso distorto e ritmo sostenuto. La dinamicità si contorce in un susseguirsi rapido di parti diverse tra loro che abbassano la velocità per tutta la parte centrale senza però abbassarne il mordente. E’ molto intrigante e pure divertente; il testo parla di un essere selvaggio che abita tra i ghiacci. “EMPATHY FOR THE ENEMY” inizia con uno stile giapponese come se fosse suonato il  tradizionale koto. Ma  è solo un intro che non ha nulla a che fare con il pezzo. Siamo di fronte ad una composizione introspettiva polverosa tra il morbido e il ruvido, lasciando all’ascoltatore una inafferrabile sensazione di vita consumata. Cambi di ritmo e riff che si rincorrono e che trasportano verso qualcosa senza mai arrivare. “MECHANICAL MIND” è l’unico vero brano che si immette nel classico filone Progressive con una sonorità che può ricordare persino gli Yes, solo un po’ più rocciosa; certo non vocalmente parlando che invece è piuttosto Stoner (mi ricorda persino l’atmosfera dei ternani Warhead dell’ultimo album “Sky Fab” del 2007). Il ritmo non è iperveloce, ma le pause e i riff sono accompagnate da una batteria dinamica e nervosa, mai uguale, che ha comunque i suoi momenti accelerati. Tra versacci ed effetti in sordina molto personalizzati, c’è anche lo spazio per un assolo chitarristico “normale” e bello, e persino una cavalcata di chitarra ritmica-batteria che rende ancora più variegato il quadro compositivo. “RESISTANCE” prende subito i connotati di cadenzata velocità che si sviluppa con una ritmica di chitarra molto incombente che non lascia mai cadere la tensione. Possiamo dire che è la chitarra a reggere il brano. La voce è anche qui sullo Stoner (e ancora vicina ai Warhead). L’assolo dona un senso di fluidità. Pur meno variegata delle altre song citate, è però ricca di energia; energia che  si perde nel rallentamento che subentra nel finale in cui l’atmosfera si fa malsana e la voce greve. Gli altri brani, tutti interessanti, appaiono minori, ma non scadono mai nella banale mestieranza, anche se a volte sembra che manchi qualcosa. Ci sono momenti in cui sembra che la voce non desideri costruire la complessità ma voglia rimanere nella linearità istintiva, lasciando la forza vera e propria al groove.  Non è un disco estremo come lo si potrebbe intendere, non è un lavoro per la facile orecchiabilità ed è in questo che è estremo. E’ veramente personale e anche originale. Le idee ci sono e sono amalgamate per visioni “oltre” pur in una concretezza di suono molto denso e afferrabile. C’è un che di psichedelico, e c’è un’aria fredda che si unisce alla terra riarsa, per paradosso si respira insieme polvere e gelo. Il titolo dell’opera vuole intendere sia una interpretazione ecologica di un pianeta ipersfruttato, sia una interpretazione di pianeta gestito dal potere attraverso l’informazione manipolata che distrugge la vera informazione e quindi non permette di conoscere la realtà. SKY ROBERTACE   LATINI

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IN QUESTI ANNI ABBIAMO CORSO COSÌ VELOCEMENTE CHE DOBBIAMO ORA FERMARCI PERCHÈ LA NOSTRA ANIMA POSSA RAGGIUNGERCI

(Michael Ende)

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A chi può procedere malgrado gli enigmi, si apre una via. Sottomettiti agli enigmi e a ciò che è assolutamente incomprensibile. Ci sono ponti da capogiro, sospesi su abissi di perenne profondità. Ma tu segui gli enigmi.

(Carl Gustav Jung)