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In questi anni abbiamo corso così velocemente che dobbiamo ora fermarci perché la nostra anima possa raggiungerci. (Michael Ende) ---- A chi può procedere malgrado gli enigmi, si apre una via. Sottomettiti agli enigmi e a ciò che è assolutamente incomprensibile. Ci sono ponti da capogiro. Sospesi su abissi di perenne profondità. Ma tu segui gli enigmi. (Carl Gustav Jung)

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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO

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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO:QUANDO LA BANDA PASSAVA...
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596. SILENZIO, UN VALORE SOTTOVALUTATO da un'Americana a Venezia

Quando i vicini di casa hanno preso due cuccioli, un paio di cagnette tipo corgi, temevo il peggio.  La famiglia in questione consiste di un padre che per consolarsi s'accompagna alla chitarra mentre fa karaoke Anni '80 in cantina, della moglie, donna chiassosa, e di due figlie che da bambine combattevano come nemiche giurate, mentre da donne sono diventate come la madre.  Il nuovo genero abita da loro ed è, stranamente, silenzioso. Oggi, mentre lavoravo all'aperto, impegnata a combattere un'erbaccia infestante proveniente dal giardino di questi stessi vicini, meditavo le parole di Madre Teresa di Calcutta sull'argomento del silenzio.  Brillava il sole, soffiava una brezza profumata di primavera, cantavano divinamente i merli, e poi, tutto ad un tratto, sento, "Ciao.  Ciao.  Ciao.  Ciao..."  La figlia neo-sposa miagolava la parola "ciao" almeno venti, forse trenta, volte consecutive, finché le cagnette, Buffa e Ciccia, non hanno cominciato a fare dei suoni strazianti.  "Brave, bravissime cagnette!" la neo-sposa ha detto loro, contenta.  Ahimè, questi vicini dall'Inferno Acustico stanno insegnando a parlare alle cagne!  Hanno visto qualche video su YouTube, scommetto, e ora allenano le bestiole, che già abbaiano come matte per un nonnulla, per il loro debutto in rete.  Le sorelle umane, invece, si erano preparate almeno una volta per una competizione di canto pop.  Pare che questa famiglia non conosca il silenzio, se non durante la messa o forse nel sonno.  Poi c'è un altro vicino di casa che è troppo vecchio per un MP3 ma troppo giovane per rinunciare alla radio.  La domenica la accende ad alto volume, discretamente collocata dietro il portone aperto del garage.  Così, accompagnato da Radio Anarchica oppure da una partita, il mio vicino trapana, sega e martella.  Qualche volta aggiusta la macchinetta a batterie comprata per i nipoti, per un pomeriggio di allegro chiasso.  Altri vicini non tengono più l'orto, però hanno preso il vizio del prato inglese.  Quando arriva la bella stagione, puntualmente fanno il rumore di una fabbrica metalmeccanica.  Al cessare del motore del tosaerba, segue un silenzio quasi assordante.  Poi c'è il ragazzo della porta accanto che ha comprato un lemon, limone, termine americano per una vettura con problemi fin dalla nascita.  La sua nuova motocicletta non si avvia al primo colpo.  Ci vogliono diversi colpi, una decina almeno.  Anche se il ragazzo è quieto come un topolino, tutti sanno quando è in partenza.  Abitiamo nella terraferma veneziana in un quartiere popolare nato dopo la guerra.  Molti veneziani sono arrivati qui assieme alla gente di campagna che già lavorava nelle fabbriche di Marghera, che sono quasi tutte chiuse ormai.  Prima di costruire, qualcuno ha dovuto riempire i buchi fatti da bombe americane e inglesi che miravano alla vicina stazione.  Le case si succedono in stradine che una volta non esistevano, quando erano terra di nessuno.  Qui una volta si sentivano solo le rane e gli uccelli, anche quelli acquatici.  Ora la gente convive in terraferma nel senso più letterale del termine "convivere".  E' facile indovinare il carattere e le abitudini delle persone vicine, dal momento che tutto fuoriesce dalle finestre oppure viene vissuto all'aperto, nei giardini ai bordi della stradina: le parole, le risa, le urla, le imprecazioni, assieme al ronzio degli aspirapolveri e agli odori di bucato, di cibo e di fumo.  Tutti i suoni della comunità rimpiombano fra le mura delle case.  Grazie alla proverbiale pazienza italiana, e un pò meno al senso civico, non ce le diamo di santa ragione ogni giorno durante la bella stagione.  Siamo un villaggio globale.  In questa stradina oramai si sente il russo delle ucraine che vengono dall'est dell'Ucraina ed anche l'ucraino parlato da quelle che arrivano dall'ovest del Paese.  Si sente un solo accento inglese, un pò di cinese, di rumeno, di albanese, tutto mescolato con la lingua della maggioranza, il veneziano.  Una volta rimpiangevo il "sogno americano", cioè, la villetta isolata su un prato verde, ma negli ultimi anni nel mio piccolo angolo di Venezia, ho imparato ad apprezzare questa vicinanza per il senso di sicurezza che infonde, ed anche per il benedetto silenzio quando c'è.  E spesso c'è.  Nel silenzio che avvolge questo quartiere in certi momenti, ascolto volentieri gli uccelli che abitano nell'abbondante verde che ci circonda.  Sento le campane, quelle vere e quelle registrate, delle chiese vicine.  Nel silenzio noto il ronzio degli aerei che passano sopra la testa e il tran tran dei treni che corrono non distanti.  Sento il viavai dell'umanità sulla tangenziale, le sirene di emergenza, le sirene di inizio lavoro, le grida dirompenti dei giovani che finiscono le lezioni, i sistemi di allarme che strillano, gli occasionali horn imponenti delle navi da crociera che lasciano il cantiere, l'abbaiare dei cani della zona e le baruffe dei gatti.  Apprezzo sempre di più le pause fra questi suoni.  Sono la punteggiatura della storia della vita.  A proposito, che cosa aveva detto Madre Teresa di Calcutta del silenzio?  "Abbiamo bisogno di trovare Dio, e non può essere trovato nel chiasso e nella irrequietezza.  Dio è amico del silenzio.  Guardate come la natura--alberi, fiori, erba--cresce in silenzio; vedete le stelle, la luna e il sole, come si spostano in silenzio. . . Abbiamo bisogno di silenzio per toccare le anime."  Così sia.  Spero solo che Buffa e Ciccia, anime bisognose di farsi amare, si stuferanno presto di sentirsi "parlare".  Per carità. UN'AMERICANA A VENEZIA

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IN QUESTI ANNI ABBIAMO CORSO COSÌ VELOCEMENTE CHE DOBBIAMO ORA FERMARCI PERCHÈ LA NOSTRA ANIMA POSSA RAGGIUNGERCI

(Michael Ende)

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A chi può procedere malgrado gli enigmi, si apre una via. Sottomettiti agli enigmi e a ciò che è assolutamente incomprensibile. Ci sono ponti da capogiro, sospesi su abissi di perenne profondità. Ma tu segui gli enigmi.

(Carl Gustav Jung)