scorr

In questi anni abbiamo corso così velocemente che dobbiamo ora fermarci perché la nostra anima possa raggiungerci. (Michael Ende) ---- A chi può procedere malgrado gli enigmi, si apre una via. Sottomettiti agli enigmi e a ciò che è assolutamente incomprensibile. Ci sono ponti da capogiro. Sospesi su abissi di perenne profondità. Ma tu segui gli enigmi. (Carl Gustav Jung)

...in altre lingue...

...in inglese....

...in altre lingue...

LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO

LA FOTO DELLA SETTIMANA  a cura di NICOLA D'ALESSIO
LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO:QUANDO LA BANDA PASSAVA...
Questo blog non ha finalità commerciali. I video, le immagini e i contenuti sono in alcuni casi tratti dalla Rete e pertanto sono presuntivamente ritenuti pubblici, pur restando di proprietà del rispettivo autore. In ogni caso, se qualcuno ritenesse violato un proprio diritto, è pregato di segnalarlo a questo indirizzo : rapacro@virgilio.it Si provvederà all’immediata rimozione del contenuto in questione. RR
BENVENUTO! - Il Blog si occupa di Arte, Spiritualità, Creatività e Religione

513. VERTIGINI O CONTEMPLAZIONE DI QUALCOSA CHE FINISCE - ALEJANDRA PIZARNIK di Chiara Passarella




Vertigini o contemplazione di qualcosa che finisce 
Questo lillà perde i fiori.
Da sé medesimo cade
e cela la sua antica ombra.
Morirò di cose come questa.

Alejandra Pizarnik
Il vento del disagio psichico che soffia costantemente nella poesia di  Alejandra Pizarnik, vento che  mi conduce sempre e senza tregua al ricordo di Alda Merini, è uno dei motivi fondamentali per cui ho scelto di far conoscere questa poetessa argentina. Alejandra Pizarnik, una delle voci più intense e originali del Novecento argentino, ha suscitato interesse e adesioni appassionate, ma anche vivaci polemiche: forse perché incarna uno spirito libero in tutti i sensi e il concetto di libertà stesso custodisce semi di discordia. Alejandra nasce a Buenos Aires, in Argentina, il 29 aprile del 1936, secondogenita di una famiglia di ebrei russi, studia Lettere e Filosofia e in seguito Pittura con Juan Battle Planas. Vive e sente senza filtri, vulnerabile soprattutto di fronte a se stessa. tabilisce rapporti di amicizia con numerosi intellettuali in America e in Europa. Dal 1960 al 1964 risiede a Parigi, dove lavora per la rivista «Cuadernos» e collabora con numerose case editrici. Alcune persone le sono molto vicine; fra queste Olga Orozco, Julio Cortázar, Octavio Paz, la poetessa Cristina Campo alla quale Alejandra dedica versi e con la quale stabilisce un intenso scambio epistolare.  I principali lavori della Pizarnik risalgono al periodo in cui torna a vivere a Buenos Aires. Sono di questa epoca, infatti, I lavori e le nottiEstrazione della pietra della pazzia e L’inferno musicale.  Nel 1969 esce La contessa crudele (o sanguinaria), testo in prosa. Studia storia delle religioni all’Università della Sorbona.
Le sue opere testimoniano con efficacia le varianti stilistiche dell’autrice, che raccoglie talvolta in brevissime liriche un’unica metafora che segnala il contrasto tra la spavalderia del mondo esteriore e un’intimità ferita: «Scrivere una poesia – dice Alejandra – è riparare la ferita fondamentale, lo squarcio». Oppure sceglie il poème en prose, o la sentenza, o la pagina di diario. «Parlo come si parla in me. Non la mia voce che si ostina ad assomigliare a una voce umana ma l’altra voce che attesta che non ho smesso di abitare nel bosco». Questa giovane donna ospita in sé un immenso abisso, come un fiore del male dalle radici piantate nel vuoto. Un vuoto fatto di inquietudine, disagio e consapevolezza che tenta di placare attraverso una passione quasi ossessiva per la lettura e per la scrittura. Sarebbe riduttivo indicare nella sua ricerca di identità, data la sua origine di ebrea russa e la sua condizione di figlia di immigrati in Argentina, la genesi del suo complesso e disperato approccio all’esistenza anche se questo tema doloroso la scorterà per tutta la vita. Una serie di ragioni manifeste e nascoste preparano una sorta di sottobosco della coscienza nel quale crescono giorno dopo giorno i semi insensati di un addio alla vita. Anche se non è ragionevole pensare che tutta la sua poesia si possa spiegare come un percorso verso una morte cercata, sembra, a 36 anni per un’overdose di Seconal il 25 settembre del 1972, dopo quattro mesi trascorsi in un ospedale psichiatrico e anni di depressione e di tentativi di suicidio.«Il suo paese fu risucchiato nella dittatura in una spirale di torture e violenze che inghiottì decine di migliaia di vite, trasformando l’Argentina in un labirintico castello di Csejthe dimora della Contessa Bathory, protagonista dell’unica opera in prosa della poetessa. Oggi molti rintracciano nel libro La Contessa Sanguinaria l’inquietante profezia dello sterminio che ha violentato la gioventù di un paese e fatto scempio della sua innocenza». Lo stile della Pizarnik, solo in apparenza semplice, quasi contratto, nasconde in realtà una ricerca letteraria accurata, che guarda ai maestri della poesia visionaria, onirica e notturna.Ci sono poeti che sembrano dover rappresentare con la loro esistenza l’icona della morte. Il sorriso di Alejandra , appare sempre malinconicamente autoironico e incapace di celebrare le vuote ritualità dell’esistenza. Ricostruire la sua biografia al di fuori della scrittura non sembra possibile. Non vi sono, infatti, eventi significativi. Pochi sono gli incontri di cui parla Alejandra. Gli amori sono raccontati solamente nella loro impossibilità. La solitudine è sempre presente nelle pagine che tradiscono il sentimento di perdita, d’abbandono senza fine. Il vuoto tuttavia richiama la materia. Sembra questa una delle ragioni più plausibili per le quali la poesia della Pizarnik è stata considerata materiale, fisica, talvolta quasi “animale”. Forse in assenza di un’esistenza che fatica a realizzarsi, la poesia diventa una rappresentazione della vita negata.  La ricerca di una “perfezione poetica” per Alejandra Pizarnik è in contrasto con ciò che vive, che è perennemente incompiuto. La consapevolezza di un’innocenza perduta, le dà la misura del non ritorno, dell’impossibilità di tracciare strade nuove che riscattino l’anima e i sogni.
«Se c’è una ragione per la quale scrivo,

è perché qualcuno mi salvi da me stessa
»
                                                                     (30 luglio 1962)
“Vorrei poter vivere solo in estasi, fondendo il corpo della poesia con il mio corpo, riscattando ogni frase con i miei giorni e le mie settimane, infondendo alla poesia il mio respiro in modo che ogni lettera di ogni parola sia sacrificata nelle cerimonie del vivere”
                     (1971 -  dalla raccolta, “L’inferno musicale”)
Con il suicidio avvenuto nella notte tra il 24 e il 25 settembre 1972 per un’overdose di barbiturici Alejandra aggiunge il suo nome al registro delle eroine della letteratura che le parole non hanno saputo salvare: da Sylvia Plath a Marina Cvetaeva, da Anne Sexton ad Antonia Pozzi.La forza vitale della loro inquietudine conia un nuovo linguaggio, in cui le parole sono solo orpelli inutili; un linguaggio fatto di sguardi e silenzi, che non riverberano il vuoto ma afferrano e costruiscono il presente. Un linguaggio che permetta a loro  di “tornare a essere”, come scrive Alejandra ne La notte, una poesia tratta da Le avventure perdute del 1958:

So poco della notte
ma la notte sembra sapere di me,
e in più, mi cura come se mi amasse,
mi copre la coscienza con le sue stelle.
Forse la notte è la vita e il sole la morte.
Forse la notte è niente
e le congetture sopra di lei niente
e gli esseri che la vivono niente.
Forse le parole sono l’unica cosa che esiste
nell’enorme vuoto dei secoli
che ci graffiano l’anima con i loro ricordi.
Ma la notte deve conoscere la miseria
che beve dal nostro sangue e dalle nostre idee.
Deve scaraventare odio sui nostri sguardi
sapendoli pieni di interessi, di non incontri.
Ma accade che ascolto la notte piangere nelle mie ossa.
La sua lacrima immensa delira
e grida che qualcosa se n’è andato per sempre.
Un giorno torneremo a essere.
CHIARA PASSARELLA

Nessun commento:

* * *

IN QUESTI ANNI ABBIAMO CORSO COSÌ VELOCEMENTE CHE DOBBIAMO ORA FERMARCI PERCHÈ LA NOSTRA ANIMA POSSA RAGGIUNGERCI

(Michael Ende)

* * *

A chi può procedere malgrado gli enigmi, si apre una via. Sottomettiti agli enigmi e a ciò che è assolutamente incomprensibile. Ci sono ponti da capogiro, sospesi su abissi di perenne profondità. Ma tu segui gli enigmi.

(Carl Gustav Jung)